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L’ALTRA META’ DEL CIELO… E DELLA TERRA
LA DIGNITA’ DELLA DONNA
di Luciano Baronio
 
Facendo riferimento, ineludibile, alla Enciclica “Mulieris Dignitatem” di Giovanni Paolo II, sviluppiamo alcune riflessioni di carattere antropologico, teologico, e pastorale che considerano la questione femminile nell’ottica di una umanità nuova. Questione sempre all’ordine del giorno che chiama tutti ad un profondo ripensamento e ad una decisa valorizzazione del ruolo della donna nella Chiesa e nella società.
 
Un evento straordinario: la donna in "prima pagina"
 
Anche oggi non si può passare sotto silenzio – quando si parla della donna - l’avvenimento tanto singolare da essere unico cioè la pubblicazione di un documento del magistero della chiesa che ha come tema la donna, che rimane un punto di riferimento importante. Si tratta della lettera Apostolica "Mulieris dignitatem" di Giovanni Paolo Il, che vasta eco ha suscitato nella comunità cristiana e nella società. Una eco amplificata dai mezzi di comunicazione sociale che hanno ripreso i numerosi commenti, quasi tutti positivi, che essa ha avuto nelle sedi più diverse. Trattandosi del primo documento del genere della storia della chiesa, non è esagerato dire che siamo di fronte ad un "evento" che, a buon diritto, si colloca nell’ordine dei "segni dei tempi" e che è destinato, se accolto con senso di responsabilità e di gioia, a portare frutti di rinnovamento ecclesiale e sociale. Se è importante e sorprendente che il tema della donna sia arrivato a conquistarsi la "prima pagina" del magistero, più importante e significativo è il fatto che sulla donna sia stata così autorevolmente richiamata I’attenzione di tutta la chiesa e del mondo.
E non si tratta di una attenzione qualunque. Il Papa, infatti, invita ad una "meditazione" - inusitata e interessante - ritenendola il mezzo più idoneo per andare in profondità, per sostare in contemplazione del disegno di Dio creatore onde "comprendere la ragione e la conseguenza della sua decisione che l’essere umano esiste sempre e solo come femmina e come maschio" (Mulieris dignitatem, 1) e per cogliere la "verità sull’uomo - uomo e donna - mistero che soltanto nel Verbo Incarnato trova vera luce...” (M.D., 2). Dobbiamo riconoscerlo; c‘è bisogno di "meditazione". Non bastano né la lettura, né l’informazione culturale; occorre darsi il tempo perché solo una assimilazione lenta e progressiva può essere incisiva. A questa si è indotti anche dallo stile della lettera del Papa, chiaramente meditativo e non sempre di immediata comprensione. Vanno, infatti, affrontati i "fondamenti antropologici e teologici necessari a risolvere i problemi relativi al significato e alla dignità dell’essere donna e dell’essere uomo" perché "solo partendo da questi fondamenti che consentono di cogliere la profondità della dignità e della vocazionedella donna, è possibile parlare della sua presenza attiva nella chiesa e nella società" (M.D., 1). Va tenuto presente, inoltre, che è necessario superare pregiudizi, stereotipi, consuetudini mentali ataviche antifemministe, discriminazioni, contrapposizioni e rivalità che il tema della donna ha suscitato nel passato e continua a suscitare anche oggi in molti ambienti.
E’ un discorso che, coinvolge tutti: donne e uomini, società e chiesa. E’ perciò una meditazione impegnativa che richiede ascolto del presente e del passato, assimilazione e penetrazione di acquisizioni antiche e nuove, razionalità e sforzo per adeguare, in modo coerente, pensiero e vita. Non sarà facile per nessuno, neanche per le donne! Se però la meditazione da individuale diventerà comunitaria, il cammino si farà spedito e più fruttuoso.
 
Un evento annunciato e poco conosciuto
 
La novità dell’evento non deve farci dimenticare che una lunga gestazione lo ha preceduto. Questo fatto, lungi dallo sminuire l’importanza della "Mulieris dignitatem", la rende ancora più interessante alla nostra considerazione, perché rappresenta il punto di arrivo ed il frutto di una maturazione della coscienza ecclesiale. E’ da decenni infatti che il tema della donna e all'ordine del giorno nella chiesa, oltre che nella società. Lo è stato dapprima in modo timido e frammentario, poi, in modo più coraggioso e organico fino ad esplodere e ad imporsi come ineludibile. Man mano ci si è resi conto che quella che è stata chiamata la "questione femminile" non era qualcosa di marginale e di settoriale e perciò isolabile, ma costituiva uno dei punti nodali nel quadro complessivo delle profonde trasformazioni sociali.
 
Si è individuata in essa una chiave di lettura per la comprensione della realtà culturale e sociale del nostro tempo. Ci si è accorti che essa sta alla "confluenza" di tanti altri problemi che toccano la vita umana, la società, la famiglia, il lavoro, i diritti e la pace dei singoli e dei popoli, la solidarietà, la tolleranza.
 
Un discorso che parte da lontano
 
Se è così, e tutt’altro che inutile ripercorrere, anche solo per accenni, le tappe di questa maturazione ecclesiale alle quali lo stesso Giovanni Paolo Il rimanda nella parte introduttiva della sua "lettera". Potrebbe, questo, essere l'oggetto di una ricerca e di uno studio cooperativo, per poterne cogliere la continuità e lo sviluppo del magistero sul tema della donna. Ci auguriamo che qualcuno (o qualcuna?) lo compia. E’ una proposta che facciamo ai singoli e ai gruppi, certi che un simile contributo sarebbe accolto con favore come è avvenuto della pubblicazione: "Donne e cambiamento, problemi, profili, prospettive", a cura di Letizia Olivari, n. 19 della Biblioteca della Solidarietà, ed. Piemme, promossa dalla Caritas Italiana.
Già Pio XII ha mostrato particolare attenzione al tema della donna ed è più volte intervenuto mettendo in luce l’identità della donna, il suo ruolo nella famiglia, il contributo della donna nella ricostruzione della società dopo la seconda guerra mondiale, l’evoluzione della donna, il suo ingresso nella vita politica e sociale ed infine la sua attività apostolica e caritativa. Il suo primo intervento sulla donna risale al 1945. Giovanni XXIII, nell’enciclica "Pacem in terris" (11 aprile 1963) indica "nell’ingresso della donna nella vita pubblica", e nel fatto che "nella donna diviene sempre più chiara ed operante la coscienza della propria dignità, uno dei segni dei tempi” (n. 39). Il Concilio Vaticano II ne tratta più volte nei suoi documenti: da ricordare la "Lumen Gentium", la costituzione "Gaudium et Spes" sulla chiesa nel mondo contemporaneo; il decreto "Apostolicum actuositatem" sull’apostolato dei laici ed il "Messaggio del Concilio alle donne" (8 dicembre 1965), dove, tra l'altro, e affermato che "Viene I’era e I'ora é venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza; I’ora nella quale la donna acquista nella società un’influenza, un inquadramento, un potere finora mai raggiunto".
Paolo VI ha esplicitato il significato di questo segno dei tempi, attribuendo il titolo di dottore della chiesa a Santa Teresa di Gesù e a Santa Caterina da Siena, e istituendo, su richiesta dell’assemblea dei Vescovi del 1971, un’apposita Commissione il cui scopo era lo studio dei problemi contemporanei riguardanti la promozione effettiva della dignità e della responsabilità delle donne (citata nella “Mulieris Dignitatem”). Paolo VI - ne ha trattato anche nella "Octogesima adveniens" (1971) e nella "Marialis CuItus" (1974); come pure in occasioni diverse offerte da incontri significativi quali, ad esempio, quelli avuti con il "Comitato per I’anno Internazionale della donna" (1976), con i componenti la "Commissione di studio circa la funzione della donna nella società e nella chiesa"; con le partecipanti alla XI Assemblea dell' "Unione femminile Europea" (1975) e al Congresso del Centro Italiano Femminile (1976). Anche il Sinodo dei Vescovi (1987) dedicato alla "vocazione e missione dei laici nella chiesa, a 20 anni dal Concilio Vaticano II" si è occupato della donna e della sua vocazione. Giovanni Paolo II ne ha parlato nella Enciclica "Laborem Exercens" (1981) ai nn. 9a, 19a, 19c, dove tratta del lavoro in rapporto alla donna. Nell’enciclica "Redemptoris Mater" (1987) pubblicata per I’anno mariano appena al n. 46 ne anticipa la tematica quando dice che: "La dimensione umana della vita cristiana assume un’accentuazione peculiare In rapporto alla donna e alla sua condizione. In effetti la femminilità si trova In una relazione singolare con la madre del Redentore, argomento che potrà essere approfondito in altra sede".
 
Il “genio femminile” al servizio di una umanità nuova
 
Quello della "Mulieris dignitatem" è un discorso che ha incuriosito perché affrontato il tema della donna creando alleanza tra la scienza e la coscienza, tra i valori etici e l’acquisizione di una nuova sensibilità culturale. Il tutto è finalizzato ad una autentica "liberazione" della donna che non é solo sociale ma anzitutto culturale e spirituale. E’ in questa ottica che avviene una vera "riscoperta" della "verità sulla donna" sia dal punto di vista antropologico che teologico. Si precisa così la sua identità "personale", e il significato della reciprocità nel rapporto con I'uomo, della sua laicità e delle vocazioni "femminili" che hanno nella verginità e nella maternità - intese nel senso più ampio - la loro principale e più significativa realizzazione. E’ un disegno che nasce fin dal "principio", cioè dalla creazione di Dio che sta all'origine di ogni vivente (capitolo III) e che si delinea sempre più chiaramente nel binomio Eva-Maria (capitolo IV) nella contemplazione della donna-madre di Dio (capitolo Il) e della chiesa-sposa di Cristo (capitolo VII); e che trova la sua definitiva rivelazione in Gesù di Nazareth (capitolo V), il quale ha indicato nell'"ordine dell’amore" (capitolo VIII) la misura della "dignità" della donna e la valorizzazione della sua femminilità che si esprime soprattutto nelle due dimensioni fondamentali della maternità e della verginità (capitolo VI). Ognuna di queste tematiche - sulle quali è bene ritornare da parte della comunità cristiana - é aperta a riflessioni e ad applicazioni che toccano non solo la vita della donna, ma quella della società in generale, per la quale sono determinanti i valori, le esperienze, le energie, le prospettive e le speranze che attraversano I’universo femminile. Le violenze e le sconfitte subite dalle donne nella vita quotidiana non cancellano "questo cammino verso nuovi traguardi". Si tratta di costruire una umanità nuova fondata sul rispetto dei diritti e della dignità di ciascuno e sull’amore vicendevole; ma questo non avverrà se uomini e donne come "unità dei due" (M.D. 17) non decideranno di camminare insieme. La "donna curva che non poteva in nessun modo stare diritta" (Luca, 13,10-13) può ben rappresentare la storia della donna e di tante donne di ieri e di oggi, particolarmente là dove sono gravate - a motivo delle condizioni sociali di estrema povertà e di culture arretrate - dal peso di antiche discriminazioni ed emarginazioni. Come Cristo che, incontrando sulla stessa strada la donna curva "si accorse di lei, la chiamò a sé e le disse: sei guarita!" (lb.), così la chiesa invita oggi la donna ad alzare la fronte e lo sguardo nella consapevolezza della sua "dignità" che solo nel dono di sé agli altri può esprimere pienamente se stessa.
 
 
 

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