LEGALITA E SOLIDARIETA
L’attenzione della Chiesa alla società italiana
GIANPAOLO SALVINI S.I.
Da qualche anno la presenza della Chiesa in Italia, da sempre attiva nel settore della carità, si é fatta più incisiva anche mediante una serie di documenti che hanno puntualizzato il pensiero della CEI, di suoi organismi, di singoli vescovi, o di altre istanze ecclesiali sui diversi problemi, con particolare attenzione al mondo del sociale. Evidentemente si tratta di interventi di taglio etico, più che tecnico, e dettati dalla sollecitudine dei pastori, allarmati da problemi nuovi, da nuove povertà, o da aspetti nuovi di problemi di sempre. L’efficacia delle loro pagine e naturalmente difficile da verificare: sono semi che vengono affidati alla riflessione della comunità cristiana, o di tutta la società, che deve farli maturare e crescere. Alle volte si tratta solo di grida di allarme, anche tempestive, come nel caso della corruzione e del degrado della vita pubblica, di cui già da alcuni anni parecchi vescovi e laici impegnati avvertivano il diffondersi. Ma, rileggendo ora queste pagine, per i credenti, non si tratta in primo luogo di auto compiacersi. La soddisfazione di poter affermare: “noi però l’avevamo detto!”, è molto magra, e serve solo a far riflettere su una certa impotenza anche della Chiesa, quando la sua parola e i suoi documenti non si traducono in comportamenti e in impegno reale di rinnovamento.
E’ recentemente uscito un volume1 che raccoglie due di questi testi della Commissione Ecclesiale Giustizia e Pace della CEI, dei quali il primo è passato quasi inosservato, mentre il secondo ha avuto un’eco molto maggiore ed é più conosciuto. Si tratta delle due “Note pastorali” Uomini e culture diverse: dal conflitto alla solidarietà (del 25 marzo 1990) e Educare alla legalità (del 4 ottobre 1991)2. Sono quindi due testi abbastanza datati, ma gli editori hanno voluto farne uno strumento di lavoro, aggiungendo al testo originale anche una serie di commenti di studiosi qualificati, mostrandone possibili letture diverse.
Solidarietà e legalità in Italia
I due temi principali delle “Note pastorali”, strettamente connessi tra loro, sono quelli della solidarietà e della legalità. A vari aspetti della solidarietà è infatti dedicato il primo documento della CEI, che prende occasione dalla situazione inedita in cui soprattutto l’immigrazione (prima clandestina poi anche legale) di lavoratori provenienti dal Terzo Mondo ha posto il nostro Paese. Uno dei suoi capitoli e intitolato “Educare all’identità, al dialogo e alla solidarietà”, indicandone vie di soluzione in un lungo cammino di educazione. Il secondo documento, dedicato alla legalità, pone il compito educativo già nel titolo.
1 Commissione Ecclesiale Giustizia e Pace della CEI, Legalità e solidarietà in un’Europa: interculturale, a cura di L. BARONIO, Bologna, EDB, 1993, 228, L. 15.000. I nomi citati nel testo in parentesi sono quelli degli autori dei vari saggi di commento inseriti nel volume. l numeri sono quelli delle pagine del libro. In appendice al volume vengono poi aggiunti alcuni testi del magistero di Giovanni Paolo II (poco più di 20 pagine) sugli stessi argomenti e lo Statuto della Commissione Giustizia e Pace della CEI, il cui segretario è Mons. Luciano Baronio, curatore del volume. Si tratta quindi di documenti che hanno un grado relativamente limitato di autorità, essendo opera di una Commissione ecclesiale (non episcopale), ma che si sono mostrati significativi.
2 Per completezza d’informazione su questa tematica, si deve ricordare che nel dicembre 1993 la stessa Commissione ha pubblicato un terzo documento: Legalità, giustizia e moralità, che continua il discorso avviato. Il volume di cui ci occupiamo, però non lo include e non ne parla, in quanto stampato un mese prima.
Si tratta infatti di valori che si possono acquisire solo con una faticosa e ininterrotta opera di educazione, capace di mostrare anche come essi siano connessi inscindibilmente tra loro. L’illegalità diffusa infatti non va connessa solo al caso clamorosamente esploso di “tangentopoli”, ma riguarda tutto il degrado delle istituzioni civili. Lo stesso fenomeno dell’immigrazione mantenuta appunto a lungo “clandestina”, come se il riportarla nella “legalità” fosse sinonimo di repressione, e un chiaro indice di come le istituzioni pubbliche e i loro ordinamenti vengano spesso visti come un male da cui difendersi, anziché come una componente fondamentale della civile convivenza. La legge è infatti fonte non solo di doveri e vincoli, ma anche di diritti e di garanzie: “La qualità del futuro del nostro Paese dipenderà in misura non secondaria dalle risposte che la società italiana saprà dare alle due questioni identificate nei documenti della Commissione» (Cesareo, 67).
Non é frequente vedere collegati esplicitamente in un documento ecclesiale i valori della legalità e quelli della solidarietà, tra l’”eticità della convivenza umana” e “l’impegno per una buona efficienza dei servizi pubblici”. “La stessa espansione di fenomeni socialmente rilevanti, come il volontariato, sembra avvenire in maniera indipendente da un impegno in prima persona per il miglioramento dei servizi pubblici” (Cesareo, 69). Così in Italia abbondano oggi i volontari, ma mancano infermieri, assistenti carcerari, operatori dediti agli anziani non autosufficienti ecc. “A una forte iniziativa solidaristica sul piano privato, corrisponde una solidarietà pubblica piuttosto debole” (Chiosso, 87). Mancano progetti di promozione sociale, mentre ci si limita a gestire situazioni d’emergenza. “Le culture in realtà sono dinamiche, si incontrano e si compenetrano. Il migrante è stato definito “un viaggiatore culturale" (Cesareo, 72), che può mediare tra la cultura di partenza e quella del Paese di arrivo. Nel trovare le vie di uscita, un posto eminente deve essere occupato dalla politica, intesa come servizio, guida, indirizzo, ricerca del bene comune, e la cui soglia è ben al di sopra di quella dell’onestà, che é il primo passo necessario, ma non ne esaurisce certamente il compito. Le parrocchie e le diocesi dovrebbero divenire sempre di più luogo di analisi e di lettura della situazione alla luce della fede secondo l’espressione di K. Barth: “Tengo in una mano il Vangelo e nell’altra il giornale e leggo gli avvenimenti alla luce del Vangelo” (Gervasio, 82).
I vari commenti mirano a proporre un itinerario educativo che consenta di uscire dalla situazione attuale, caratterizzata da un processo di privatizzazione della coscienza. Se infatti non é più la norma morale esterna che regola le scelte dell’individuo, ma il proprio desiderio, per cui diventa bene ciò che l’individuo sceglie, eliminare la radice dell’illegalità diffusa diventa un compito arduo. Per questo é indispensabile proporre cammini educativi, tanto più necessari in un mondo nel quale i giovani tendono a rinviare sempre di più il momento delle scelte e l’assunzione di una responsabilità matura condivisa con altri: “Il giovane (e, spesso, anche adulto) si riserva di restare “sempre in prova", senza assumere impegni e chiedendo per sé il privilegio di un’infinita sperimentazione” (Chiosso, 86). Va, ad esempio, recuperato il senso dell’appartenenza collettiva, assai logorato da un’interpretazione individualistica della nozione di cittadinanza: “L’individuo viene prima della Stato, non tanto perché valore in sé in quanto persona, bensì perché lo Stato é concepito e usato in funzione del soddisfacimento di esigenze e bisogni individuali” (ivi).
L’uomo deve invece recuperare il proprio destino comunitario in tutti gli ambiti nei quali è chiamato a vivere, cominciando dalla famiglia e dalla vita di coppia. Così pure nella scuola va ritrovato il nesso dell’uomo con la storia, facendo comprendere, mediante un corretto approccio culturale, le ragioni della democrazia, “in quanto esperienza di crescita personale e collettiva” (Chiosso, 95). Si tratta cioè di condurre alla responsabilità comunitaria, che faccia sentire con-responsabili di un progetto per il quale si é anche disposti a rimettersi sempre in gioco.
Legalità e solidarietà in Europa
Anche se i documenti commentati partono dalla situazione italiana, il discorso sulla legalità e sulla solidarietà non può più limitarsi solo al piano nazionale. L’illegalità “nostra” é stata resa possibile da connivenze a mancanze di solidarietà al di fuori dei nostri confini. L’Europa, se aspira ad essere l’Europa dell’uomo di cui parla spesso il Papa, ha bisogno di persone dotate di forza d’animo e di grande vigore morale: “Facciamo la dura esperienza che una società liberata da qualsiasi forma violenta di oppressione e che offre all’insieme e ai singoli un certo benessere é più nociva per la vita morale e religiosa che la persecuzione” (Poupard, 146).
Opportune piste per ritrovare il senso concreto della legalità sono offerte dal saggio di F. Casavola, che ripercorre il cammino dei diritti in Europa. Anzitutto quelli individuali, così fortemente affermati e difesi dalla Rivoluzione francese, agli occhi dei cui protagonisti (i ceti possidenti) il diritto di proprietà diventò paradigma di ogni diritto individuale. Ma successivamente anche i diritti collettivi, che, ad esempio, la Costituzione di Weimar (1919) fa intravedere affermando: “La proprietà comporta dei doveri. Il suo uso deve essere insieme servizio per il bene comune” (art. 153). Dopo la subordinazione del diritto di proprietà al bene comune, diventò “possibile configurare non più soltanto diritti individuali, ma anche diritti sociali” (Casavola, 154), ricollegati non più alla proprietà, ma al lavoro, riflettendo tra l’altro anche il maggiore protagonismo, nella storia contemporanea, non più dei proprietari ma dei lavoratori. La stessa Costituzione italiana del 1948 si comprende solo alla luce delle esperienze legislative e storiche nel resto d’Europa. Nella Costituzione italiana, ai diritti inviolabili dell’uomo corrispondono i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale (art. 2.). In essa “la solidarietà non é solo dovere che interpella la responsabilità sociale della singola persona, ma é principio strutturale della repubblica, forma di Stato” (Casavola, 160) e per realizzare la solidarietà lo Stato interviene, incoraggia e agevola tutte le situazioni che non avrebbero un positivo svolgimento se fossero abbandonate ai singoli: piccola e media proprietà in zone montane, esperienza di cooperazione, risparmio popolare ecc.
L’Europa è sempre stata pluralistica. Non sono stati certo gli immigrati a originare una diversità che in realtà ha sempre accompagnato la storia europea. Le migrazioni dell’ultimo ventennio hanno se mai reso più evidente il fenomeno. Occorre perciò un progetto educativo all’interculturalità, che suppone “un sistema di pensiero permanente in rapporto a una situazione di cambiamento permanente” (Perotti, 164). L‘Europa ha visto rovesciare la propria posizione internazionale. Dopo essere stata per secoli un continente che ha “invaso” gli altri, è ora a sua volta oggetto d’invasione economica (di cui il Giappone può essere considerato l’elemento unificatore), culturale (soprattutto per i modelli americani importati in particolare dai mass media) e demografica (per i nuovi movimenti migratori dal Sud e dall’Est).
Legalità e solidarietà devono trovare nuove espressioni, culturali, legislative e di mentalità in modo da affrontare in modo costruttivo le nuove situazioni che si presentano. Un ruolo determinante sarà svolto dalla cultura che crea un universo simbolico e mentale fatto di modelli di condotta, di norme di azione, di maniere di pensare e di agire, di credenze” (Perotti, 166): è questo un nuovo universo che crea i legami, consentendo di comunicare nella cooperazione e nel confronto.
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