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CATECHESI E MONDO DELL'EMARGINAZIONE
di Mons. Luciano Baronio



"Dite a Giovanni che i poveri vengono evangelizzati...."(Mt 11, 4-5) perciò il regno di Dio è in mezzo a voi.

 
 
Atteggiamenti nuovi e risposte concrete
 
Il cammino di riavvicinamento della comunità cristiana ai poveri passa attraverso "l'assunzione dei problemi dei poveri". Il messaggio cristiano non sarebbe credibile se non cercasse di affrontare e risolvere questi problemi, non tanto a motivo di una semplice preoccupazione didattica o pedagogica, ma perché esprime una esigenza di incarnazione essenziale al cristianesimo"20. Tutto questo però deve tradursi in atteggiamenti e in risposte concrete.
 
1. Atteggiamenti nuovi
 
Anzitutto è necessario porsi in modo diverso davanti al povero, considerandolo non come un fardello ma come un fratello. Solo con questo spirito é possibile "ripartire dagli ultimi per un nuovo genere di vita"21. Potrebbe allora rinascere la coniugazione di verbi in disuso da troppo tempo, quali: comprendersi, stimarsi, aspettarsi, prevenirsi, camminare insieme22. Tali atteggiamenti saranno autentici se diventeranno quotidiani, ispirando i rapporti interpersonali, dentro e fuori la famiglia, l’esercizio della professione e l'adempimento degli altri doveri del proprio stato.
 
2. Servizi ed opere
 
Dagli atteggiamenti alle risposte concrete il passo dovrebbe essere breve, come dimostrano non poche esperienze che hanno dato vita a servizi ed opere promossi dalla comunità cristiana, animata dall'organismo della carità, o stimolati da altre realtà ecclesiali in servizio dei poveri.

 
Vivere una carità che passa gradualmente dal dono delle cose al dono del tempo, al dono delle proprie capacità, dal dono di queste al dono di se, fino a con-vivere con chi è nel bisogno.
 
 
Queste opere, oltre che rispondere a un particolare bisogno, rivestono il valore di "segno", in quanto richiamano i componenti la comunità al dovere di una carità operosa e continua e, nello stesso tempo, rendono una testimonianza che va ben oltre i confini della comunità cristiana. Basta ricordarne, a titolo di esempio, alcune tipologie:
il centro di ascolto, quale strumento comunitario per la conoscenza diretta dei bisogni della popolazione in genere o di una categoria in particolare: gli stranieri, gli anziani.
le comunità di accoglienza, aperte a persone in difficoltà, con permanenza transitoria, e pronte per ogni tipo di emergenza;
le comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti;
le casa di accoglienza per ragazze madri;
le case-famiglia e le case alloggio;
le cooperative di lavoro per handicappati o per altre categorie di persone in disagio.
A queste tipologie vanno aggiunte quelle ancora più importanti, perché largamente imitabili, che la comunità sa esprimere aiutando le famiglie ad essere se stesse, cioè vere comunità di amore, aperte alla solidarietà anzitutto verso i suoi membri più deboli quali: gli anziani, gli inabili al lavoro, gli handicappati, i malati cronici... L’obiettivo che ci si propone e che le famiglie li trattengano al proprio interno. Cosa non facile perché la famiglia ha paura di sentirsi sola e di esserne troppo gravata. Essa ha bisogno perciò di poter contare sulla solidarietà della comunità e sul reciproco sostegno tra famiglie, anche mediante forme associative.
Per realizzare questo non facile costume di partecipazione alla vita altrui, è necessario superare la mentalità privatistica, assai diffusa in chi ha bisogno e in chi offre aiuto. E' facile che ambedue vivano il loro ruolo in modo sbagliato. Se non cambia la qualità dei rapporti diventa difficile fare il bene e riceverlo. Diversamente chi si interessa dei problemi altrui è considerato un ficcanaso o un invadente nella sfera privata altrui e chi riceve tende a nascondere la sua situazione, perché si sente umiliato di aver bisogno. E' il caso, ad esempio, di famiglie con un figlio drogato o di qualcuno dei suoi membri in carcere.
Esiste poi la realtà di famiglie, che non avendo particolari problemi si trovano nella condizione di potersi aprire all'accoglienza di persone estranee, non legate cioè da vincoli di sangue. Questo avviene quando un minore abbandonato o in situazioni di disgregazione familiare, un anziano o una ragazza madre, vengono accolti in casa. Queste forme di solidarietà sociale, sono incoraggiate anche dalla legge. Si pensi, ad esempio all'affido dei minori. Un’altra forma praticabile é quella dell’utilizzo di ambienti vuoti o abbandonati, che la comunità può impegnarsi a rendere funzionali ad un servizio o ad abitazione per chi è senza casa.

 
Se il povero non è un fardello, ma un fratello potrebbe rinascere l’urgenza di coniugare verbi in disuso da troppo tempo come comprendersi, stimarsi, aspettarsi, prevenirsi, camminare insieme…
 


Queste risposte, alla portata di molte comunità, possono un po' alla volta cambiare la situazione. Si tratta di trovare i canali adatti per una comunicazione efficace, anche di altre esperienze, allo scopo di sensibilizzare la gente.
E' importante, infine, che la comunità possa offrire luoghi di incontro che sviluppino un 'azione preventiva, soprattutto nei riguardi degli adolescenti. In molte parrocchie esistono gli oratori: si tratta di aprirli alla dimensione sociale.
La catechesi non può ignorare, anzi deve proporre queste opportunità che legano molto bene con il suo compito di educare ai grandi valori della pace, della solidarietà di base e della cooperazione allo sviluppo e al senso dell’appartenenza di tutti ad un unica grande famiglia, che ha Dio come Padre.

 
 
Che cosa puoi fare tu e la tua parrocchia per vincere queste povertà profonde? Conosci la sede della caritas della tua diocesi? Come pensi di collaborare alle sue iniziative e proposte? Come coinvolgere tutto il gruppo dei catechisti e tutti i gruppi di catechesi?

Per non ... concludere
 
Mai come oggi ci si accorge che i problemi non si risolvono con i piani tecnici, ma con i progetti di vita. Il nostro grido allora avrà la forza dei profeti, la credibilità dei testimoni e la speranza degli uomini nuovi. In questa prospettiva e con questo impegno:
"La catechesi riesce a conservare il suo ruolo originario di incarnazione, della Parola rivelata, calandone il contenuto nel vivo della problematica umana, in modo che l'itinerario catechistico diventi un cammino insieme a tutta la comunità che abilita i catechizzandi a testimoniare nella storia quello che si celebra nella liturgia e, prima ancora, che si professa nella fede".
Allora la catechesi darà risposte significative riguardo al senso della vita a coloro che l’hanno smarrito, rendendosi capace di formare "uomini riconciliati con se stessi e perciò capaci di comunione"24. E "le comunità cristiane diventeranno luoghi in cui l'amore di Dio per gli uomini può essere in qualche modo sperimento e quasi toccato con mano"25, perché solo una comunità che ama può indurre alla fede.
Solo se i poveri saranno riammessi alla tavola della comunità, in modo che da esclusi diventino commensali, la festa di coloro che credono sarà veramente piena.
 




Note

20     Il rinnovamento della catechesi, 96
21     La chiesa in Italia e le prospettive del paese, 6
22     Giovanni Paolo II a Loreto, 11/04/1985
23     Antonino Bello, Vescovo di Molfetta
24     Comunione e comunità, 61
25     Giovanni Paolo II a Loreto, 11/04/1985

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