Lo Spirito Santo, Maria e la chiesa
Il tempo pasquale che stiamo vivendo, guidati giorno per giorno dalla liturgia che ne sviluppa la grazia inesauribile, ci invita a vivere sempre nella gioia l’evento più grande della nostra fede, cioè la risurrezione del Signore, dal quale tutto discende. La vita della chiesa non può che essere pasquale, avendo in sé, per opera dello Spirito Santo, il movimento vitale che va dalla morte alla vita, dalla mortificazione alla libertà, dall’abnegazione di sé alla carità, dal distacco del peccato e dall’attaccamento che crea, alla grazia che lo scioglie, dal distacco affettivo ed effettivo delle cose al primato della spiritualità, dal dubbio umano alla fede divina, dono di Dio, professata dall’intelligenza e dal cuore. Questi frutti della Pasqua maturano progressivamente in noi, se l’animo si apre al senso della grandezza di Dio, che porta all’adorazione umile ed estatica che si manifesta in una beatitudine interiore, così sovrabbondante da non mancare di nulla.
Ci fa entrare in un mondo Divino
Di fronte a questo le misure umane sono di loro natura inadeguate: si entra in un mondo divino, che ha bisogno per esprimersi di un linguaggio nuovo che solo l’amore può dare, perché “l’amore - come afferma S. Giovanni - è da Dio”. E Dio ha parole nuove. Dunque il tempo pasquale è grande - va detto con forza! - è il più importante di tutto l’anno liturgico. Lo è più della Quaresima, la quale non perde ciò che è e che dona, in preparazione alla Pasqua, attraverso un cammino penitenziale e battesimale, ma più grande è quello pasquale: infatti è più ampio come estensione - cinquanta giorni invece di quaranta - ma soprattutto è la estensione nel tempo della Pasqua che è la meta ed il compimento dell’opera di salvezza operata da Cristo Signore. Dunque giunti a fatica sulla vetta, non potevamo scendere in fretta, occorreva sostare a lungo ammirando e contemplando come le donne e gli apostoli, prima incerti e increduli, e poi credenti e annunciatori gioiosi. Per tutti vale l’apparizione a Tommaso, che proferì la più alta professione di fede: “Signore mio e Dio mio”, che la chiesa fa propria, in faccia al mondo. La Pasqua porta con sé la remissione dei peccati, la grazia, la libertà, la gioia, il canto, la vita, la pace, il regno dei cieli, la nuova creazione. E ogni dono va gustato.
Lo Spirito Santo, primo frutto della Pasqua
Ma il più grande frutto della Pasqua è il Dono dello Spirito Santo, la cui scaturigine è anzitutto il cuore trafitto del Signore sulla croce e l’atto supremo con il quale, come scrive S. Giovanni “rese lo Spirito”, lo stesso comunicato da Gesù agli apostoli la sera di Pasqua, quando alitando su di loro, disse “ricevete lo Spirito Santo” e soprattutto nel grande evento della Pentecoste, cinquantesimo giorno della Pasqua, segnato da prodigi e segni esterni così straordinari da creare grande stupore negli abitanti e nei pellegrini della città cosmopolita di Gerusalemme, dove avvenne il primo grande annuncio al popolo, fatto da Pietro, della resurrezione di Cristo, costituito da Dio Padre, Signore e Salvatore, dell’uomo e dell’universo. Lo Spirito del Signore riempie l’universo.
Lo Spirito del Signore riempie l’universo
Lo Spirito di Dio dà voce ad ogni cosa, dà unità ai linguaggi – il contrario di quanto è avvenuto a Babele dove le lingue degli uomini si confusero - unità alla molteplicità delle cose, perché non vinca la dispersione ma convergano insieme verso Cristo, “alfa ed omega, e principio di ogni cosa”. L’umanità, l’universo, i doni ed i carismi che hanno in lui la sorgente, messi al servizio dei fratelli che glorificano Dio ed edificano la chiesa. Non solo la Chiesa, ma il mondo e l’umanità, “campo di Dio” dove egli opera, senza posa, donando largamente quei “semi di verità” e di bene che lo manifestano e a Lui conducono. Chi alla fine vincerà? il bene o il male? Ciò che vediamo è tutta la realtà o solo ciò che più appare? Che cosa dura di più, le cose visibili o quelle invisibili? Ciò che è nascosto è certamente più profondo e più grande, e che sarà svelato.
Maria, la discepola, la madre e la sposa, modello della chiesa.
La madre di Cristo, già resa feconda per virtù dello Spirito Santo, fu la prima discepola del Signore e come tale anticipazione della chiesa, anch’essa vergine per la fede conservata integra e madre perché genera figli per opera dello Spirito Santo. La chiesa è sposa del Verbo di Dio che la ama e la santifica per renderla “senza macchia, senza ruga e splendente di bellezza”. Ambedue, Maria e la chiesa, sono le donne della promessa e dell’attesa. È guardando a Maria che la chiesa comprende se stessa e può, con verità, cantare con essa lo stesso cantico del “Magnificat”. Ed è attraverso Maria dalla quale nacque il Cristo che a Lui siamo condotti per la via maestra voluta da Dio. La madre affidata al discepolo Giovanni è la stessa già dichiarata dal Figlio suo beata, perché “ascolta la Parola di Dio, la custodisce nel cuore e la mette in pratica”.
Il mese di maggio, dedicato a Maria onorata mediante la recita del S. Rosario, personale, in famiglia, nei gruppi disseminati nella propria parrocchia, ci unisce, con lei, nella contemplazione dei misteri gaudiosi, dolorosi, della luce e i misteri gloriosi della vita di Cristo. E’ anche il mese della Pentecoste che si rinnova particolarmente nella celebrazione del sacramento della cresima. L’umanità ha bisogno dello Spirito di Dio ed ha bisogno di Maria, perché ridiventi più umana, anzi materna nel confronto dei suoi figli e non matrigna! E noi vogliamo nella nostra vita onorare lo Spirito Santo e Maria ed invocarli insieme perché Dio li ha uniti indissolubilmente. |