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TEMPO DI AVVENTO
 

di L.B.
 

 
I. Siamo all’inizio dell’anno liturgico.
 


 
“La chiesa celebra tutto il mistero di Cristo durante il corso dell’anno liturgico: dall’incarnazione alla Pentecoste e all’attesa del ritorno del Signore” (Costituzione sulla Liturgia, 102) E’ attraverso la celebrazione dell’anno liturgico il quale  “possiede una speciale forza ed efficacia sacramentale” (cfr. “Maxima Redemptionis Nostrae Mysteria”, 1955, citata nella lettera apostolica “Mysterii Paschalis” di Paolo VI, 1965) che  i fedeli comunicano nella fede, nella speranza e nella carità a tutto il mistero di Cristo” (Costituzione sulla Liturgia, 102).
Ciò vale per il tempo forte dell’avvento che apre l’anno liturgico e che ha nel Natale la sua prima tappa importante e nella Pasqua il suo centro e il suo vertice. Natale e Pasqua si richiamano così da non poterli disgiungere. Giova ricordare, in proposito, che la celebrazione dell’Avvento e del Natale sono nati dopo la Pasqua e la Quaresima. Fu in un secondo momento, infatti,  che si sentì il bisogno di celebrare il Natale di Colui che era “Risorto da morte” e di premettervi un conveniente periodo di preparazione, analogamente a quanto fatto per la pasqua, che poi si sviluppò con caratteristiche proprie.
 
·       L’Avvento-Natale, tempo della manifestazione del Regno di Dio in mezzo agli uomini e dell’attesa gioiosa del Signore, esige dai credenti che siano resi visibili ed operanti nella vita gli stessi “segni messianici” che accompagnarono la venuta del Salvatore. Essi, secondo il noto testo del *profeta Isaia (cfr. Is. 35,1 ss ; Lc. 7,18 ss) comprendono: la consacrazione nello Spirito, la missione evangelizzatrice dei poveri, la speranza della salvezza, la liberazione dai mali di ogni genere, la redenzione di tutto l’uomo, anima e corpo, individuo e popolo.
Per continuare, nel tempo e nello spazio, la stessa missione di Cristo la comunità cristiana è chiamata anzitutto a prendere consapevolezza del proprio volto unitamente a quello del territorio in cui vive, delle persone che lo abitano, delle culture che vi convivono e dei problemi sociali che lo travagliano. In questo modo il Vangelo può incontrare la vita, formare coscienze capaci di discernimento e suscitare nelle persone, comportamenti responsabili e coerenti con la parola di Dio. E’ nel mistero di Cristo che trova le leggi del proprio sviluppo spirituale, commisurato alla compenetrazione che ciascuno riesce a realizzare tra parola, liturgia e vita.
 
La comunità, in certo senso,  deve “costruire” giorno per giorno le proprie liturgie, vivendo in modo intenso i riti di istituzione divina e compiendo nello stesso tempo uno sforzo di adattamento alle situazioni ambientali, in modo da coinvolgere tutti i componenti la comunità, nella quale ognuno, compresi i poveri, debbono avere il loro posto e il loro ruolo. Tutto ciò ha un riflesso immediato sul modo di pregare e di celebrare. 
 
 
 
II. Un triplice Avvento
 
 
 
Accogliere l’Avvento in tutta la sua pienezza significa:
-         celebrare con la chiesa la venuta di Cristo nella carne (1°avvento);
-         attendere nella speranza il suo ritorno nella gloria alla fine del mondo *(3°avvento);
-          vivere il presente come tempo della “visita di Dio” (2° avvento).
 
Sono tre tempi e tre modalità con le quali si manifesta, in tutta la sua ricchezza, il mistero dell’ avvento che così va abbracciato.
 
a)    Il primo avvento ci fa vivere la grazia del mistero dell’incarnazione, facendone “memoria sacramentale” con la celebrazione liturgica che lo riattualizza ogni volta e con la contemplazione. La parola “hodie” che ritorna in ogni volta sta a dire la contemporaneità di Cristo e dei misteri che salvano.
 
Contempliamo – come dice S. Agostino - “ Colui che ha creato il tempo e si è degnato di nascere nel tempo! tanto antico per l’eternità si è fatto minore per età di molti suoi servi e minore dell’universo che ha creato. Si è fatto uomo Colui che ha creato l’uomo”. (Agostino, sermone 184, 1; 188, 2) Con la sua venuta nel mondo Cristo si è fatto nostro fratello e fratello di ogni uomo. “Poiché dunque i figli hanno in comune la carne e il sangue anch’egli ne  è diventato partecipe” (Ebr. 2,14) - scrive la lettera agli Ebrei - … “per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: annunzierò il tuo nome ai miei fratelli” (Ebr. 11b,12), facendosi così  uguale ad essi.
Egli infatti “non considerando un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, spogliò se stesso e assumendo la condizione di servo divenne simile agli uomini”…(Fil. 2, 6-7)   e ”da ricco che era si fece povero perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor. 8,9).
La nascita nella carne ha comportato per Cristo la condivisione totale con la nostra condizione umana; “Si è fatto in tutto simile a noi, fuorché nel peccato” (Ebr. 4,15) dando inizio ad una umanità nuova secondo l’affermazione che  “tutto ciò che è stato assunto, è stato … redento”. Un’umanità  pensata e costituita per grazia come “famiglia di Dio”, una famiglia che ha la stessa origine, lo stesso Padre, lo stesso Salvatore e Signore e la stessa meta.
 
La comunità che vive il Natale è chiamata ad essere centro di unità sviluppando  un costume di fraternità al suo interno e nel rapporto con tutti gli altri uomini, affinché ciascuno, si senta considerato e trattato alla pari.  Cosa assai difficile e rara, a causa della fragilità umana che sempre è tentata, soprattutto oggi, dall’ individualismo dominante.
Tuttavia non bisogna arrendersi. Vi è la parola del Signore che ci sostiene: Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò da voi il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne(Ez. 36, 26); e vi è l’azione dello Spirito santo, che invocatoinsistentemente, …secondo la forte espressione di  S. Tommaso: “durissima coquit”, cuoce anche le pietre.
Allora può avvenire un vero cambiamento interiore che ci fa diventare altro da quel che eravamo. Allora dove c’è stata divisione, indifferenza, intolleranza, ingiustizia, sono posti dei gesti di  riconciliazione e di ricomposizione dei sentimenti umani e, diversamente da prima, si sente il bisogno degli altri senza dei quali non possiamo vivere e tanto meno far festa.
Perciò vengono invitati a ritornare “in famiglia” i troppi che se ne sono allontanati . Molti di essi, probabilmente,  sono andati altrove perché non si sono sentiti accolti, amati e stimati come uguali e forse si sono stancati di aspettare una risposta di attenzione che non è arrivata.
Per realizzare questo grande ritorno del quale le nostre comunità hanno estremo bisogno, se vogliono continuare a vivere, bisogna proporselo. In questa logica non basta accogliere chi viene, occorre andare in cerca di chi ha perso la strada.
 
b)   il terzo avvento ci ricorda che, alla fine dei tempi, ci sarà un’altra venuta di Cristo, quella definitiva, quando egli ritornerà “nella gloria a giudicare i vivi e i morti” e li giudicherà proprio sull’amore dimostrato a lui mediante l’esercizio delle “opere di misericordia” verso coloro che erano in situazione di bisogno materiale o spirituale, come ci ricorda la pagina del vangelo di Matteo sul giudizio universale:”Avevo fame e mi avete dato da mangiare”… con quel che segue  (cfr. Matteo, 25, 31 ss).
 
“In quel giorno tremendo e glorioso passerà il mondo presente e sorgeranno cieli nuovi e una terra nuova nei quali avrà stabile dimora la giustizia, (2 Pt 3,13), quella stessa che anche noi siamo chiamati a costruire quotidianamente lavorando perché si adempia mediante il riconoscimento dei diritti fondamentali di ciascun uomo e di ciascun popolo: quali il diritto alla vita, alla libera professione della propria fede, all’educazione, alla stima, al cibo quotidiano, al lavoro, alla salute, alla casa,  all’assistenza, ecc..
Il tempo di attesa della sua seconda venuta deve essere vissuto in una vigilanza operosa e nell’impegno “onde essere trovati al lavoro quando il Signore ritornerà.” (Lc. 12, 36)
c)   il secondo avvento – che possiamo chiamare “avvento di mezzo”-  guarda al Messia come l’”Emmanuele: il Dio con noi”(Is. 7,14)  che “ci ha visitati *dall’alto”( Lc.1,78). E’ il  tempo della “visita di Dio. Egli rimane sempre con noi, secondo la promessa: “Sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt. 28,20). Questo tratto di strada coincide con la durata della nostra vita, che  sta tra il primo e il terzo avvento.
 
 
III. Una spiritualità di incarnazione
 
 
 
Lo spirito di incarnazione proprio del Natale,  deve informare lo spirito e lo stile della comunità cristiana, così da renderla solidale con la vita degli uomini. “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”(Gaudium et spes, proemio, 1). Ciò comporta non soltanto il dare ma il “vivere - con”, non solo il fare la carità ma essere carità”. Non basta certamente quel vago ed effimero sentimento di bontà che è fine a se stesso, anche quando riesce nel migliore dei casi, a creare quel caratteristico clima natalizio che piace tanto alla nostra gente, ma che non cambia la vita. Ciò che conta è tradurre in comportamenti gli ideali di vita che Cristo ha insegnato incarnandosi quali: la pace, la fraternità, l’accoglienza reciproca, la solidarietà, la disponibilità a servire, l’impegno per il bene comune, la gratuità dei gesti, il perdono, la riconciliazione.
E’ un compito che può riguardare tutti e che domanda di ridurre le tensioni del proprio ambiente di vita e di lavoro e di compiere opere di pacificazione sociale alla quale contribuisce, ad esempio: il destinare ai poveri il denaro sottratto alle spese superflue, il visitare i malati o gli anziani abbandonati, l’invitare alla propria mensa, nel giorno di natale o in una delle numerose festività del tempo natalizio chi non ha famiglia, il collaborare a sostenere i microprogetti di sviluppo nei paesi del terzo mondo, come molti già fanno, e l’acquisire un nuovo di stile di vita, più essenziale e più sobrio, a livello personale, familiare e comunitario, secondo l’austero insegnamento di Giovanni il Battista, profeta dell’avvento che la chiesa ogni anno ci fa ascoltare. Dunque un Natale diverso, contro corrente!
 
 
 
Con Maria incontro a Cristo
 

 
Non si può pensare e tanto meno vivere l’avvento senza guardare a Maria Santissima. E’ stata la prima a conoscere direttamente da Dio mediante l’arcangelo Gabriele che era giunto il tempo del compimento delle antiche promesse sulla venuta del Messia. Promesse che Essa conosceva attraverso i profeti e la preghiera dei“salmi messianici”. (Salmo 2 – 15 – 71 – 109 – 21). Perciò essa è la Vergine dell’Avvento, la madre dell’Atteso dalle genti, la Serva del Signore.
L’“assumere le aspirazioni di tutti gli uomini per dedicarsi al loro servizio” trova in Maria il modello più perfetto. Essa “che ha preceduto la venuta di Cristo diventa figura della chiesa nell’adesione della fede e della carità” (cfr.L’enciclica “Redenptoris Mater” (2,5,6 e ss) di Giovanni Paolo II°, sulla “peregrinazione della fede”, modello di silenzio e di contemplazione. Di Lei è scritto: “Conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc. 2,19).
In lei, che ha condiviso con il Salvatore la scelta della povertà e dei poveri di Javhé e che ha provato personalmente l’umiliazione ed il disagio per il rifiuto dell’ospitalità a Betlemme – “non c’era posto per essi nell’albergo” (Lc. 2,7) – la persecuzione di Erode contro il Bambino, la fuga in Egitto e l’esilio, le contraddizioni e la croce, l’umanità ha raggiunto il massimo della sua possibilità di cooperazione al disegno di Dio. Nella sua vita non ha mai separato la verità su Dio che salva dalla manifestazione del suo amore di preferenza per gli umili, come ha cantato nel “Magnificat”. Alla comunità è chiesto di cantarlo con lei e soprattutto di compierne le opere.

Buon avvento nell' "Anno della fede"!

 
 
Invocazioni
    

Invocazione al Verbo incarnato (dalla Liturgia)
 
    Verbo, splendore del Padre,
nella pienezza dei tempi,
tu sei disceso dal cielo
per redimere il mondo,
travolto dal peccato.
 
Nell’avvento glorioso,
alla fine dei tempi
Ci salvi dal nemico,
la tua misericordia.
 
Quando verrai come Giudice,
tra gli splendori del cielo,
accoglici alla tua destra
nell’assemblea dei Santi. Amen
 

Allo Spirito Santo
 

Insieme con Maria ci rivolgiamo allo Spirito santo che l’ha resa madre, l’ha guidata a comprendere la Parola di Dio e la vita del Figlio e l’ha accompagnata a sostenere i primi passi della chiesa nascente: “Spirito santo dacci prima il silenzio che adora, poi l’azione che all’Amore risponde”.
 
 
 
 
A Maria
 

Profezia dei tempi messianici
Madre del Messia liberatore
Santa Maria, donna nuova
Piena di grazia
Prima discepola del Signore
Madre dei redenti
Madre di tutte le genti
Santa Maria della speranza
Vergine del silenzio
Vergine dell’ascolto
Vergine del canto
Serva del Signore
Sorella degli uomini
Causa della nostra gioia
Tu sei Colei che indica la via (Odigitria)
Porta del cielo
Specchio del volto materno di Dio
Madre di Dio, prega per noi!
 
Soccorri il “tuo” popolo che cade,  ma che pur sempre anela a risorgere! Amen!

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