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RITIRO SPIRITUALE
"IL SILENZIO"
Mons. Luciano Baronio
 
S O M M A R I O
 
 
I – Ambientazione del tema e introduzione
 
II – Le dimensioni del silenzio secondo la Bibbia
a – La Bibbia parla del silenzio
b – Il silenzio ricerca di Dio
c – Ascolto del cuore e ascolto “religioso” di Dio
d – Il silenzio di Dio che ascolta l’uomo
 
III – Il silenzio come ascolto del prossimo
a – E’ necessario per un rapporto personalizzato con gli altri
b – E’ lasciarsi completare dagli altri
c – Secondo una legge di gradualità
d – Rende più eloquente la parola
e – Ascolto dei bisogni del prossimo
 
IV – Il silenzio come ascolto di se
a – Rispettare se stessi
b – Ritrovare se stessi e la propria libertà
c – Prendere coscienza delle proprie capacità
d – Dominio nell’uso della parola
 
V – Il silenzio della comunità
 
VI – Il silenzio profezia di un modo diverso di vivere
  
I - AMBIENTAZIONE DEL TEMA E INTRODUZIONE
 
Certo conoscete il tema che è stato assegnato a questa catechesi. Trattandosi di catechesi può sembrare strano che sia stato scelto ”il silenzio”. Di solito nella catechesi si sceglie un tema che riguarda Dio, Gesù Cristo, la Parola di Dio, i Sacramenti, il nostro essere chiesa. Difficilmente un tema come questo entra ordinariamente come argomento in una catechesi. A me pare invece che chi l'ha suggerito abbia fatto cosa buona, perché il silenzio non è solo una cosa concreta di cui parlare, ma qualcosa che riguarda la vita spirituale, nella quale ha sempre avuto una grandissima importanza. Ma é soprattutto alla luce della Parola di Dio, che comprendiamo quanto sia necessario. “ Vieni nel silenzio e parlerò al tuo cuore” dice il Signore attraverso il profeta Osea.
Il silenzio per noi che siamo immersi in un tempo caratterizzato da una comunicazione verbale pressoché continua, non è facile. Siamo assaliti da  troppe parole, siamo ubriacati da tanti messaggi perlopiù contraddittori che non ci dànno tregua. Sovrabbondanza e sciupio delle parole alimentati anche da ciascuno di noi.
Per cui l'uomo, come non mai, sente di aver perso la serenità, l'equilibrio interiore, perché è disturbato e turbato. Lo ricorda anche il Concilio, nel proemio della ”Gaudiun et Spes', quando afferma: ”Se vi è una cosa della quale l'uomo di oggi soffre, è di sentirsi spaccato in due, di sentire che la guerra, prima di essere fuori, è dentro di lui, perché egli è in contraddizione con se stesso e la società che lo circonda non lo aiuta a rientrare in sé; anzi lo butta fuori di sé in ogni momento perché non gli dà pace". Parole che non hanno bisogno di commento perché trovano conferma nella nostra vita. L’uomo oggi può passare rapidamente, da una esaltazione esagerata, ad una depressione altrettanto esagerata. Ha perso la stabilità interiore. Già S. Agostino affermava: ”In questo mondo così agitato né l'amore né il timore sono stabili e sicuri”. Perché riprenda stabilità e sicurezza l'uomo deve ritrovare se stesso.
Non solo c'é lo sciupio delle parole (come di tante altre cose) ma addirittura la distorsione della parola. Parole con un significato preciso e comprensibile da tutti, vengono  piegate, e talvolta in modo violento, a dire cose improprie. Allora la parola non è più un tramite ma un ostacolo alla comprensione: non comunica ma  nasconde il pensiero. Poi vi è il linguaggio esclusivo proprio di ambienti e di categorie sociali che lo usano al proprio interno e che gli altri non capiscono.
L’ ascolto e il silenzio sono  messi al bando. Pascal arriva a dire che nella società (quella del suo tempo, immaginiamo la nostra) il silenzio era considerato la più grande persecuzione. L'uomo immerso nel vortice della vita ha paura del silenzio perché  è il frastuono lo rende omogeneo all'ambiente nel quale vive. Solo allora gli pare di essere vivo perché segue il corso del fiume. Quando si ferma si sente solo e isolato. Allora si spaventa e si dispera perché avverte quella ” persecuzione del silenzio" di cui parla Pascal che lo fa sentire  vuoto.  
 
II - LE DIMENSIONI DEL SILENZIO SECONDO LA BIBBIA
 
a. La Bibbia parla del silenzio
Parlando del silenzio non si può non ascoltare la Bibbia, che lo esalta senza farne una trattazione. Ne parla secondo la vita, quella del popolo eletto, al quale Dio si comunica. Ora, quando Dio vuole che il popolo ascolti la Parola, prima lo chiama al silenzio e lo fa passare attraverso il cammino nel deserto Infatti prima della entrata nella terra promessa per la celebrazione della Pasqua, prima di ricevere la legge di Dio sul Monte Sinai, prima che il popolo senta di essere “popolo”, e ne prenda coscienza, Iddio gli domanda di stare nel deserto per quaranta anni, perché sia preparato ad accogliere e a comprendere il grande evento di Dio che si rivela. Per cui é Dio che educa il popolo al silenzio per prepararlo ai grandi eventi di salvezza che lo attendono.
Posso fare una citazione in latino? ”Non in commotione Dominus”. Il Signore non parla nel frastuono, nell'agitazione, nella eccessiva emotività. Il Signore parla quando c'é raccoglimento. A differenza degli idoli muti il Dio d'Israele parla, ma la sua Parola deve essere preceduta dal silenzio.
Quando Cristo é nato, dice la Parola di Dio: tutto era nel silenzio: ”la notte era a metà del suo corso quando il tuo Verbo è sceso dal trono regale e si è fatto carne”. Che poesia e che teologia! E quando Cristo, dopo aver vissuto nel nascondimento per trent'anni nella bottega del falegname incominciò a parlare, prima andò nel deserto. Anche durante la sua vita pubblica il Vangelo più volte registra: ”si ritirò tutto solo sul monte a pregare”; ”Passò la notte in preghiera” dice altrove l'evangelista Luca.
Anche nei rapporti con le persone, le più care, come sono gli apostoli, il silenzio è presente. A Pietro, per esempio, la notte del tradimento passandogli accanto lo guarda in silenzio. Pietro viene fulminato da quel silenzio e soprattutto dallo sguardo di Cristo. Quel silenzio era più eloquente di qualsiasi parola. E' il silenzio che Dio, che Cristo, hanno nei nostri riguardi e che noi dobbiamo saper leggere e interpretare particolarmente nei momenti cruciali della nostra vita. Non possiamo tacere il silenzio di Gesù davanti a Caifa, a Erode e a Pilato nel momento supremo della sua vita.
 
b - Silenzio e ricerca di Dio
 
Nella Bibbia non solo vi è il silenzio di Dio, ma vi è il silenzio di colui che ascolta Dio, del popolo che ascolta, di colui che ama Dio e lo va cercando, come nella vita dei profeti, dei giudici, dei re. E’ un silenzio che assume  significati diversi ogni volta. Talvolta il silenzio del profeta significa che non sa cosa dire di fronte alle vicende misteriose e dolorose della vita del suo popolo: non gli resta che abbandonarsi in Dio perché quella é l'unica via che gli sta davanti. “ Attendo in silenzio la venuta del Signore”.
E’ un silenzio che si cambia in stupore quando si è davanti alle sue opere e alla sua manifestazione di Dio, come a Mosé sul monte Sinai, come agli apostoli nella trasfigurazione sul monte Tabor da far dire a Pietro: "Come é bello, Signore, stare qui!". Le uniche parole dette anche a nome degli altri due apostoli. E’uno stupore di ciò che Dio ha operato nel passato, ma anche di ciò che Dio sta operando, di ciò che Cristo ha detto e compiuto, manifestandosi come Figlio di Dio. Lo stupore si trasforma poi in adorazione, che prende dentro e trabocca in gioia e canto "fino a diventare giubilo” come dice S. Agostino. E' così pieno il cuore che la parola non é più capace di esprimerne la gioia. E’ allora che nasce il giubilo, che è un cantare ed un gioire senza parole.
 
c – Ascolto del cuore e ascolto “religioso” di Dio
 
Soprattutto vi è una parola, che indica, nella spiritualità biblica, il senso del silenzio ed è l'ascolto. ”Ascolta, Israele!”: è la prima parola, è l’”incipit”che apre che la proclamazione del decalogo : ”Ascolta, Israele!”. Bisognerebbe far tacere ogni altra voce, per poter sperimentare l’importanza e la densità di questa parola. Ci può aiutare anche la semplice esperienza che possiamo fare davanti al silenzio e alla grandiosità della natura e ammirando l’infinita vastità del cielo stellato. Da soli in un bosco, al mattino presto; ascoltare il canto della foresta, il canto degli uccelli e del ruscello, in silenzio e sentirne l’armonia.
”Israele ascolta!”, ci ripete il Signore, non ti affannare, non ti agitare! dovrai pure agire, ma prima devi ascoltare, metterti in sintonia con Dio, nel clima di una attenzione interiore che prenda tutto l'essere. Anche il piccolo Samuele, suggerito dal sacerdote Eli disse: “Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta“. E’ Dio che non si stanca di ripetere al suo popolo:  “ascoltate oggi la mia voce e non indurite il vostro cuore” perché è il cuore indurito che impedisce l’ascolto. Gli ”ascoltatori di Dio" vengono riempiti di sapienza dalla sua divina parola che svela le cose nascoste in Dio. Essa  é dolce in bocca- come dice il profeta – ma amara nelle viscere perché destinata a purificare la vita.  Ascoltare è questo sentir discendere in noi la sua parola, come il cibo quando non si mangia in fretta o quando si beve non tracannando, ma gustando il vino che dà gioia.
Il Concilio, nella "Dei Verbum” parla precisamente di ascolto religioso di Dio che parla, fatto col cuore. Per la Bibbia è sempre un ascolto del cuore. Se il  cuore è aperto, Dio comunica Se stesso  e le sue parole sono spirito e vita, dirette al cuore secondo il bisogno di chi ascolta, singolo o comunità.
 
d - Silenzio di Dio che ascolta l’uomo
 
Quando ci si mette nell'atteggiamento dell'ascolto non possiamo dimenticare che la Bibbia parla anche di Dio che ascolta l'uomo, soprattutto che ascolta il povero da qualsiasi genere di povertà sia afflitto  e ascolta il popolo nelle sue necessità. Quante volte la Bibbia dice: ”Io ho ascoltato”: è Dio che silenziosamente sta in ascolto del suo popolo. ”Ho sentito il grido del mio  popolo, ne ho visto  le sofferenze, ho ascoltato il grido della vedova, del forestiero e dello straniero”. E’ Dio che si fa ”ascolto” per poter andare incontro a colui che Egli ama.
Il Signore Gesù sulle strade della Palestina stava in ascolto del popolo, dei bisogni dei malati, dell’inquietudine dei peccatori, di quanti lo avvicinavano, ed era in ascolto anche della vita della città, fino a piangere per essa e per la sua sorte. E’ un pianto che scaturisce dal suo amore per Gerusalemme.
 
III - IL SILENZIO COME ASCOLTO DEL PROSSIMO
 
E allora, anche per noi il silenzio, oltre che essere una apertura verso Dio,  é  apertura verso il prossimo. Più si ascolta Dio più si ama l'uomo. Più si é pieni di Dio e più si sente di dover andare verso i fratelli. Lo sappiamo e lo sentiamo che non possiamo separare l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo. Dio non ha bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di Lui, ma il Signore sa che il prossimo ha bisogno di noi, a questi ci manda tanto che ritiene fatto a Sé ciò che facciamo anche al più piccolo dei nostri fratelli.
La vita dai santi è stata così: Santa Francesca Romana, cha aveva quasi quotidianamente delle esperienze mistiche constatate anche dai suoi familiari, é stata una donna attiva nel suo secolo, anche politicamente attiva nel senso che si interessava della città e della situazione di crisi del papato c (c'erano gli antipapi), e la città di Roma era assalita continuamente da eserciti, e provata da pestilenze. Questa donna che aveva il dono della contemplazione infusa, stava in ascolto di Dio, ma anche del prossimo. Per cui non aveva mai finito di dire che bisognava operare continuamente per gli altri. Così dicasi di S. Caterina da Siena e di Madre Teresa di Calcutta che tutti abbiamo conosciuto e ammirato.
 
a - E’ necessario per un rapporto personalizzato con gli altri
 
Il silenzio è necessario per avere un rapporto personale. Non si ama in massa. E in modo generico. E’ necessario un rapporto ”personalizzato” con gli altri, cosa non facile anche all'interno della famiglia, all'interno di un gruppo e di una comunità, perché domanda di essere vuoti di sé per far posto agli altri. Vuol dire che quando ci raduniamo il primo pensiero non é: ”Che cosa mi darà l’incontro con gli altri, ma: ”cosa io sono disposto a dare”. E' guardare le cose in un modo e con una logica diversi. Nel primo caso, probabilmente, torneremmo a casa insoddisfatti; nel secondo, con molta probabilità,  pieni di gioia.
 
b - è lasciarsi completare dagli altri.
 
Silenzio vuol dire anche lasciarsi completare perché ti fa percepire che non sei autosufficiente. Diventi umile, stai preferibilmente nel silenzio, misuri le parole perché capisci che la vita é più grande di te. Quella degli altri che ti siedono accanto, come pure la tua. Solo se stai in ascolto, potrai capire gli altri, e stabilire un vero rapporto d'amore. Lasciarsi completare dagli altri, significa sentirne il bisogno; sentire il bisogno dell'altro e Al contrario significa avere verso di lui un atteggiamento di accoglienza cordiale, che comincia dal saluto, e si fa interessamento per le sue delle condizioni di vita, ben sapendo che se noi abbiamo difficoltà, presumibilmente le hanno anche gli altri, anche se non lo dicono. Hanno le hanno ed hanno bisogno di essere capiti e incoraggiati.
 
c - secondo una legge di gradualità
 
Tutto questo però secondo una legge di gradualità. Non é facile conoscere le persone, solo Dio conosce il cuore dell’uomo. Possiamo farlo anche noi, ma lentamente. Una amicizia intensa che sboccia già al primo incontro rende sospetti. Dobbiamo essere consapevoli che l'amicizia nasce gradualmente dall'ascolto dell'altro. Non c'è da meravigliarsi se all'interno di un gruppo vi é diversità di conoscenza tra persone. Non perché una persona  può essere simpatica e un’altra no: ma perché c’è bisogno di consuetudine di vita e di pensieri. Allora nasce la conoscenza e l'amicizia autentica e può durare non lo spazio di un mattino. Il clima della preghiera cementa la relazione.
 
d - rende più eloquente la parola.
 
Ho letto una frase  che mi ha colpito. Di un personaggio, del quale in questo momento non interessa l'identità, si dice : "E' un piacere ascoltare il silenzio di quell'uomo". Nella nostra vita ci deve essere equilibrio tra parola e silenzio, perché si sostengano a vicenda. Pensiamo ai genitori in famiglia: quante parole vane senza efficacia educativa! Si potrebbe dire, in molti casi, che più c'é abbondanza di parole, meno vi è ascolto da parte dei figli. Non si riflette, prima di rimproverare o prima di fare raccomandazioni o di insegnare. Invece  se si dice: la semplice parola ”Ciao”, con cordialità diventa un saluto gradito. Si apprezza di più una sola parola da una persona che parla poco che molte da chi  parla troppo.
 
e - ascolto dei bisogni del prossimo
 
Ascolto del prossimo, significa: ascolto dei bisogni del prossimo. Il silenzio trova qui una dimensione concreta, fatta di gesti. Un silenzio che diventa azione. Par di capire che i poveri dicano: " Prima dammi da mangiare, poi mi dirai". Oppure: "dammi da mangiare che, con questo, ho già capito tutto quel che mi vuoi dire". L'ascolto produce un rapporto diverso con il prossimo. Chi ha sperimentato la sofferenza sa che a certe sofferenze non c'é altra risposta  che la vicinanza e l'azione che risponde ad un bisogno. San Vincenzo de' Paoli conosceva la sofferenza senza limiti che c’é nel mondo senza che ci sia gente sensibile che si ferma, diceva: "Signore, aiutami perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente". E nelle città  quanti volti indifferenti! Che non vorrebbe incontrarne ma che a sua volta si fa indifferente contagiata dal clima generale. E' un circolo vizioso, un concatenarsi di indifferenza e di estraneità reciproca che fa ammalare le persone. "Fa che non passi vicino al fratello con il cuore chiuso, con il passo affrettato". Vedete come corriamo tutti? poi, è venuta la macchina a rendere ancora più pazza la nostra corsa. In macchina corriamo da un posto all'altro, il che potrebbe far pensare che comunichiamo con più gente ma non è vero perché, chiusi dentro, non comunichiamo più né coi lontani, né coi vicini. Anche il sagrato delle chiese, luogo nel quale, almeno la domenica, ci si fermava a scambiarsi le notizie della settimana e a parlare, è diventato parcheggio - macchine. Cosi, anche la gente che va a Messa, ci va come quando va al supermercato: entra in chiesa, prega Dio che è il "suo" Dio, poi esce prende la macchina e se ne va.
Continua la preghiera di San Vincenzo de' Paoli: "Signore, aiutami ad accorgermi subito di quelli che mi stanno accanto! di quelli che sono preoccupati e disorientati, di quelli che soffrono senza mostrarlo, di quelli che si sentono isolati senza volerlo", perché non sono misantropi. "Signore, dammi una sensibilità che sappia andare incontro ai cuori; Signore, liberami dall'egoismo, perché Ti possa servire, perché Ti possa amare! perché Ti possa ascoltare in ogni mio fratello che Tu mi fai incontrare nella vita". Il Signore ci ha dato un unico grande comandamento quello dell'amore che riguarda Dio e il prossimo. Perciò, è il medesimo Dio che onori nella Parola, nel sacramento e nei fratelli. Quando attendi Cristo nel Natale e rispondi alle attese dei poveri, é sempre il medesimo Cristo che attendi.
 
IV - IL SILENZIO COME ASCOLTO DI SE'
 
Ciascuno di noi quando ha una vita molto presa da impegni, ad un certo memento desidera di chiudersi nella sua stanza e non vedere più nessuno. Non perché gli altri gli siano fastidiosi, ma perché sente che si sta ammalando dentro se non riprende il silenzio. Il silenzio infatti lo aiuta a dare unità alle molte cose cui deve attendere. Il silenzio unifica la vita che ha tante  dimensioni. Diversamente siamo senza un centro interiore che orienta e dà senso ad ogni cosa.
 
a - rispettare se stessi
 
 Il silenzio ci rende capaci di ”rispetto verso noi stessi”. A volte anche nella vita spirituale si fanno delle forzature, perché non si ha la pazienza dovuta con se se stessi, si vogliono bruciare le tappe saltando i passaggi intermedi. Ognuno  ha un ”suo” cammino, diverso da quello degli altri ed è lo Spirito che ritma il mio movimento interiore. Non debbo essere uguale ad un altro, con un confronto sbagliato, ma debbo essere me stesso. Diversamente nascono dei sensi di colpa spaventosi, che bloccano la vita. Ascoltare se stessi comporta prendere coscienza a che punto sto del cammino verso  Dio ed essere in pace perché è Dio che giudica e che valuta alla fine.
Impressione leggere il diario di Papa Giovanni là dove scrive (cito a senso): "Oggi è un giorno grande nella mia vita, perché il Signore mi ha fatto una grazia straordinaria: ho capito me stesso”. ”Leggendo la vita dei santi - é ancora lui che parla - mi ero proposto di copiare quel che essi facevano, ma nonostante i miei sforzi ero sempre al punto di partenza. Ho capito in seguito, con l'aiuto della grazia di Dio, che dovevo trovare la mia via, perché ero diverso da ciascuno di loro e vivevo in un tempo diverso”. E' assai interessante questo ed é molto concreto. Allora vuol dire che ciascuno di noi diventa santo secondo un originale che non si ripeterà e che non c'é stato prima. Leggete la vita dei santi; guardate che sta ridiventando di moda (uso una brutta parola ) scrivere dei santi, studiarne la vita e la personalità. Persino editrici che non sono cattoliche hanno delle collane di vite dei Santi. Siccome il mondo di oggi continua a ripetere le stesse cose e si annoia, sta a vedere che questi personaggi, diversi dagli altri, finiscono per attirare l’attenzione di molti che hanno il gusto di conoscere le persone che hanno parlato poco nella vita e che, per questo, hanno incuriosito molto. Si è curiosi infatti di scoprire i segreti: le cose che tutti sanno non incuriosiscono; sono le cose nascoste e misteriose che attirano.
Anche quando si entra nella dimensione della carità vedendo chi è nel bisogno, noi diciamo:”Ho un vestito in più, ho una radio o una televisione in più, ..... ecc.', che potrei donare, faccio un ragionamento valido, se però lo porto all'estremo la  vita sarà accompagnato dal senso di colpa e non è una buona compagnia! Ci vuole equilibrio. La vita è sintesi di valori diversi, è apertura verso gli  altri nella misura in cui sono capace di avere la misura di me stesso. Solo chi ama se stesso (non per egoismo; non c'é bisogno di specificarlo) riesce ad amare gli altri.  Qui sta la ragione dell'incomunicabilità tra persone, anche in famiglia. Chi ha una immagine sgradevole di sé, che é cosa diversa dall'essere umili, manifesterà anche all'esterno questo malessere, creando disagio anche negli altri.
 
b - ritrovare se stessi e la propria libertà.
 
Allora silenzio vuol dire, ”ritrovare se stessi” e ritrovare la propria libertà. Abbiamo bisogno, ogni volta di riprendere la dimensione della regalità di noi stessi, che ci consente di essere noi i signori delle cose, non le cose di noi. Quanta preoccupazione per le cose, per la macchina, per l’arredamento, per i cellulari da rincorrere, per le comodità delle quali non siamo più capaci di farne a meno. Preoccupazioni per l'abito, per la moda da seguire assolutamente, anche se costa;  per la cura della persona, del corpo che spesso sta al primo posto. Certo la trasandatezza non é raccomandabile, è disordine , non è rispetto né di sé, né degli altri. Tutte cose giuste, potremmo dire, ma occorre misura.
Il silenzio favorisce la libertà anche nei riguardi delle persone. Ogni ambiente nel quale si vive, bene o male, ci condiziona. E' facile legarsi alle persone, lasciarsi condizionare da esse o  mettersi in contrasto con qualcuno. Allora non siamo più liberi. Per riprendere la propria libertà c'é bisogno di riflettere, sia per amare gli altri con una profondità maggiore, sia per ritrovare le ragioni del perdono. Il silenzio crea la giusta distanza perché sia salvaguardata la propria libertà riconquistata e la propria originalità.
 
c – prendere coscienza delle proprie capacità
 
Termino questa parte riguardante l'ascolto di se stessi dicendo che il silenzio aiuta a prendere coscienza delle proprie capacità. Si sostiene infatti giustamente che l'uomo muore, senza aver messo a profitto molte delle qualità che ha dentro di sé. Magari le scopre alla fine. Avviene che non si sospetta nemmeno di essere capaci di fare delle cose solo perché non si é  mai provato. Uno, per esempio, dice: ”Sono timido”, ed allora non fa certe cose perché pensa che la timidezza non glielo permetta. ”Io non sono capace di affrontare la sofferenza degli altri”: c'è gente che effettivamente sta male vedendo gli ammalati e perciò non li accosta, anche se sono familiari. Ho conosciuta un Vescovo che andò a trovare suo papà quando era malato; non era malato grave, eppure il figlio Vescovo, molto sensibile, come entrò nella stanza si sentì male e lo misero a letto. Qualcuno, per impressione sua, dice: ”Non sono capace di fare quella cosa", e non la farà mai, anche necessaria. Ho incontrato un giovane che scriveva poesie e gli ha domandato: ”Tu sei nato poeta?” e lui mi ha risposto: ”No, perché è solo da un anno che mi è venuto in mente di scrivere poesie: sentendo dentro una ricchezza di sentimento ho voluto esprimerla in poesie. Non mi interessa che le leggano gli altri; le legge la mia fidanzata e per me questo basta. Uno dice: ”Sono un egoista, è vero!, ma ora sto scoprendo che sono più sensibile verso gli altri di quanto non sospettassi". Oppure: "Sono malinconico di natura e a forza di pensare che la melanconia é una cosa irrazionale, sto superando questo stato d'animo".
 
d - Dominio nell’uso della parola
 
Ritrovare se stessi significa anche saper dominare la lingua. San Giacomo ci dice: ”Se uno non manca nel parlare é un uomo perfetto; ognuno sia pronto ad ascoltare e lento a parlare”. Ciò esclude il malo uso della parola come avviene quando commentiamo i difetti altrui, quando diciamo calunnie,  maldicenze gratuite, quando diamo delle interpretazioni malevole con le quali vogliamo dimostrare di essere intuitivi e intelligenti. Dio ci ha dato il dono dell’intelligenza e della parola per comunicare in bellezza con gli altri.
 
V - IL SILENZI0 DELLA COMUNITA'
 
Far silenzio da soli ha una dimensione personale, ma la dimensione più bella del silenzio, perché non diventi separazione, é il silenzio della comunità. Quando si è in tanti a tacere, quando si é in tanti ad ascoltare la Parola di Dio, che forza ha la Parola! Ha la forza della commozione. Sapete che al tempo di Esdra si era perso addirittura il Libro della Legge. Quando dall'esilio di Babilonia il popolo rientrò a Gerusalemme in rovine ritrovarono il Libro della Legge, e si misero in piazza per riudirne le parole. Per tutto il giorno un lettore lesse il testo sacro. La gente - dice la Bibbia - ascoltava la Parola di Dio e la trovava nuova perché era stata dimenticata. E l’ascoltava con tale partecipazione da piangere per commozione, da battere le mani per la gioia. Tutti in sintonia.
Per ascoltare in questo modo, bisogna venire all'assemblea con il cuore raccolto, orientato a mettere la Parola al primo posto, perché è Dio che ci parla. Ma spesso non avviene perché siamo appesantiti da noi stessi e così carichi di problemi che finiscono per stare al primo posto, togliendolo alla parola di Dio che non riesce, per colpa nostra, a superare le barriere che si frappongono. Occorre, mediante l’esercizio ascetico, rimettersi in sintonia abbandonando in Dio le cose che ci preoccupano: “Getta le tue preoccupazioni in Dio ed Egli ti salverà” dice il salmo, per poter entrare nella comunità ed ascoltare con gioia la Parola. Detta in assemblea non é lettura, è proclamazione. E' d'obbligo il silenzio mentre si ascolta, dopo che è stata proclamata e prima del canto. La Parola che cade nel silenzio della comunità cade in un silenzio che fa bene all’anima, perché quando viene proclamata la Sacra Scrittura  nell'assemblea liturgica - dice il Concilio - é Cristo che parla. La risposta che diamo alla Parola di Dio attraverso il salmo e il canto, deve essere commisurata alla sobrietà della Parola di Dio. Un canto o una preghiera troppo lunga, disturbano. Non fraintendetemi: non voglio dire che non si possa fare una preghiera prolungata, sto indicando un metodo perché vi sia equilibrio tra Parola e silenzio, tra ascolto e risposta, perché la preghiera non si sfilacci e diventi una distrazione così che quando da si lascia la comunità non si vada via stanchi, ma riposati nello spirito. Come è bello, allora anche il silenzio prolungato dopo la comunione, mentre siamo in una adorazione condivisa. Chi è abituato a parlare a delle assemblee avverte immediatamente se l'assemblea è in profonda sintonia con se stessa perché il silenzio manda delle onde.
 
VI — IL SILENZI0 PROFEZIA DI UN MODO DIVERSO DI VIVERE
 
Quando il silenzio é pieno di tutte queste cose diventa profezia di un modo diverso di vivere, di celebrare, e si fa discernimento  di ciò che lo Spirito dice a noi e di ciò che lo Spirito dice alle chiese, secondo l'espressione dell'Apocalisse. Diventa discernimento di ciò che la comunità ed ognuno di noi deve dire, di ciò che deve fare, di come lo deve dire e di come lo deve fare.
Terminando riassumo citando qualche autore. Un autore scrive: ”La Parola ha valore quando sotto si sente il silenzio" e ”il silenzio é il contenuto segreto delle parole che hanno valore". Sertillange, domenicano, filosofo, studioso di S. Tommaso, afferma che "La ricchezza di un’anima é data dalla ricchezza di quello che non dice". Per i giovani: "La gioventù (il tempo della giovinezza) assomiglia a quella scuola di filosofi dove con un silenzio di più anni si comperava (notate il verbo "si comperava") il diritto di parlare nella vita". La vita dei monaci aveva questo spirito, gli esercizi spirituali di S. Ignazio volevano rispondere a questa esigenza profonda del cuore dell'uomo.
La parola di Isaia può chiudere la catechesi. Per lui il silenzio produce vita:  "La solitudine germoglierà”. ll regno di Dio cresce dentro di noi e cresce anche in coloro che cercano Dio con cuore sincero nelle altre religioni. Quando si ascolta nel silenzio la vita dell'umanità non si é pessimisti, nonostante il male presente nel mondo, perché sappiamo quanti milioni di bambini innocenti ci sono al mondo, quante persone cercano Dio con cuore sincero in ogni latitudine, quanti pentimenti nel cuore degli uomini per il male compiuto. Questo ci fa superare certe superficialità di giudizio per far posto all'ottimismo fondato sul fatto che Dio conosce il segreto delle cose, il segreto della vita. Lui é il segreto non noi! non mettiamoci al posto di Dio, ma alla sua scuola. S. Agostino ha scritto anche per noi nelle ”Confessioni”: ”Non uscire fuori di te, nell'interiore dell'uomo abita la verità. (…) Signore, io ti cercavo fuori, ma Tu eri dentro, eri dentro di me".

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