LA CATECHESI COME ITINERARIO DI EDUCAZIONE ALLA CARITA'
di Luciano Baronio
La catechesi è una dimensione permanente della vita cristiana e della pastorale con la quale vengono educati i fedeli, cominciando dai più giovani, alla comprensione dei contenuti della fede e alla attuazione pratica nella vita facendo di essi non solo dei cristiani maturi ma anche dei testimoni capaci di "dare ragione della propria fede" a coloro che incontrano. La catechesi è necessaria in ogni tempo e per tutte le età della vita soprattutto in preparazione alla recezione consapevole e futtuosa dei sacramenti. Essa ha nel comandamento più grande quello dell'amore di Dio e del prossimro, indicato dal Signore, il suo vertice e la sua finalità. Perciò si può dire che il prodotto finito della catechesi è il cristiano che ama Dio e il prossimo. Dimensione che riguarda la vita del singolo e della comunità.
l. INTRODUZIONE
Tra le vie di educazione alla carità vi é la catechesi. Già l"‘Acerbo nimis" (1905) di Pio X - che è la prima enciclica sulla catechesi della storia della Chiesa - sottolinea il primato della catechesi nella missione della Chiesa, e la mette in rapporto "con la vita quotidiana". La Catechesi tradendae di Giovanni Paolo II lega la catechesi alla cultura, mettendola in diretto rapporto con l’ambiente di vita dell’uomo e con la sua responsabilità in esso. Il Concilio, "grande catechismo dei tempi moderni" (2), secondo uno spirito di incarnazione che lo pervade ha domandato una catechesi per la vita cristiana che risponda ai problemi e alla mutata sensibilità dell’uomo di oggi. Nello spirito della ecclesiologia del Vaticano II che pone la comunità al centro e la vuole soggetto di pastorale organica, la Parola di Dio insieme con la liturgia e la testimonianza della carità, sono da considerarsi dimensioni essenziali e tra loro complementari della stessa comunità voluta dal Signore. E' la Scrittura che le presenta unite: "I discepoli erano assidui nell’ascolto della Parola di Dio e nella dottrina degli apostoli, nella frazione del pane e nella carità fraterna" (Atti, 2,42). Solo vivendo questi tre momenti che corrispondono alle sue tre dimensioni costitutive la comunità cristiana, si costruisce e cresce. Pastoralmente perciò "è necessario prendere piena coscienza del rapporto indissolubile tra catechesi, sacramenti e azione caritativa". In questa logica la catechesi è si chiamata, con l’annuncio e l’approfondimento sistematico della verità, ad educare alla fede, in un incontro personale con Cristo che conduce al Padre, nello Spirito Santo, ma anche a formare testimoni dell’amore di Dio in mezzo all’umanità. La liturgia é proclamazione della Parola e celebrazione dei divini misteri, ma anche assunzione dei problemi del vivere quotidiano da unire al sacrificio pasquale di Cristo ed insieme stimolo alla comunità cristiana a "proiettarsi nell’impegno della carità e della giustizia, soprattutto nel territorio in cui vive". La testimonianza della carità non sorge isolata ma scaturisce, quasi per connaturalità come frutto sia della catechesi che della liturgia e nel contempo aiuta a ricomprenderle più profondamente e a verificarne l'autenticità e l’incidenza nella vita. La catechesi quindi è una delle vie maestre di educazione della comunità cristiana, non solo alla fede ma anche alla testimonianza di amore. E' su questo aspetto che vogliamo fermare la nostra attenzione.
2. LA CATECHESI
"Catechesi" é una delle parole più ricorrenti nella comunità cristiana del dopo Concilio. Prima di esso era il termine catechismo che indicava sia il testo che l’atto del catechizzare ad essere di uso comune. Catechesi é un vocabolo che deriva dal greco e significa istruzione. In questo senso lo si trova già usato nel Nuovo Testamento (catechein: catechizzare, istruire gli altri) e nei più antichi scrittori cristiani autori dei primi libri per la comunità. Ne abbiamo testimonianza nella Didaché ("Dottrina dei dodici apostoli") nella lettera di Barnaba e nella Prima Apologia di Giustino. Questo fatto evidenzia che la catechesi è antica quanto la Chiesa. Essa é infatti trasmissione viva dei contenuti della fede a coloro che ne hanno già ricevuto il primo annuncio e lo hanno accolto.
La catechesi presenta i contenuti della fede in modo sistematico, con una esposizione completa ed elementare del mistero cristiano con la quale offre ai catechizzandi una visione d’insieme non solo della verità rivelata, ma della vita cristiana nei suoi aspetti essenziali. Perciò la catechesi é iniziazione sia al contenuto della fede, che alla vita sacramentale e alla testimonianza. Essa rivela così la luce della verità ma anche la novità della vita in Cristo, che si pone come antitesi e rottura con il mondo degli idoli pagani, sempre cangianti e sempre presenti, e si fa educazione ad uno stile di vita cristiano da realizzare attraverso un processo di cambiamento sia di mentalità che di comportamento: l’una e l’altro diventano testimonianza davanti al mondo.
La catechesi é: parola - memoria - testimonianza
Il quarto Sinodo dei vescovi, quello sulla catechesi (1977) ha chiaramente affermato che la catechesi è parola, é memoria e testimonianza e aggiunge: "Perché ogni forma di catechesi si realizzi nella sua integrità é necessario che siano indissolubilmente unite: la conoscenza della Parola di Dio, la celebrazione della fede nei sacramenti, la confessione della fede nella vita quotidiana".
La catechesi é parola: essa è annuncio della Parola di Dio che apre alla conoscenza del mistero di Cristo al quale si riferisce come a suo centro". Essa stessa é perciò "è una forma del ministero della parola", ha "il suo primo libro nella Sacra Scrittura" e ha come scopo di presentare non un complesso di verità enunciate astrattamente, ma "la verità che è Gesù Cristo, parola fatta carne". Da qui nasce la necessità di una educazione all’ascolto e alla familiarità con il testo biblico e di una educazione a porre la Parola di Dio in rapporto alle situazioni di vita personali, ecclesiali e sociali. La Rivelazione che Dio é amore e che "ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito" (Gv 3,16) è fondamentale per la catechesi cristiana come lo è "la consegna" da parte di Cristo del grande precetto della carità, che riassume tutta la legge ed i profeti (Mt 22,40).
Il tema della carità è centrale per la vita cristiana e non può non esserlo per la catechesi. Essa deve far conoscere le grandi pagine del nuovo testamento che parlano della carità. Basterebbe ricordare: il comandamento nuovo, il racconto della istituzione dell’Eucaristia unita alla lavanda dei piedi, il giudizio finale sull’amore del prossimo (Mt 25), la testimonianza della primitiva comunità cristiana ("erano un cuor solo ed un’anima sola...tra loro tutto era in comune, nessuno viveva nel bisogno" (Atti 2,42), l’inno alla carità di san Paolo (1 Cor 13), le lettere di Giovanni, ecc.
La catechesi é memoria: la catechesi si fonda sulla Parola di Dio non solo annunciata ma anche celebrata. "In tal modo la catechesi è congiunta con tutta l’azione sacramentale e liturgica», alla quale prepara e della quale sviluppa le potenzialità. Anche la catechesi - non solo la liturgia - é anamnesi, cioè memoria di quanto Cristo ha detto e operato per la salvezza del mondo. Ripresenta le grandi opere di Dio - i "Mirabilia Dei" - che ridiventano attuali perché la Parola si fa "evento". Essa non solo istruisce, ma suscita nella vita dei credenti la risposta dell’amore. E' memoria anche nel senso che introduce nell’alveo di una tradizione di fede che nei simboli - il credo - e nei documenti di fede proposti dalla Chiesa é giunta fino a noi intatta e nello stesso tempo arricchita dalla riflessione e dalla vita delle generazioni che ci hanno preceduti. E' lo stesso Spirito, fonte di verità e di amore, che attraverso i tempi introduce gli uomini nel mistero della salvezza e li rende capaci di dire "si" a Dio nel concreto della loro condizione storica e nell’assunzione dei problemi della vita quotidiana. Se la memoria di quanti hanno risposto con la fede alla Parola di Dio - dalle figure bibliche fino a noi - ci incoraggia e ci rassicura, così le loro opere che la manifestano ci indicano la via che dobbiamo seguire. La Parola accolta ha operato nei singoli e nelle comunità portando frutto "dove il dieci, dove il cinquanta, dove il cento" (Mt 13,1). Anche la memoria storica è fonte di catechesi e catechesi essa stessa. In questo senso più ampio va considerata la logica della redditio - traditio: la fede trasmessa e ricevuta non si dimostra solo con la professione verbale ma anche e soprattutto con la vita donata per amore. Perciò oggi quando si parla di una crisi che affligge le nostre comunità, essa riguarda la traditio non solo del sapere ma anche del vivere.
La catechesi é testimonianza: "La comunità dei credenti é una comunità di uomini che vivono e rendono presente, oggi, la storia della salvezza. La salvezza che la comunità porta con sé, offre agli uomini del nostro tempo, la liberazione dal peccato, dalla violenza, dall’ingiustizia, dall’egoismo. La catechesi pertanto non può separarsi dall’impegno vitale". Questo impegno può assumere forme individuali e collettive; in questo senso la catechesi forma il cristiano e la comunità alla solidarietà fraterna che essi debbono mantenere verso tutti coloro che partecipano allo stesso destino della famiglia umana. La catechesi perciò "deve presentare anche la dimensione sociale del messaggio evangelico. Uno dei compiti fondamentali dell’odierna catechesi consiste nel suscitare e stimolare nuove forme di impegno soprattutto nel campo della giustizia". Una catechesi autentica spinge perciò verso la missione e la testimonianza nella società. In questo senso il sapere della fede diventa il sapere dell’uomo su se stesso e sulla vicenda umana sia individuale che collettiva. La catechesi deve rimanere però cristocentrica anche in questo aspetto evidenziando dalla Parola di Dio la radicale attenzione del Signore verso i poveri e la sorprendente affermazione di Gesù che ritiene fatto a sé quanto si fa per uno di essi anche il minimo. Parola e vita sono correlative, vicendevolmente necessarie e si fondono nella testimonianza. La catechesi è perciò finalizzata a formare dei testimoni, con una pedagogia adatta che rifacendosi alla Parola di Dio, presenta il Cristo come grande testimone del Padre, gli apostoli e le comunità cristiane che da essi hanno avuto inizio, come testimoni del Cristo. Formare cristiani e formare comunità che siano testimoni e dare la prova ai non credenti che il Vangelo non è un fatto passato ma perennemente attuale.
Metodo, linguaggio e luoghi della catechesi
Se le finalità che la catechesi deve perseguire sono quelle indicate è chiaro che il metodo deve essere adeguato e, tenendo conto inoltre che la società é profondamente mutata nella mentalità e nel modo di vivere, vanno ripensati anche il linguaggio ed i luoghi della catechesi.
Il metodo deve dare la possibilità alla catechesi di presentare il messaggio cristiano nella sua integralità comprensiva della dimensione dottrinale, spirituale, antropologica ed esperienziale. Il criterio fondamentale orientativo per la scelta e la valutazione del metodo e la fedeltà a Dio e la fedeltà all'uomo che apre la via ad una pluralità di itinerari di fede in corrispondenza alle diverse situazioni ambientali in cui si trovano i catechizzandi: singoli, gruppi o comunità. Il coinvolgimento non può limitarsi al piano della comprensione intellettuale, ma deve giungere ad esprimersi in decisioni di vita. A questo scopo anche la narrazione nella catechesi ritorna ad essere di grande utilità.
Il linguaggio: é necessario renderlo accessibile affinché avvenga davvero la comunicazione, non trascurando il linguaggio dell’immagine che la sensibilità odierna sente come proprio. E' evidente che l’immagine aiuta assai a leggere le situazioni di vita da evangelizzare e dentro le quali esprimere la propria testimonianza alla luce del Vangelo. E' necessario inoltre che il linguaggio sia proprietà di tutti, specialmente dei meno dotati. Deve avere perciò alcune caratteristiche come, ad esempio, quella di essere accessibile, personalizzato e significativo. Deve inoltre saper educare alla comprensione e alla valorizzazione pedagogica dei simboli: la catechesi infatti non può esaurirsi - anche per quanto riguarda il linguaggio - sul piano esclusivamente naturale ma deve trovare il modo di abbracciare il mistero collocandolo dentro la storia della salvezza e l’esperienza viva della Chiesa, attraverso la forza creativa del simbolo. Come si vede il discorso sul linguaggio é assai ampio ed impegnativo. Non è mai riducibile a pura tecnica, alla cui efficacia quasi infallibile ci si affida, come talora é parso di capire. Esso include invece aspetti ben più profondi. L’insufficienza del linguaggio catechistico perciò non dipende solo dalle parole tecniche o dalle formule difficili ma anche e soprattutto dal suo debole riferimento alla vita. La testimonianza della carità costituisce infatti la più incisiva ed eloquente forma di "linguaggio" comprensibile a tutti, con il quale le opere precedono le parole come in Cristo del quale é scritto che "incominciò a fare e ad insegnare" (Atti 1,1). Non sono perciò sufficienti la trasposizione di vocaboli e il semplice aggiornamento delle formule. I contenuti della catechesi debbono passare dal "libro" ai destinatari di essa: è un problema culturale e teologico non facile.
I luoghi della catechesi: occorre prendere atto di un "processo" di trasformazione dei luoghi e "degli istituti della catechesi che chiaramente coinvolge i responsabili, i destinatari, le finalità, gli argomenti della stessa catechesi". Alla parrocchia, luogo tradizionale, della catechesi, ne vanno aggiunti altri, quali la famiglia, la scuola, la concreta situazione di vita e l’ambiente sociale con la densità dei suoi problemi concreti, delle sue difficoltà e delle sue potenzialità. L’ambiente della catechesi non é più perciò il luogo angusto e provvisorio di una classe bensì la "vita", specie là dove assume l'espressione della comunità, dell’esercizio della professione, della dimensione educativa e dell’impegno socio-politico.
• La parrocchia: "Centro, cuore e casa della catechesi". La parrocchia intesa come una comunità viva e presente al mondo e che si impegna ad incarnare il cristianesimo nelle strutture della vita associata. L’atto della catechesi, facendo parte della funzione profetica della Chiesa, è un atto di tutta la comunità. Tutta la comunità parrocchiale deve sentirsi dunque impegnata al servizio della catechesi, che non è perciò solo funzione del parroco e dei catechisti. La comunità parrocchiale è deputata a diffondere il Vangelo ed é chiamata a rendere un servizio all’uomo in nome di Cristo, rendendo quella testimonianza di carità che il Signore ha raccomandato" e vivendo nella storia il contenuto salvifico della parola. "La catechesi perciò non è un compito puramente individuale, ma si realizza sempre nella dimensione della comunità". “Essa è chiamata infatti con i vari carismi, ministeri e responsabilità ad essere testimone del Signore risorto”. Non è sufficiente perciò che educhi i cristiani alla fede e formi dei testimoni: essa stessa deve proporsi di essere testimone, modello di vita ispirato ai valori e allo stile del Vangelo.
• La famiglia:"...é la prima comunità di fede". "In essa i coniugi cristiani sono testimoni della fede, educatori dei figli con la parola e con l’esempio". Lo fa con lo stile di vita, con i comportamenti quotidiani, con la valutazione dei fatti dell’esistenza nelle conversazioni domestiche, con la scelta delle priorità, nella scala dei valori, con la legge del perdono, con l’educazione al senso della vita come vocazione, alla solidarietà sociale, al dialogo, alla tolleranza, al rispetto dei bambini e degli anziani all’apertura al mondo circostante, soprattutto ai poveri, manifestata attraverso forme concrete di accoglienza espresse anche in forma associata. In questo modo i genitori aiutano i figli ad applicare la catechesi alla vita quotidiana.
• La scuola: una formazione globale della personalità dei giovani non può prescindere, per un cristiano dalla unità dinamica che c’é tra fede e impegno di vita, tra vita e cultura, solidarietà sociale e pace, comunità dei popoli, uguaglianza e giustizia, educazione alla libertà e al dialogo, conoscenza delle culture per un interscambio necessario e vantaggioso: sono temi per un confronto culturale che offrono spazio ad una proposta cristiana ed a un impegno comune anche di chi non crede o è in ricerca di Dio. Importante é il ruolo che svolge l’insegnante di religione sia essa intesa come catechesi o come insegnamento che si inserisce nell’impegno culturale della scuola. "Egli è un testimone: guai se non lo fosse con i carismi del sapere, della virtù e anche della abilità didattica, i quali debbono conferire virtù persuasiva alla sua stessa presenza nella scuola" (Paolo VI).
3. E’ UN ITINERARIO
Parlare di catechesi come itinerario significa mettere l’accento non su atti sporadici, occasionali o temporanei di educazione alla fede e alla vita cristiana, ma ribadire che si tratta di un progetto che copre tutto l’arco dell’esistenza del cristiano, dalla nascita alla tomba. E' formazione permanente che riguarda tutte le età e che é paragonabile ad un cammino con tappe progressive, scandite secondo una legge di gradualità e di adattabilità alle persone, agli ambienti e alle culture. Per cui tutta la vita cristiana diventa un progressivo inserimento nel mistero della salvezza secondo un cammino di fede, i cui momenti forti sono la recezione dei sacramenti, ma il cui punto terminale é la testimonianza di carità nel proprio ambiente di vita.
L’itinerario catechistico perciò sollecita i destinatari ad interiorizzare il messaggio cristiano e ad incarnarlo nella vita. E' un itinerario che partendo dal battesimo dona la consapevolezza di essere figli di Dio, membri di una comunità di fratelli, dove si ascolta la parola, si celebra l’Eucaristia, si vive la comunione e si é chiamati a testimoniare l’amore verso l’uomo, nelle diverse forme di servizio e di diaconia della carità.
L’itinerario da così il senso dell’unità della vita cristiana intesa come sequela di Cristo, superando ogni frammentazione e settorialità indebita. Siccome l’attitudine al servizio non é né facile né immediata
l’itinerario risponde anche per questo aspetto ad una reale esigenza di formazione dei singoli e della comunità. L’itinerario per essere educativo deve però essere attraversato da alcuni atteggiamenti fondamentali:
1) ascolto continuo della parola di Dio;
2) attenzione alla memoria storica delle testimonianze di carità che lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa nelle varie epoche;
3) ascolto dei bisogni reali delle persone che vivono oggi accanto a noi;
4) apertura alla collaborazione e a lasciarsi corresponsabilizzare nelle risposte ai bisogni dei poveri;
5) promozione e formazione del volontariato nelle sue varie tipologie, specie in quelle che privilegiano le forme comunitarie di solidarietà e d’intervento. E' importante quindi educare allo spirito del volontariato perché informi la vita quotidiana nell’esercizio dei doveri e della professionalità. Deve inoltre tenere conto delle diverse età della vita, usando metodi e proposte differenziate:
1) per i fanciulli: non sono capaci di idee astratte ma si formano agendo e vedendo agire. Si tratta di mostrare loro dei modelli; essi acquistano il concetto di bene e di male attraverso l’esperienza pratica della vita;
2) per i pre-adolescenti: scoprono in questa età il valore della propria persona e sono aperti nel contempo alla socialità e alla vita di gruppo;
3) per gli adolescenti e giovani: in essi si manifesta una profonda esigenza di verità e di autenticità; sentono che la coerenza tra la verità e il comportamento quotidiano si matura anche attraverso la coscienza sociale e politica e la totalità nel dono di sé;
4) per gli adulti: sono i destinatari in senso pieno del messaggio cristiano; essi sono consapevoli che le scelte vanno vissute, nella fedeltà e nella continuità; che i valori e gli ideali debbono essere trasmessi alle nuove generazioni, che occorre vivere la corresponsabilità a livello di Chiesa e di società.
4. EDUCAZIONE ALLA CARITA’
Se vi é una parola che - data la sua centralità nel messaggio e nella vita cristiana - ha bisogno di essere ripensata e riscritta continuamente é la parola "carità". Si potrebbe scrivere una "storia" dell’evoluzione dei significati e dei valori che via via le sono stati attribuiti lungo i secoli in rispondenza anche al mutare della sensibilità sociale delle varie epoche. Il suo originario contenuto evangelico non sempre é stato recepito in tutta la sua pregnanza, per cui essa - la carità - ha avuto alterne vicende ora esaltanti ora riduttive con immediato riflesso nel vissuto dei singoli e delle comunità cristiane che accanto a splendide testimonianze hanno offerto talvolta delle "caricature" di essa o degli atteggiamenti mentali e di comportamento (peccato) in contrasto con le esigenze del "primo e più grande" dei comandamenti e in oblio della sua dimensione comunitaria. Occorre risalire alla sorgente, a Dio "che é amore" (1 Gv 4,8), per scoprire il vero volto della carità, i cui lineamenti sono stati tracciati da Cristo con la sua parola e la sua vita e che la grazia dello Spirito Santo e la riflessione teologica stanno ridisegnando al vivo.
Perciò secondo una più moderna e illuminata coscienza cristiana e le indicazioni del magistero, la carità va intesa non solo come "misericordia" che si traduce nelle opere che la esprimono, ma anche come impegno per la giustizia:
- una carità che risponde ai bisogni attuali secondo l’evoluzione del fenomeno della povertà: i poveri sono anche i malati, gli anziani, i disoccupati, gli emigranti, le famiglie in difficoltà, gli handicappati, gli immigrati del Terzo mondo, i profughi,
- una carità perciò che diventa azione: si traduce in opere, in interventi stabili e coraggiosi, possibilmente risolutivi;
- una carità che non è elemosina, e che non é dare qualcosa, ma è dare se stessi;
- che non è assistenza, ma che è camminare insieme, condividendo la situazione altrui;
- che é promozionale: tende a liberare le persone dai condizionamenti e a renderle capaci di essere protagoniste della propria esistenza;
- che mette la persona al centro privilegiando il rapporto personalizzato nel quale non solo si da ma si riceve;
- che é a misura dei bisogni ma anche delle potenzialità di ciascuna persona o comunità;
- che é universale nel senso che abbraccia tutti gli uomini vicini e lontani;
- che ama tutti ma ha una preferenza, quella per i poveri, attorno ai quali si sviluppa il senso della solidarietà
Educare ad una carità così concepita significa:
- favorire uno stile di vita diverso nella comunità basato su un costume di partecipazione e di coinvolgimento contro il costume della delega e della occasionalità, cioè dell’opera buona da compiere in alcune circostanze soltanto;
- introdurre il metodo del lavorare insieme privilegiando l’impegno con il gruppo e con la comunità;
- impegnarsi non solamente per i poveri ma con i poveri,
- non assistere ma promuovere; non dare ma servire; non delegare ma agire in prima persona; non singoli atti isolati ma impegno globale di vita; non limitarsi agli effetti ma cercare le cause; non soluzioni consolatorie ma cambiare le situazioni; non progetti astratti ma risposte concrete ai bisogni sociali.
5. LA COMUNITA’ CATECHIZZANTE
"La Chiesa è la grande catechista ed insieme la grande catechizzata". La comunità cristiana soggetto primario della pastorale deve farsi carico in quanto tale dell’annuncio, della liturgia e della testimonianza della carità. Anche l’educazione alla carità perciò è compito di tutta la comunità cristiana, la quale e chiamata a far catechesi principalmente per quello che essa è". Come Cristo, la comunità cristiana é chiamata ad "evangelizzare i poveri" come segno che il regno di Dio è presente! Ciò comporta una scelta preferenziale per i poveri come ha fatto Cristo. E' una scelta non solo in via di principio ma concreta e storica che fa della condivisione della vita, dell’assunzione delle ansie dei poveri un impegno di fedeltà a Cristo, oltreché all’uomo. La scelta interessa tutta la vita pastorale perché si tratta di (formare coscienze attente a questo problema e di costruire comunità dove i poveri si ritrovano come a casa loro perché vengono considerati su di un piano di uguaglianza. La comunità cristiana anche in questo modo si fa vera protagonista della diffusione della fede; essa passa si attraverso la predicazione, ma anche attraverso la testimonianza della vita. Che il Signore Gesù, morto sotto Ponzio Pilato, fosse risuscitato appariva evidente nella comunità dei suoi discepoli, anche dai prodigi di trasformazione morale e dalla vita di carità che in essa operava con la sua grazia. Non vi era prova più valida della verità del messaggio predicato. Nella comunità di Gerusalemme essi non vi erano indigenti perché tutto era tra loro comune. Qui la parola "mostrava" ciò di cui era capace. Anche i catechismi sono da considerare libri della comunità e per la comunità mediante i quali essa racconta non solo la sua fede, ma trasmette altresì le esperienze più significative vissute dal popolo lungo i secoli e manifestate attraverso la comunione e il servizio svolto nella vita quotidiana, sia personale che sociale.
6. IL CATECHISTA TESTIMONE
Il catechista é inviato dalla comunità ad "istruire". Egli non insegna a nome proprio ma a nome della Chiesa. Il servizio della Parola che egli annuncia esige da lui l’impegno di tutta la persona. E' testimone: come trasmettitore fedele della dottrina della Chiesa e come credente, che manifesta la propria fede con le opere, per cui ogni incontro di catechesi é all’insegna di una parola più vissuta che detta. Se egli non fosse un testimone, si ridurrebbe ad essere un semplice ripetitore di parole altrui. Egli ha una mediazione da compiere che si sviluppa tra la parola e i destinatari di essa, tra il testo di catechismo ed i catechizzandi, tra la comunità e i singoli, tra la fedeltà al messaggio evangelico e la fedeltà all’uomo. Per poter svolgere pienamente questo ruolo il catechista deve conoscere anche i problemi sociali del territorio, le povertà, i metodi, almeno empirici, di rilevazione dei bisogni, le esperienze caritative della storia della Chiesa e le testimonianze attuali per poter educare e guidare gli alunni introducendoli nelle vie concrete della carità, valorizzando anche le esperienze in atto come, ad esempio, quelle del volontariato nelle sue varie tipologie.
Si tratta di proporre vie percorribili: quali, ad esempio:
- la solidarietà di base che nasce a livello orizzontale e si nutre di azioni quotidiane;
- l’educazione alla pace intesa come valore-sintesi che riassume ed esprime una diversa qualità della vita;
- l’educazione alla mondialità "come atteggiamento di apertura universale agli altri" per il quale "il cristiano - e la comunità - viene ad assumere in sé le aspirazioni di tutti gli uomini, per dedicarsi con spirito di povertà al loro servizio. Non pura filantropia dunque ma impulso ad edificare sulla terra la famiglia di Dio nella verità, nella giustizia, nella speranza".
7. I CATECHISMI
Il Vaticano II avendo aperto l’epoca della "Catechesi per la vita cristiana" ha reso necessario testi di catechismo con caratteristiche diverse da quelli in uso prima del Concilio. Si richiedeva infatti una stesura più aggiornata teologicamente e più adeguata all’uomo di oggi nel linguaggio e nei metodi. Sono nati così dei testi che presentano i contenuti della fede come eventi di salvezza svolti nella storia, aiutando però le persone a cogliere non soltanto quello che Dio ha fatto per il passato, ma ciò che Dio fa anche oggi e quello che ci chiama a fare ora con Lui. I nuovi catechismi risentono evidentemente della preoccupazione teologica di entrare in dialogo con la cultura della società odierna. Anche se il rinnovamento della vita cristiana non avviene precisamente con la sola acquisizione di nuove categorie culturali, ciò é assai importante. La Chiesa italiana dunque attribuisce ai catechismi una funzione ben più ampia di quella di essere semplici sintesi dottrinali.
E' stato preparato un catechismo per ogni età che risponda da un lato alle esigenze di un annuncio progressivo e dall’altro alle esigenze dei destinatari. I singoli catechismi fanno parte di un progetto complessivo, il progetto catechistico italiano che in questo periodo é sottoposto a verifica da parte degli organismi ecclesiali competenti.
I catechismi dovendo servire la catechesi nella sua globalità debbono presentare il messaggio in modo completo non esclusa la dimensione caritativa. Per rispondere pienamente a questo compito: debbono essere attraversati da alcune verità fondamentali: quali la paternità di Dio, Gesù Cristo che rivela l’amore di Dio per noi, la Chiesa comunità che vive e testimonia l’amore, lo Spirito Santo anima della Chiesa e sorgente di carità.
Debbono inoltre educare ad atteggiamenti che creino una controcultura fondata sulla gratuità, la solidarietà, la condivisione, l’ascolto, la ricerca dei bisogni e delle cause, l’accoglienza, la riconoscenza, la fortezza, il coraggio, il senso della responsabilità, la rinuncia, il perdono, il servizio, la comunione, la missione. Atteggiamenti che si traducono poi in comportamenti personali e comunitari.
Debbono essere inoltre i catechismi arricchiti di testimonianze e di proposte di vita che aiutino a tradurre nel concreto le scelte morali e siano adatte alle varie età. Le testimonianze debbono privilegiare, per essere alla portata di tutti, l’aspetto feriale e ordinario della vita di famiglia, di parrocchia, di impegno nel lavoro, nello studio, nella professione ecc. Sono di grande utilità infine le citazioni di passi biblici, patristici, liturgici ed anche di autori contemporanei attinenti al tema della carità.
8. CONCLUSIONI
Dal Concilio ad oggi un processo vitale si é sviluppato: si é passati dal catechismo alla catechesi, dalla catechesi come atto limitato alla catechesi come fatto globale che investe tutta la vita cristiana e che si traduce in un itinerario - formazione permanente, catecumenato - di maturazione delle persone e delle comunità, sempre aperto alle acquisizioni della fede e al "dovere della carità in forme consone ai bisogni e ai tempi. "La carità resterà sempre per la Chiesa il banco di prova della sua credibilità nel mondo. Da questo riconosceranno tutti - ha detto il Signore (Gv 13,35) - che siete miei discepoli". In questo senso solo una comunità che ama può indurre alla fede. Concludendo, come asserisce autorevolmente il documento di base della Cei sul rinnovamento della catechesi "occorre conservare alla catechesi il suo ruolo originale di incarnazione della Parola rivelata calando il contenuto nel vivo della problematica umana in modo che l’itinerario catechistico diventi un cammino insieme a tutta la comunità che abilita i catechizzandi a testimonianze nella storia quello che si celebra nella liturgia e prima ancora si professa nella fede". |