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MISERICORDIA DI DIO E VITA NUOVA

Quale eco alle parole del Santo Padre Francesco rivolte, domenica 17 marzo 2013,  alla folla che gremiva piazza S. Pietro per la preghiera dell'"Angelus", offriamo la presente riflessione sul tema della misericordia di Dio particolarmente importante nel tempo della quaresima che ci invita a riconoscerci peccatori, con animo penitenziale, ma nello stesso tempo ad invocare Dio che "non si stanca mai di perdonarci".

Misericordia, perdono e indulgenza

Misericordia, perdono e indulgenza sono tre realtà spirituali, tra loro strettamente legate. La misericordia precede e sta all'origine perché è la sorgente dalla quale scaturiscono il perdono e l'indulgenza. Il perdono riguarda la colpa commessa, l'indulgenza la pena conseguente, dovuta al peccato ed a ciò che ha lasciato di negativo in noi e negli altri. La misericordia spinge a perdonare ciò che si avrebbe il diritto di punire. E così, avviene, come afferma S. Paolo, che dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia, per i meriti di Cristo. Tutti sentiamo volentieri parlare di misericordia più che di giustizia: la prima ci conforta, la seconda ci fa temere. La misericordia la invochiamo perché sappiamo di averne bisogno davanti a Dio ed anche davanti agli uomini. Infatti tutti, come dice la S. Scrittura, pecchiamo in molte cose. Ammetterlo però non è facile, bisogna essere umili e veri. Ma solo se lo si riconosce si è perdonati. L'uomo più è maturo più lo sa e più è clemente verso gli altri. Anzi, di più: il giusto guarda i suoi errori, prima che quelli degli altri e "accusa se stesso", - come afferma la Parola di Dio - diventando così uomo di pace.


La misericordia di Dio

La misericordia è una prerogativa di Dio. La Bibbia gli attribuisce "viscere di misericordia" ( Lc 1,78) per indicare quanto sia profondo in Lui questo sentimento. Egli insegna a nostra consolazione che: "nel giudizio ha la meglio la misericordia" e: "Misericordia voglio e non sacrificio". E' la misericordia che perdona i peccati, che svela il vero volto di Dio. Allora l'uomo impara, per esperienza, chi è Dio. Ciò non significa che Dio si dimentica di essere giusto. Dio è giusto perché giudica secondo verità. Non confonde le cose per falsa accondiscendenza; non è accomodante, ma buono: cosa ben diversa! Ciò rende ancora più grande e più apprezzabile il suo perdono proprio perché Egli solo sa valutare fino in fondo la gravità del peccato e dell'offesa. Il suo non è mai un perdono facile, ma esigente, perché costa. E' un perdono esigente perché è un atto di amore. Non si può fraintendere e dire come lo stolto : "Dio non vede, Dio non se ne cura" (Salmo).
Un perdono a buon mercato - passi la parola - non è apprezzato neanche nei rapporti umani. Sarebbe falso perché sottovaluta la gravità del peccato e soprattutto l'offesa alla santità di Dio. Dio è "misericordioso e giusto", insieme. Il perdono rispetta le esigenze della giustizia, anche se le supera per i meriti di Cristo che per noi ha pagato il debito. E' così che avviene nel sacramento della riconciliazione. Il peccato è riconosciuto e confessato, giudicato e perdonato, per Cristo e sotto l'azione dello Spirito Santo. E' in seguito a questo evento sacramentale che Dio ci reintegra nel suo amore, fino a far festa per il figlio ritornato. Come il prodigo della parabola. Va da sé che non ci si può autoassolvere. Anche, umanamente, nessuno è giudice in causa propria. Solo il presuntuoso crede di esserlo, ma sbaglia, perché l'orgoglio altera la vista ed il giudizio. Invece con il sacramento ci si sottopone umilmente al giudizio della Parola del Signore e al ministero della riconciliazione che il Signore ha affidato agli apostoli: "A chi perdonerete i peccati resteranno perdonati, a chi non li perdonerete resteranno non rimessi". Per cui è atto peccaminoso andare all'eucarestia, senza confessarsi, quando si sa in coscienza di aver commesso colpe gravi. Anzi è sacrilegio!

L'indulgenza plenaria

Senza la misericordia e senza la giustizia non si può comprendere le ragioni ed il valore dell'indulgenza. Il perdono ricevuto nel sacramento della penitenza, "cancella la colpa, ma non rimette la pena detta temporale," da scontare in Purgatorio, se ciò non avviene in vita. Infatti il perdono dei peccati toglie la condanna ma non cancella le conseguenze interiori e sociali degli atti compiuti. Per questo c'è da riparare il male compiuto (chi ha rubato deve restituire, chi ha tolto l'onore ad altri deve riparare, ecc), a se stessi e agli altri, nel piccolo e nel grande. L'indulgenza perciò è figlia della misericordia e della giustizia, dell'impegno personale di riparazione, ma soprattutto della grazia che guarisce il cuore, dall'affetto al peccato, dall' " attaccamento malsano alle creature", persone e cose, dalle abitudini e dalle inclinazioni cattive, dalla debolezza della volontà e dal senso di colpa che spesso blocca la crescita spirituale ed umana delle persone. Il peccato intacca spirito, cuore, corpo e le relazioni con gli altri che risentono del disordine, dello squilibrio e delle divisioni interne alla persona. Anche se perdonato il peccatore resta debole e incline al male e si fa perciò più arduo il suo cammino verso la santità. Ha bisogno di grazia. Occorre che il cuore, l'immaginazione e la memoria siano perfettamente liberate dal fascino del vizio e del peccato: dal peccato si esce completamente solo attraverso un lungo cammino di purificazione e di sofferenza.
L'indulgenza perciò non è una cosa "magica" ma è insieme conseguenza e frutto di un cuore ridiventato puro e capace di uno slancio nuovo di amore a Dio e al prossimo, grazie anche alla preghiera di intercessione della comunità e alla comunione dei santi, per la quale noi siamo resi partecipi, per grazia, dei meriti del Signore Gesù, della Vergine Maria e dei santi. Tale completa purificazione libera dalla cosiddetta pena temporale del peccato, espiata la quale è tolto ogni ostacolo alla piena comunione con Dio e con i fratelli. Si avvera qui in modo singolare la Parola del Signore: "Non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù".

Le opere di misericordia e l'indulgenza

Non basta chiedere misericordia a Dio, occorre usarla con il prossimo, perdonando e amando. Un "segno della misericordia di Dio, oggi particolarmente necessario, è quello della carità, che apre i nostri cuori ai bisogni di quanti vivono nella povertà e nell'emarginazione". Questa affermazione di Giovanni Paolo II apre ad una novità nella prassi della indulgenza: offre cioè la possibilità di lucrare l'indulgenza esercitando le opere di misericordia. La salvezza non viene solo dalla penitenza, ma anche dall'amore. La carità infatti copre la moltitudine dei peccati (1 Pt 4,8). Questo non giova solo a coloro che ne sono i destinatari immediati, ma promuove una nuova qualità di rapporti ed un nuovo clima sociale improntato al rispetto delle persone e all'aiuto vicendevole. Sono gesti concreti in risposta a bisogni concreti. Non è possibile perciò ottenere misericordia se non passando attraverso il prossimo, che invece spesso preferiremmo ignorare.
La parola di Dio ci assicura "Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia". Così le opere di misericordia assumono un nuovo pregio ed una nuova natura che va al di là del gesto. Qui trova giustificazione anche il messaggio che Giovanni Paolo II° fece per i carcerati ed il suo appello per un gesto di clemenza che non è contro le esigenze della giustizia, ma vuole essere un atto di avvicinamento a chi ha sbagliato perché non si senta irrimediabilmente perduto e tale non sia considerato dalla società. Uno può sbagliare anche molto, ma può anche redimersi. Spingerlo in questa direzione giova a lui e a tutti. Ed è gradito al Signore il quale ci ha raccomandato di " visitare" i carcerati: "Ero in carcere e mi avete visitato". 

Amati, amiamo


Largamente perdonati non possiamo essere come prima. Perdonati da Dio perdoniamo, beneficati, amiamo e doniamo. Nella vita di tutti ci dovrebbe essere uno spazio, secondo la misura possibile a ciascuno, per gesti completamente gratuiti a beneficio del prossimo o della comunità, compiuti con discrezione, umiltà e gioia. Questo è tempo di riconciliazione e di pace: sospinti dal vento dello Spirito camminiamo su questa via che Papa Francesco ci ha indicato.

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