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L'UOMO E L’AMBIENTE NATURALE
                                                
                                         di mons. Luciano Baronio
 
E' "da tempo" ormai che il tema dell'ambiente naturale ha assunto, nella coscienza comune, un' importanza di primo ordine, perché ci si è resi conto che la qualità di vita dell'uomo, e addirittura la sua sopravvivenza, sono strettamente legati alla natura ed ai suoi beni fondamentali, quali la terra, l'acqua, e l'aria, senza dei quali non è possibile vivere.
La cura del creato è affidata a ciascun uomo e a ciascun popolo di qualsiasi cultura e latitudine, chiamati soprattutto oggi a misurare l'incidenza che il loro stile di vita e l'attività che svolgono hanno nei confronti del pianeta. In questo senso il problema ecologico è anche un problema etico e nello stesso tempo politico, da governare con leggi e strumenti adeguati. Ci soffermiamo, di necessità, a trattare un tema così vasto e impegnativo con una certa ampiezza, onde offrire sufficienti motivi di riflessione che giovino, possibilmente in modo ordinato e incisivo, all’educazione permanente del cittadino a cominciare dalla famiglia e dalla scuola. Il cristiano poi ha una motivazione in più che gli deriva dalla consapevolezza che il mondo è opera di Dio messa a servizio dell'uomo, che Egli ha collocato “nel giardino”, come afferma la Genesi, perché lo abitasse e lo custodisse.


 I - Un tema sempre attuale...
 
L’ecologia è un problema sempre più grave e urgente, avvertito come tale soprattutto nelle società occidentali, anche per l’affermarsi in esse dei movimenti ecologici, che dalla riflessione teorica sono passati all'impegno politico diretto, con la presentazione di liste chiamate "verdi", le quali hanno ottenuto importanti successi elettorali in vari Paesi europei. Diversamente da quanto è avvenuto da noi, come dimostra anche la campagna elettorale in corso, dove l’ecologia non figura nei programmi dei diversi ( troppi!), partiti come un punto qualificante da sottoporre  all’attenzione degli elettori ( cfr. “La scomparsa degli ecologisti” di A.Cazzullo in Corriere della sera, 10 gennaio 2013).
Ciò nonostante bisogna riconoscere che anche in Italia si è fatta più viva l’attenzione verso la natura e più acuto il bisogno di valutare criticamente il comportamento dell'uomo nei riguardi dell'ambiente naturale. Il rapporto uomo-ambiente è vissuto oggi in un contesto culturale e politico molto più sensibile rispetto ad un passato anche recente. Ha certamente influito il fatto che quasi tutti i giorni la stampa e gli altri mezzi di comunicazione sociale riportano - spesso con notevole rilievo - notizie riguardanti il degrado ambientale provocato dalla società industriale, dalla logica del profitto e da uno  stile di vita consumistico.
Emblematica per tutte é la vicenda dolorosa dell'ILVA di Taranto - che giustamente ha suscitato discussioni, polemiche, aspri confronti tra le parti in causa - datori di lavoro, sindacati, operai, politici, a livello locale, regionale e nazionale e magistrati, coinvolgendo i lavoratori e le loro famiglie che si trovano in prima linea per il prezzo pagato, davvero alto, e per le difficoltà da affrontare onde assicurare un futuro migliore dove la salute e il lavoro vengano ugualmente salvaguardati.
Giova a renderci conto della serietà del problema – che  ha radici lontane - anche la memoria di alcune, tra le molte catastrofi del secolo scorso rimaste tristemente famose che hanno colpito, con conseguenze pesantissime, intere popolazioni come è avvenuto nel caso della diossina di Seveso,  nell’episodio del Bhopal in India, che ha provocato migliaia di morti e decine di migliaia di invalidi permanenti, provocando per lo più la cecità; nell’esplosione di San Paulo in Brasile causata da un oleodotto che ha ucciso 508 persone; nel rogo di metano avvenuto a Città del Messico, ecc. Per reazione a questi e ad altri fatti più recenti si è prodotto progressivamente una ecologia di massa che, attraverso la socializzazione del problema, ha coinvolto ampi strati della popolazione prima indifferenti:.
 
… e complesso
 
Il problema ecologico nella sua complessità esige un approccio ben diverso da  quello superficiale  fatto di slogans o di strumentalizzazioni interessate.  Infatti sono molti gli aspetti coinvolti: da quello culturale, sociale, etico a quello economico, politico, e  giuridico, dove il riferimento obbligatorio alla legislazione esistente o da promuovere intende  assicurare la  protezione e la forza della legge a difesa di questa grande battaglia che potrà essere vinta solo con una convergenza di carattere interdisciplinare ed un impegno comune delle forze sociali e delle istituzioni evitando in ogni modo,  uno linguaggio folcloristico o romantico, tipico di alcuni movimenti.
 
II - Una società del ”malessere” ?
 
Mai come oggi l'uomo ha avuto a disposizione beni in una quantità e varietà quasi illimitate. Ad un primo periodo di generale euforia però è subentrato poco a poco uno stato di malessere diffuso che non è difficile cogliere nelle parole e sul viso delle persone, anche giovani. Molte sono le cause, alcune prossime e altre remote che hanno accumulato nell’animo un disagio e un malessere - tipico di chi è sazio e annoiato - che non dipendono esclusivamente dal singolo, ma dalle condizioni generali della società, cosicché mentre la qualità dei beni materialiaumenta, la qualità della vita diminuisce.
Basta pensare al fenomeno pervasivo dell’inquinamento che, nelle sue varie forme, insidia la vita e la salute. Dicasi dell’inquinamento dell'aria, dell’acqua, del suolo; dell’inquinamento acustico, ecc. Sono guai presenti nella vita quotidiana di ciascuno di noi: l’aria avvelenata dalle cosiddette polveri sottili, il suolo deturpato dall’invasione del cemento, occupato da una quantità crescente di rifiuti; il rumore, la congestione e la confusione del traffico; l’esondazioni di fiumi e laghi dovute alla mancanza di difese adatte e di riparazione degli argini, ecc. E’ il caso di dire che la natura distrutta nella sua bontà diventa a sua volta una minaccia.


III - La dimensione etica del problema
 

Se la prima impressione data a molti, trattando del problema ecologico, é stata quella di cedere ad una moda culturale, in realtà una più attenta considerazione del problema dovrebbe portare a riconoscergli una "serietà" degna dell’ attenzione di tutti, anche solo per le implicanze che comporta per la salute. Basti pensare allo sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali, allo spreco dell’energia,  all’inquinamento dei "mondi vitali", per renderci conto di quanto sia concreto il terreno su cui ci si muove e quanto sia da apprezzare ogni segno positivo di “comprensione” del problema e di collaborazione. La gravità del pericolo, più volte prospettato dagli esperti, di una "catastrofe ecologica"- normalmente evocata in occasione, per esempio, dell’inquinamento delle acque del mare per le tonnellate di petrolio ivi riversate, per sciagura - ha risvegliato la responsabilità morale di persone e di comunità proprio nella misura affermata da Paolo VI: "Nel problema ecologico vi sono aspetti morali, pedagogici e spirituali".
"La crisi ecologica" - scriveva il noto teologo Häring - ci mostra la dimensione cosmica dal peccato e ci presenta la redenzione in una nuova luce. La natura deve essere rispettata e non può essere barbaramente sfruttata senza peccato. Ed ancora: "chi ne esce sconfitto è l’uomo perché lo sfruttamento barbaro delle risorse indispensabili e non rinnovabili procede di pari passo con lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo".Si tratterà poi  di precisare quale rapporto dinamico dovrà intercorrere tra l’uomo e l’ambiente naturale, quali interventi sono da evitare e quali altri sono invece necessari, tenendo conto che il rapporto tra l’uomo e il cosmo cammina verso dimensioni di totalità. Infatti l'amore alla natura si traduce in amore a se stessi, al prossimo - vicino e lontano - all'umanità di oggi e di domani. In una parola é un atteggiamento di rispetto e di servizio alla vita. L’ecologia della quale si parla qui si discosta da quella equivoca e contraddittoria di taluni movimenti che hanno fatto della natura una entità suprema, quasi una divinità - ritorna in questo senso una concezione pagana - considerando, al contrario, l’uomo come  l’“oggetto”  meno importante o addirittura come un nemico pericoloso da cui guardarsi. E così mentre si promuovono leggi che tutelano la vita degli animali e delle piante si portano avanti battaglie a favore dell'aborto, dell’eutanasia, della manipolazione genetica, ecc. Da alcuni tutto è considerato sacro, eccetto l'uomo! Anche l’attenzione e la cura verso gli animali domestici - che sono degni di ogni rispetto! e che non devono essere maltrattati- sta superando la giusta misura, per cui si fanno più complimenti ai cani che ai cristiani! Capita, a chi viaggia sui mezzi pubblici, o cammina per le strade della città, di imbattersi in signore distinte, accompagnate dal loro cane ben vestito e addobbato! (pare diventato un nuovo “status symbol”!) che guardano con fastidio o con indifferenza il povero che chiede due spiccioli per sopravvivere.
 
 
 
IV- Ecologia: problema politico
 
 
E‘ un problema, quello ecologico, di tali proporzioni che non può non investire direttamente tutta la società, e perciò anche il potere politico, che è chiamato in causa perche formuli i suoi programmi in armonia con le esigenze della salvaguardia dell’ambiente naturale e governi il cambiamento. Per un approccio politico maturo è necessario un nuovo modo di considerare i problemi, che vanno visti in una dimensione planetaria, con animo aperto alla cooperazione internazionale e con senso di responsabilità per la vita delle future generazioni. La legislazione deve precedere ed educare i cittadini proponendo modelli di comportamento idonei, e aiutandoli a sostituire alla politica della richiesta quella dell'impegno. Di fronte a queste tematiche che investono la vita ci si accorge sempre di più quanto siano strette ed anguste le ideologie che sopravvivono alla loro stagione, quando pretendono di chiudere in rigidi schematismi la complessa realtà dell’uomo e dell’universo. Senza una vera partecipazione, promossa dalle istituzioni, difficilmente nasce una società diversa nella quale i problemi della famiglia, del lavoro, della salute, del territorio vengano affrontati con coraggio e tempestività superando la tentazione continua del rinvio.
 
 
V - Per un uomo riconciliato con la natura
 
Il problema del rapporto dell'uomo con la natura è anzitutto un problema di ordine culturale, oltre che spirituale. Si domanda all’uomo un nuovo modo di porsi nei confronti dell’ambiente naturale che lo circonda, considerato non più come qualcosa di cui si può usare e abusare a piacimento, ma come un bene primario da conservare e da migliorare. Questo atteggiamento mentale è contrario ad ogni forma di sfruttamento e di manipolazione, e se non é contro, per principio, alla tecnologia é però assai critico nei riguardi di una civiltà che intende sacrificare tutto alla tecnica. Anzi non riesce più a chiamare civiltà quella forma di organizzazione della vita umana che sacrifica i beni primari a favore di uno sviluppo materiale, il cui prezzo é molto alto.
L'uomo e la natura debbono re-incontrarsi: l’uomo riprendendo la "signoria" che gli  spetta. Si apre oggi un orizzonte immenso all’utilizzo positivo delle enormi possibilità offerte dal progresso per risolvere i gravi problemi dell'umanità, da quello di una più equa distribuzionedelle risorse, al problema della fame, (causata dalla siccità o dalle carestie, dall’ingiustizia sociale e dalle logiche distorte del mercato quando guarda solo al profitto), alla composizione pacifica dei conflitti tra le nazioni, alla facilitazione degli scambi culturali e commerciali tra i popoli di diverse aree geografiche. Il rapporto uomo - natura non interessa solo gli esperti, gli addetti ai lavori, ma tocca l‘uomo comune, che deve essere educato a viverlo in modo responsabile.
Un contributo eccezionale al nostro tema è venuto dalla Prima Assemblea ecumenica dei cristiani d’Europa, tenuta a Basilea nel 1989 - qualche mese prima dell’imprevedibile crollo del muro di Berlino; alla quale ho avuto l’onore di partecipare, insieme ad altri, quale delegato della Cei - presieduta dal Card. C. Maria Martini e dal Patriarca Kirill di Mosca  che aprì l’animo a molte speranze a partire dal tema che per la prima volta univa: “La pace, la giustizia e la salvaguardia  del creato”. Costituì un momento felicissimo, anche se fummo messi in guardia da un personaggio della chiesa italiana che trovava sospetto (sic!) l’accostamento dei tre termini. Già compresi, come é noto, nel biblico shalom!  Avvertimento, come si vede, inutile e fuori posto. 
Vanno tenuti presenti anche due Messaggi per la Giornata Mondiale della pace, a firma rispettivamente di Giovanni Paolo II° e di Benedetto XVI°: “ Pace con Dio creatore, pace con tutto il creato” ( 1990) e “ Se vuoi la pace, custodisci il creato” ( 2010): temi che i due pontefici hanno ripreso di frequente nel loro magistero.
 
VI - I cristiani e l’ambiente: nel solco di una  grande tradizione
 
Si tratta di una tradizione che parte dalle prime pagine della Bibbia dove la natura è presentata come opera dell’onnipotenza e della sapienza di Dio, affidata all’intelligenza e al lavoro dell‘uomo. Il libro della Genesi afferma: "Il Signore Dio prese I’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo custodisse e lo coltivasse" (Genesi 2,15) e il Salmo 115 ribadisce: "Dio ha dato la terra ai figli dell’uomo".
La visione biblica della natura ha segnato di sé in modo profondo la spiritualità cristiana. La natura è dichiarata "buona" perché frutto dell’atto creativo di Dio e finalizzata al bene dell’uomo che è invitato da Dio a "possedere la terra e asoggiogarla" (Genesi 1,28). E’ stata pensata come un tutt’uno che partecipa alla sorte dell'uomo nel bene e nel male. Basti confrontare la descrizione dell'ambiente naturale prima e dopo il peccato dei progenitori: all'armonia primitiva  è subentrata la tensione tra l’uomo e la terra diventata avara di frutti. Sono accenni sufficienti per sottolineare sia l'origine divina della vita umana e dell'universo, che la preminenza dell’uomo sulla natura, che non può giustificare in alcun modo il costume dello sfruttamento. L‘uomo è stato da Dio costituito "signore" del creato e non despota o arbitro assoluto. Al di sopra di lui vi è una norma morale alla quale conformare la sua azione e soprattutto vi è un Essere da riconoscere come Dio, il quale ha chiamato l'uomo a condividere la sua "signoria" sul cosmo. Lungo i secoli questa visione biblica si è a volte offuscata nella coscienza dei cristiani, in seguito all’influsso di filosofie a tendenza manichea, che hanno deprezzato la primitiva considerazione positiva del creato ed hanno favorito atteggiamenti di disprezzo della natura, del corpo e delle realtà materiali. In verità però il  tema classico del “contemptus mundi” - disprezzo del mondo - con la conseguente "fuga dal mondo”, presente nella spiritualità cristiana fin dai primi secoli, "non significava originariamente disprezzo ma distacco dalle realtà terrestri per servire, nella libertà della solitudine, il Signore. In seguito, per troppo zelo e per rigorismo, prese forza una spiritualità disincarnata, contrapposta ai valori umani e terrestri, che ha creato una  distanza dannosa tra la vita e la spiritualità. Si tratta ora - in concomitanza con il movimento culturale che rivaluta l'importanza vitale del rapporto uomo-natura -  di riprendere in tutta la sua ispirazione e ricchezza la visione cristiana di questo rapporto, per riproporre i significati (teologici), i valori (etici) sui quali deve poggiare ed i modelli con i quali confrontarsi.
 
VII - S. Benedetto e S. Francesco: due amici della natura
 
La storia ci offre due grandi figure di santi che più degli altri sono stati amici della natura, tanto da portare l’amore verso di essa nel cuore della loro spiritualità: S. Benedetto e S. Francesco. Essi hanno incarnato due diversi atteggiamenti: I’uso responsabile della terra e la contemplazione del creato accompagnata da uno stile di  frugalità e di semplicità. S. Benedetto, insegnò ai monaci –  e ai barbari! -  ad amare la terra, a coltivarla migliorandola con il lavoro, il prosciugamento delle paludi, l’irrigazione, ed anche con il riposo sabbatico di biblica memoria, secondo il comando del Signore: “farete riposare la terra”( cfr. cap. 25 del  Levitico). Dunque la terra “dono di Dio” di cui averne cura. Il lavoro della terra visto come ascesi, come mezzo di santificazione personale e come occasione per sviluppare la fraternità partecipandone i frutti anche agli estranei alla comunità monastica.
S. Francesco d’Assisi fu il cantore della natura contemplata nella sua utilità, ma soprattutto nella sua bellezza. Basta leggere il "Cantico delle creature" da lui scritto. Egli ha una visione solidale  dell’uomo con la natura: l’uomo è una componente della natura ed é partecipe alla sua vita. Egli l’avvolge di sentimenti umani, simili a quelli che prova per i suoi simili. Il contatto quotidiano con la natura porta ad uno stile di vita contrassegnato dal rispetto e dalla riconoscenza che trova nella preghiera dei salmi la sua sintesi ed il suo vertice. Come nel salmo 103, nei salmi della lode ( 8, 29, 33, 65, ecc.)e, soprattutto, nel Cantico : Benedite… del profeta Daniele – Dn. 3,57-88.56 – che si legge la domenica della prima settimana del salterio, alle lodi.
 
VIII - In cammino verso una comunità solidale
 
Un discorso coerente sul tema dei rapporti uomo-ambiente naturale non può non portare alla proposta di un modello "diverso" di sviluppo, che impegni a riparare le offese alla natura e i mali creati dalla società dei consumi.
Umanizzare l’economia mettendola al servizio dell'uomo contro la logica del profitto che lo schiavizza e contro l’uso distorto e immorale delle risorse economiche per scopi contrari al bene dell’umanità, sottraendole ai milioni di persone che mancano del necessario. E' quanto avviene, in modo clamoroso e scandaloso, con gli investimenti sempre più massicci nell’industria delle armi.
Sostituire il criterio della qualità della vita e dello sviluppo al criterio quantitativo ed efficientistico di uno sviluppo economico e tecnico senza limiti e fine a se stesso. E' un criterio selettivo che comporta ritmi diversi di produzione allo scopo di ridurre il pericolo di inquinamento dell’ambiente naturale e di abbassare il consumo delle risorse e delle fonti di energia al necessario.
Preferire le piccole dimensioni nelle attività produttive, che favoriscono l'occupazione e un rapporto interpersonale più umano (maggior attenzione alle persone, specie a quelle in condizioni di difficoltà, come gli handicappati e gli anziani, migliore valorizzazione delle qualità di ciascuno, più facile conoscenza reciproca, ecc.), comportano meno rischi e aiutano l’inserimento della comunità – lavoro nel territorio.
Favorire uno stile di vita più naturale che eviti lo spreco nel cibo, nel vestiario, nell‘uso dell’energia e nelle comodità, ecc, e che preferisca, al contrario, la parsimonia, il risparmio.
Privilegiare l’attenzione al territorio e l’impegno concreto limitato all'ambiente in cui si vive, superando la tentazione di evadere nelle grandi aspirazioni astratte o di rifugiarsi nelle discussioni accademiche. Dare importanza ai piccoli gesti che la vita quotidiana domanda. Grande valore assume ogni atto di volontariato.
• Preferire, quando si può, le città a misura d’uomo, alla concentrazione delle grandi metropoli, che privano le persone della dimensione del "vicinato", dei rapporti interpersonali basati sulla conoscenza reciproca e la relegano nell’anonimato e nella solitudine.
 
Conclusione
 
• Se il progresso scientifico, tecnico, economico, non é accompagnato e guidato da un autentico progresso sociale e morale diventa una minaccia per l‘uomo.
• "Il benessere é nelle nostre mani, ma bisogna volerlo costruire insieme, gli uni con gli altri, gli uni per gli altri e mai più gli uni contro gli altri". (Paolo VI)
• "A queste nuove prospettive il cristiano deve dedicare la sua attenzione per assumere, insieme con gli altri uomini, la responsabilità di un destino diventato ormai comune" (Octogesima Adveniens, 21).
• "La qualità della vita, della società e dell’ambiente naturale sono affidate alla responsabilità, tradotta nelle azioni quotidiane di ogni uomo, di ogni donna e di ogni comunità, in una prospettiva di speranza per il domani" (dalla "Carta di Gubbio" uscita dal Seminario internazionale "Terra mater" 1982)
 
*Consulta anche il sito: www.cordinamentoregionale. Sitiwebs.com; e-mail: luciano @baronio. Org.
 
 
Bibliografia essenziale
 
1) Häring - Liberi e fedeli in Cristo, vol. III - Ed. Paoline.
2) Schumacher- Il piccolo e bello - Ed. Mozzi, Milano.
3) R. Vacca - Tecniche modeste per un mondo complicato, le difficili strategie per semplificare la nostre società - Ed. Rizzoli, Milano.
4) A. Todisco - Breviario di ecologia - Ed. Rusconi.
5) Conferenza episcopale tedesca – “Futuro della creazione, futuro dell’ umanità” - Il Regno /documenti, 5/1981.
6) Cristianesimo ed ecologia – G.B. Guzzetti e E. Gentili – Ed.Ancora – Milano.

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