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“VANGELO E CULTURA”  

Nel 50° anniversario del Concilio
di Mons. Luciano Baronio *
 
 
Il significato di un anniversario importante
 
Quest’anno ricorre il 50° anniversario della celebrazione del Concilio Vaticano II°: circostanza che offre a tutta la chiesa l’opportunità di rivolgere il “rendimento di grazie” a Dio per il grande evento, il maggiore del XX secolo, che ha segnato di sé non solo la vita della chiesa ma anche quella dell’intera famiglia umana, che ne ha avuto, sia pure in misura diversa, la eco e che vi ha ravvisato una tappa, meglio un  tornante della storia che cammina ed un  importante termine di confronto. Soprattutto su alcuni temi fondamentali di comune interesse, quali la pace, i diritti umani, la convivenza tra culture diverse, l’attenzione ai poveri, la destinazione universale dei beni della terra, la libertà di coscienza, che ha la sua massima espressione nella libertà religiosa, il dialogo come forma civile di confronto, il bando della guerra e della violenza e la pace come bene supremo dell’umanità e. per i credenti, il primato della dimensione trascende della vita che ha in Dio il supremo comune riferimento. Del mutato clima inaugurato dal Concilio se ne sono resi conto, per primi, le grandi religioni monoteiste e le Istituzioni Internazionali.
 
Una grande novità
 
Il Vaticano II° é il  21° Concilio della storia della chiesa ed è il primo che ha scritto un documento su “Il rapporto della chiesa con il mondo contemporaneo” chiamato  “Gaudium et spes” dalle due prime parole del testo. E’ nella  II  parte, che tratta di“Alcuni problemi più urgenti” dove si parla della  cultura, come di un bene primario da promuovere e sviluppare. Questo fatto è singolare per due motivi: che un Concilio se ne sia occupato  e che l’argomento cultura trovi la sua collocazione proprio là dove si parla del rapporto della chiesa con il mondo. Qui vi è indicata quella che possiamo chiamare  la “via culturale” come “luogo” di incontro e di confronto che permette ai cristiani che la vogliono percorrere, di vivere quello spirito di immersione nella storia, che l’incarnazione  del Figlio di Dio  ci ha indicato con la sua vita ed il suo vangelo. Egli infatti ha voluto condividere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana per  elevare e santificarne, ogni dimensione che passa attraverso la capacità di pensare, di amare e di avere relazioni con il prossimo e con il creato. Conseguenza diretta di questa verità è ciò che si deve dire della chiesa che ne prolunga la missione di salvezza, come ben fa il documento di cui stiamo parlando, con le splendide parole che lo aprono: “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, sono le gioie, le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”( Proemio della “Gaudium  et Spes”,  1).
Questo fatto è di una importanza grandiosa, appena che ci riflettiamo un poco, perché assolutamente innovativo e perché coinvolge tutti, per la parte che ciascuno di noi è chiamato a svolgere, se ben intende che cosa significhi la parola cultura, oggi usatissima  e per questo sempre sul pericolo di essere impoverita e fraintesa.
 
 
Dunque la cultura é…..
 
* Con la parola cultura – afferma il Concilio - si vogliono indicare tutti quei mezzi con i quali l’uomo affina e sviluppa le molteplici capacità della sua anima e del suo corpo”(n. 53). Cultura non significa sapere tante cose difficili, riservate a pochi, ma saper vivere, pensando!che richiede di sviluppare le proprie facoltà interiori, le capacità operative che ne derivano, nell’esercizio della professione o semplicemente nella manualità che fa di ogni uomo un“artigiano”.In questo senso ognuno è generatore di cultura perché contribuisce, se lo fa consapevolmente al grande movimento delle idee, delle esperienze e della creatività che, senza posa, ornano la vita del nel mondo.
La culturanon è fatta di parole singole, di episodi isolati o di pensieri sparsi: è qualcosa di più della loro somma. E’un sistema, cioè un insieme organico e armonicodi intuizioni, significati,  atteggiamenti e valori espressi attraverso le forme simboliche del linguaggio e dei “gesti”. In una parola, si tratta “organizzare” tutto l’insieme  per dare un senso compiuto al vivere umano che soddisfi le profonde aspirazioni di benessere di tutta la persona. E’ appunto quel“Progetto culturale”  orientato in senso cristiano proposto a tutte le comunità cristiane, già dal Convegno ecclesiale  della chiesa italiana tenuto a Palermo (1995).
 
 
Una fede pensata
 
* Come è naturale il Concilio considera di fondamentale importanza il rapporto tra la fede e la  cultura che si richiamano reciprocamente, perché la fede chiama in causa la ragione. Già S.Agostino diceva:” “ Ti ho cercato, O Dio,,ed ho desiderato di vedere con l’intelligenza ciò che ho creduto” /( De Trinitate” , XV, 28). La fede cerca l’intelligenza di se stessa e in questo modo genera cultura. Nello stesso tempo cresce mediante la cultura perché “la cultura è un terreno privilegiato nel quale la fede si incontra con l’uomo” ( Giovanni Paolo II°). E’ questo un rapporto necessario che sta all’origine della cultura e dello sviluppo. Di conseguenza “ una fede che non diventa cultura, è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta” (Giovanni Paolo II al Movimento cattolico degli universitari ). Parole da ben meditare e da tenere come criterio di valutazione della propria fede!
E’ domandata una fede ed una ragione alleate tra loro in un rapporto di reciprocità che dà a ciascuna ciò che le spetta. Una ragione che ha dinanzi una fede forte è provocata a puntare in alto lo sguardo alle realtà trascendenti, così che “alla parrhesia ( franchezza) della fede corrisponda l’audacia della ragione” (Fides et ratio, n.48). Questo dà dignità culturale alla fede di fronte al mondo.
* La fede ha generato un modo nuovo di pensare e di vivere, ha generato una cultura, quella cristiana, che ha attraversato i secoli e ha dato vita ad una civiltà fondata sulle verità che Cristo ha portato nel mondo. Gli elementi di questa cultura sono contenuti nel messaggio evangelico come gemmeche ornano la corona posta sul capo dell’uomo, collocato da Dio al vertice della creazione, come afferma con ammirazione il salmo : “Tu, o Dio, l’uomo l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato”(Sal 8,6).
Il rapporto tra vangelo e cultura in ogni epoca ha prodotto nuove conquiste particolarmente utili per l’opera di evangelizzazione mediante la quale, è avvenuto che il vangelo abbia fecondato dall’interno le culture portando alla luce quei “semi del Verbo” (tracce di verità) contenuti in ogni cultura anche in quelle precedenti alla venuta di Cristo. Ciò consente di valorizzare tutto ciò che di buono e di vero l’uomo nelle varie epoche è riuscito a pensare in ordine alla ricerca della verità.
 
 
Il linguaggio
 
Alla trasmissione della fede e della cultura è strettamente legato il problema del linguaggio che è di grande importanza. Infatti sono le parole che veicolano il pensiero. E’ necessario riappropriarsi delle parole che abbiamo perso per strada e fare un uso responsabile di quelle che ancora possediamo per esprimere la fede.  A questo proposito, è il caso di chiederci: quante sono le parole con le quali esprimiamo la fede ? Il nostro é un vocabolario povero, impacciato, ripetitivo o invece vario, bello e comunicativo? Alla ricchezza del contenuto della fede che non ha eguali, spesso purtroppo corrisponde una stridente povertà di linguaggio che non è degno della verità e non fa onore al cristiano.
Alle parole, sopra elencate nel primo paragrafo di questo testo, contenute nella “Gaudium et spes” che sentiamo ripetere continuamente anche nella predicazione omiletica, sappiamo far corrispondere dentro di noi il significato pieno che vogliono trasmettere? Quando dico: pace, giustizia, diritti umani, libertà religiosa, poveri, ecc. so bene cosa dico? E lo so spiegare a chi me lo chiede? o quando le conversazioni familiari o tra amici toccano uno di questi temi? Pensando a quante omelie abbiamo ascoltato nella nostra vita (un’infinità!) - se ascoltate con apertura d’animo e poi seguite da riflessione personale - dovremmo essere tutti “maestri” (sic!)
A questa visione impegnativa fa riscontro, per grazia, l’accresciuta diffusione del libro – che dipende anche dal nostro “passaparola” - e dei nuovi strumenti di comunicazione sociale dentro i quali i cristiani, al pari degli altri, sono chiamati ad essere operatori portandovi l’ispirazione e il lievito del messaggio evangelico che è destinato a tutto l’uomo e a tutti gli uomini. Il nostro grande S. Ambrogio scriveva “Si riempie chi legge  molto e chi penetra il senso di ciò che legge. Solo allora  può irrigare gli altri. Infatti solo “se le nubi sono piene di acqua, la rovesciano sopra la terra” (Qoelet, 11,3).[ Dalle Lettere, 2, 1-2].
 
La cultura nel mondo attuale
 
Le condizioni di vita dell’uomo moderno sono profondamente cambiate rispetto al passato. L’odierno sviluppo della scienza e della tecnica hanno favorito sicuramente il progresso globale della vita dell’uomo, ma non sempre ha migliorato la sua umanità.
Nel mondo moderno si è consumata La rottura tra la fede e la cultura che è il dramma della nostra epoca“ (Paolo VI, nella “Evangelii nuntiandi, 20), per cui sempre di più, anche in molti cristiani, si allarga la distanza tra il credo professato ed il modo di pensare e di agire: una tragica dissociazione tra la pratica religiosa e il vissuto quotidiano” (Progetto culturale , una prima proposta di lavoro).
Per cui non possiamo e non dobbiamo nascondere la crisi della fede. Esiste, è molto profonda ed estesa. La fede, per la verità, non è mai stata facile, anche quando sembrava vivere la migliore stagione. Tenendo presente che vale anche per la fede il detto : “ chi non conosce svende”!.
Il campo di battaglia decisivo è il cuore dell’uomo che sempre oscilla tra fede e incredulità. Lo è anche la storia del popolo di Dio segnata, in ogni epoca, da questa alternanza. Infatti sorgono sempre nuove obiezioni, nuovi interrogativi, nuovi dubbi, e la stabilità interiore va ogni volta riconquistata, infatti la fede oggi, è messa in questione anche a motivo dei problemi nuovi e delle domande nuove che l’uomo deve affrontare.
Così – secondo l’espressione di Benedetto XVI° - “la piccola navicella del pensiero di molti cristiani è in balia del vento e delle onde “
Donde la opportunità, anzi la necessità pastorale della presenza di un Centro culturale che all’interno della parrocchia, svolga il compito di riflettere in modo continuativo sui problemi e le tematiche che l’attuale società mette continuamente all’o.d.g.. e che sono oggetto di dibattiti e di scontri tra concezioni diverse, per offrire, in un modo culturalmente informato e corretto il punto di vista del pensiero cristiano, coinvolgendo l’opinione pubblica locale con iniziative adatte.
 

Il giornale: una finestra sul mondo
 
 
Dio parla non solo con la Scrittura, ma anche attraverso gli avvenimenti della storia che si susseguono ininterrottamente. Gli avvenimenti, sopratutto certi avvenimenti, ci fanno comprendere meglio la Parola di Dio nei suoi contenuti.. “La fede é assenso ma anche ricerca - scriveva il domenicanoP.Raimondo Spiazzi - così che il credente tende ad esplorare sempre meglio il contenuto del deposito rivelato, stimolato in questa ricerca dall’evolversi della storia umana, con caratteristiche e bisogni diversi nelle varie epoche”. Allora le notizie vanno cercate ed i problemi studiati perché occorre dare delle risposte anzitutto a noi stessi. Per cui l’informazione, la riflessione e lo studio, oggi, sono sempre più necessari!.
E’ dannosa la pigrizia intellettuale che non vuole conoscere ed affrontare i problemi che il dibattito culturale ci pone davanti, ogni giorno, perché allora la fede diventa forestiera alla vita e viene mortificata nelle sue potenzialità e nella sua creatività.
Se i cristiani sono assenti, lo sono con gravissimo danno proprio e della società civile, cui viene a mancare un apporto culturale ispirato al vangelo, con inevitabile impoverimento delle coscienze e della pubblica opinione, il cui peso e la cui “pressione” diventano sempre più determinanti negli orientamenti e nelle scelte di carattere etico della nostra società, condizionata sempre di più dall’influsso dei mezzi di comunicazione sociale che esercitano una grande suggestione sulle masse anonime, a livello planetario.
Anche mediante la conoscenza delle cose umane viene sconfitto il “flagello dell’ignoranza”(n. 60).  Senza cultura – cioè senza un pensiero che guida – la qualità delle opere “buone” che si compiono, viene meno. Ad esempio, si fa una  carità che non promuove il povero nella sua dignità, ma si limita ad assisterlo rendendolo eternamente indipendente dai suoi bisogni e da noi; la preghiera si traduce in una recita devozionale ma non diventa una”elevazione della mente in Dio”, come dice S. Bonaventura, per entrare in rapporto personale con Lui,, nel suo divino mistero e poi capire se stessi in rapporto alla sua volontà; la pace viene identificata con l’assenza della guerra, e non come una condizione di vita la cui qualità scaturisce dal rapporto con se stessi, con Dio, con il prossimo e con il creato che realizza il senso completo dello “shalom “ biblico; la politica pensata come mera gestione del potere, e non come arte intesa a promuovere il bene comune, secondo un progetto adatto alle condizioni concrete della società,  ecc.ecc.
 
Il cristiano deve essere tra i primi a conoscere gli avvenimenti quotidiani, attraverso la lettura del giornale. Il voler essere  informato è un atteggiamento che esprime amore verso il prossimo. Come pure deve amare la “città degli uomini” anche se ne attende un’altra nei cieli. Il Signore Gesù amava la città di Gerusalemme,  fino a piangere su di essa.
Ci guidi nel valutare il nostro impegno personale e quello comunitario - e ci stimoli - quanto i Vescovi hanno affermato in uno dei migliori documenti, tuttora validissimo, anche se dimenticato: “Se non abbiamo fatto abbastanza nel mondo, non è perché siamo cristiani, ma perché non lo siamo abbastanza” (“La Chiesa italiana e le prospettive del paese” 13).
Anche a questo proposito ognuno può personalmente sperimentare che é la cultura che trascina la vita e la spiritualità che la eleva!
 
 
* Responsabile del Coordinamento regionale dei Centri culturali cattolici delle diocesi della Lombardia - Referente per il Progetto Culturale della CEI
 
Puoi consultare il Sito: www.coordinamentoregionale.sitiwebs.com/ l’altro collegato: www.spiritualitaeimpegno.sitiwebs.com/ - e-mail: luciano @baronio.org.

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