COORDINAMENTO REGIONALE CENTRI CULTURALI CATTOLICI
Home
Riflessioni Culturali
I Cattolici e la politica
Galleria delle immagini: i Maestri
Programmi
Iniziative culturali attuate
IL POSTO DEI poveri nel bilancio degli Enti Locali
Video
Riflessioni Culturali

Forum  >  LEGALITA' E CITTADINANZA

 
Quindici anni fa veniva pubblicata la Nota pastorale “Educare alla legalità”
 
LEGALITA' E   CITTADINANZA
Vista la temperie sociale nella quale siamo immersi, che manifesta a ondate una preoccupante crisi di legalità in settori portanti della vita del Paese, vale la pena  far "memoria" - non certo. celebrativa - di un documento che esattamente quindici anni fa è stato pubblicato – nell’ ottobre 1991 - dalla Commissione ecclesiale Giustizia e Pace della CEI, dal titolo "Educare alla legalità"' che  mantiene ancora tutta la sua validità..Ciò assume un particolare significato in preparazione al grande convegno della chiesa italiana a Verona, che parlerà di speranza ma anche dei luoghi dove essa deve essere testimoniata, compreso l’ambito della cittadinanza.Un po’ di cronaca
Chi scrive ben ricorda quali furono le considerazioni che portarono, tra i molti possibili, alla scelta del tema da parte della commissione, tema che allora non era all'attenzione né dell'opinione pubblica né degli studiosi del costume sociale.
Il documento ebbe una lunga gestazione e venne alla luce, qualche mese prima che scoppiasse "tangentopoli", stagione che il nostro Paese visse, come sappiamo, con grande sofferenza e con conseguenze che ne hanno cambiato la storia anche se, pare, non ne ha cambiato  la vita.  
Si è  partiti da una analisi la più vasta e approfondita possibile – anche attraverso un’ampia consultazione di persone e di ambienti – sul fenomeno della illegalità le cui diramazioni coinvolgevano e coinvolgono tuttora ampi settori della vita sociale e persino istituzioni, chiamate ad essere custodi della legalità. Il fenomeno appariva, come un oscuramento di questo  valore fondamentale, definibile appunto come una eclissi.  Infatti il titolo dato alla prima bozza. Era “ Eclissi della legalità”. Il termine eclissi a qualcuno sembrò eccessivo. ll cambio del titolo in “Educare alla legalità” è dovuto al fatto che prevalse la tesi di non limitarsi alla denuncia ma
di proporre, quale terapia, una via positiva – quella educativa –  certamente più lunga, ma ritenuta la più idonea a far prendere coscienza dello stato di cose e a porvi rimedio non in modo frettoloso e sbrigativo, ma serio.
Il testo - di poche pagine - quando fu presentato attraverso i mass-media, fece una profonda impressione ed ebbe una grande risonanza da guadagnarsi i titoli di prima pagina dei maggiori quotidiani, di periodici e dei notiziari televisivi. Il fatto si spiega per il problema affrontato e perchè 1'opinione pubblica e le varie realtà chiamate in causa furono colte di sorpresa, come se si fossero svegliate bruscamente dal sonno . Le reazioni ed i commenti - come testimonia la "rassegna stampa" di quei giorni - furono ora di sorpresa e  di meraviglia ora di sgomento di fronte alla denuncia, ora di soddisfazione e di ammirazione per ciò che era - e lo era davvero! – una presa di posizione coraggiosa..
 
Vasta eco
 
La "pubblicità" che il documento ebbe facilitò, nell’opinione pubblica, la conoscenza del problema, ed ebbe, dopo le prime reazioni, commenti pensati da parte di uomini di cultura, da esperti del diritto, di politica e di studiosi del costume sociale che ne illustrarono i contenuti, accentuando l'attenzione su ciò che a ciascuno premeva, descrivendo e commentando in vario modo le illegalità che ora apparivano palesi, ad una ad una.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Lo stesso Parlamento ne onorò il tema ed il documento in diverse occasioni, richiamandovi l'attenzione delle forze politiche e di tutto il Paese. Attenzione che non mancò neanche nelle sedi giudiziarie dove, particolarmente in occasione dell' apertura dell'anno giudiziario, diversi Procuratori Generali della Repubblica facendo, come di consueto, il punto sullo "stato della giustizia" nel nostro Paese vi fecero ampio riferimento.
In seguito si moltiplicarono incontri, seminari di studio anche a livello universitario ed in altre sedi . interessanti. Il sottoscritto, fu invitato a presentare il testo anche all'Istituto Superiore degli estensori dei testi di legge del Parlamento, con grande considerazione e attenzione.
L’eco oltrepassò i confini nazionali. Credo sia l'unico documento della CEI ad aver avuto traduzioni in lingue estere - precisamente in spagnolo ed in tedesco - per richiesta delle Conferenze episcopali interessate ed ebbe una presentazione a livello europeo nella sede del "Comitato di continuità", organismo di coordinamento delle Commissioni nazionali "Giustizia e Pace' che lo accolse con soddisfazione e lo diffuse. Ne seguirono  numerose recensioni da parte di riviste di studio, di notiziari in  varie nazioni.
Il Consiglio Permanente della CEI qualche anno dopo – vista la persistente situazione di illegalità - ripubblicò - fatto più unico che raro - la "Nota pastorale"  per riproporvi il messaggio.
La “composizione di luogo” creata da questi accenni è utile a richiamare al vivo il clima che ne nacque e che accompagnò l'esordio della Nota, il cui contesto giova assai ad un confronto con l'attuale stagione.
 
L’oggi “ illegale”
 
E’ il caso di dire: ci risiamo. Gli avvenimenti clamorosi di questi ultimi anni, particolarmente del 2005 - 2006,  per fermarci ai più recenti, impongono nuovamente una riflessione che vada oltre gli addebiti, le reciproche accuse e le varie strumentalizzazioni  e affronti seriamente questa che è una "emergenza"  anzitutto di carattere etico e culturale, le cui inevitabili conseguenze sociali e politiche sono sotto gli occhi di tutti.
.
Riconsideriamo alcuni  problemi  di illegalità,tra i più evidenti e i  più gravi:
- Anche oggi come allora dobbiamo denunciare la presenza della criminalità, in tutte le sue forme, che attenta alle libertà fondamentali dei cittadini fino a proporsi, nelle forme più dure soprattutto in alcune regioni, come uno stato di fatto alternativo a quello di diritto.
Si devono aggiungere ai fenomeni endemici della criminalità le reti di “ illegalità” venute alla luce in vasti settori della vita del Paese, ad esempio, per citare le più recenti, nel mondo della finanza e in quello dello sport. ( calcio), ed il fatto delle intercettazioni telefoniche illegali.
- Così la tentazione e la tendenza, mai spenta, a volgere a illecito "profitto", nelle varie forme, la funzione di autorità, ai diversi livelli, di cui si è investiti.
 - Il non opporre resistenza alla corruzione, per cui corruttori e corrotti, si danno mano per i rispettivi vantaggi che ne ricavano.
 - L’oblio del bene comune, che la legge, per sua natura deve promuovere; onde ricondurre l'azione politica alla sua funzione originaria di mediazione e di sintesi superiore tra  opposti interessi. Bene comune  che talvolta è contrastato all’origine quando la stessa legge  è frutto di contrattazioni interessate.
- La eccessiva produzione legislativa la cui scarsa coerenza e chiarezza, rende la legge difficilmente osservabile anche dal cittadino onesto,  per cui è il caso di dire che la “foresta” rischia di nascondere l'albero. Meglio il ”meno leggi e  più legge! “
 
Di fronte a tutto ciò  e ad altro ancora, non basta denunciare  i problemi – la nostra società pullula di analisti e di analisi! - occorre trarne le conseguenze per una risposta concreta che, in questo caso, è certamente, anzitutto di carattere morale. Si tratta di affermare, la necessità dell’osservanza della legge, quale custode della libertà di tutti e di ciascuno: “ in lege libertas”! .
 
 
 
Un’azione  educativa intelligente
 
 
Non c’è dubbio che .l’affievolirsi del senso e del costume della moralità , privata e pubblica, nelle coscienze e nel paese denuncia una grave carenza formativa, in particolare sul rapporto  tra legalità e moralità. Questi valori non si improvvisano nelle coscienze; esigono, al contrario, un lungo e costante processo di maturazione, che solo l’educazione può dare.
 
Anche la politica e le istituzioni abbisognano più dì ogni altra cosa, per  trovare consenso e partecipazione attorno ad un progetto di società quale è delineato dalla Costituzione, di una mediazione educativa. che  promuova il cambiamento di mentalità e di vita. Non, beninteso, una azione educativa astratta, puramente declamatoria, ma una educazione che si agganci alla concretezza dei  problemi da affrontare e che  educhi alla legalità  anzitutto come fedeltà al valore morale della norma, anche la più feriale,  prima ancora della sua osservanza materiale.
 
Serve un’ educazione largamente diffusa e partecipata che  spinge anzitutto al compimento del proprio dovere quale   primo atto di giustizia verso la collettività, e quale primo atto politico per la costruzione del  bene comune.
 
Si tratta di puntare ad una educazione popolare, possibile anche oggi, anzi più possibile di ieri, grazie anche ai mezzi di comunicazione sociale che possono e debbono, attraverso il servizio pubblico che svolgono, promuovere, a partire dai fatti di cronaca ( senza limitarsi a descrivere gli scandali fino a creare una pericolosa assuefazione)  i valori fondamentali della convivenza.. .
 
Non è una  progettualità facile. Esige infatti uno sforzo intellettuale e morale che costa e che ha bisogno di  una grande passione civile, la quale deve animare i cittadini e tutte le realtà di partecipazione, compresi   i partiti affinché si dedichino più allo studio dei problemi  che alla propaganda.
 
 
Il Convegno di Verona sulla “speranza” ed il diritto di cittadinanza
 
 
Un progetto educativo per una società “aggiornata”, che tenga conto cioè della condizione multiculturale in cui ci troviamo, che ha nuove presenze e nuove esigenze cui rispondere.
L’assise ecclesiale che ha luogo a Verona dal 16 al 20 ottobre pr. non poteva non includere, proprio perché ha a  tema la “speranza”, l’ambito della cittadinanza che richiama il vasto mondo dei diritti e dei doveri e la necessità di allargarne gli spazi e le forme adatte ad una società in profonda trasformazione. Il  documento preparatorio per il convegno di  Verona afferma, in proposito, che è “nella cittadinanza che si esprime la dimensione della appartenenza civile e sociale degli uomini. Tipica della cittadinanza è l’idea di un radicamento in una storia civile ed insieme il suo significato universale di civiltà politica”, per cui i problemi contemporanei della cittadinanza chiedono una attenzione nuova  ai grandi problemi della cittadinanza mondiale” (  Traccia, n.14).
 
Nessuno che abbia senno può nascondersi le difficoltà del presente, la complessità e la gravità del momento che stiamo attraversando, però il  cristiano sa che quanto più è difficile e sfavorevole la situazione, tanto più profonda e motivata deve essere la speranza che ispira e muove all’azione. Non ci sono solo paure da esorcizzare, ci sono anche speranze da far crescere.. Chi crede in Dio crede anche al "senso" che la storia ha - anche quando ci è nascosto - ed opera affinché attraverso la formazione delle coscienze e delle comunità, cresca dal basso un movimento culturale e spirituale che la rigeneri.
Il cristiano non può permettersi il lusso di essere pessimista. Egli sa che tutto si riannoda, se dal  primato della vita spirituale scaturisce  anche l’incarnazione nella storia. del vangelo che salva..
                                                                   
“Verona” una risposta ed un -messaggio certamente lo darà , con la forza del pensiero e dello Spirito. Mons. Luciano Baronio, coordinatore regionale dei centri culturali cattolici della Lombardia, già segretario della Commissione ecclesiale Giustizia e pace della CEI.

Aggiungere una nuova risposta
Nome*
Risposta*
Per favore, digitate il codice di conferma visualizzato sull'immagine*
Ricaricare immagine


Home
Riflessioni Culturali
I Cattolici e la politica
Galleria delle immagini: i Maestri
Programmi
Iniziative culturali attuate
IL POSTO DEI poveri nel bilancio degli Enti Locali
Video