PASQUA, GRAZIA E LIBERTA'
Tutti sanno che Pasqua significa "passaggio": il passaggio del Signore ed in esso il passaggio, nella vita, da una condizione ad un’altra, tra loro opposte: morte e vita, schiavitù e libertà, peccato e grazia.
Il forte, anzi drammatico, contrasto tra le due situazioni la rende “segno” di qualcosa di immensamente grande, di un cambiamento che manifesta un intervento divino, talmente inaudito, da costituire una assoluta novità. Essa suscita in ogni tempo o la fede più certa o, per contrasto, l’incredulità più accanita quando non ci si vuole arrendere all’evidenza del miracolo. Esso impegna pensiero e vita, perché la Verità sempre esige una risposta personale. Chi crede di evadere, non pensandoci, si illude. Chi l’accoglie ne riceve, grazia e gioia.
La storia di un nome grande
La parola "Pasqua" affonda le sue radici alle sorgenti di una cultura, di una civiltà e di una spiritualità antichissime che la rendono carica di significati che coinvolgono diversi aspetti dell’evento i quali aprono davanti alla mente e alla vita orizzonti nuovi che ci permettono di "comprendere" e di vivere la Pasqua così come Cristo l’ha pensata, l’ha vissuta e celebrata. Egli era consapevole di dare, compimento alle "prefigurazioni” rituali, sociali e cosmiche che ne stanno all’origine e nello stesso tempo di cambiarla con un contenuto completamente nuovo, costituito dalla sua divina Persona, dalla sua passione, morte e risurrezione. San Paolo lo dice in modo preciso: "Cristo è la nostra Pasqua!". In questa affermazione tutto si riassume e tutto rivive.
La Pasqua liturgica d`Israele, che fa memoria degli avvenimenti storici, che risalgono alla liberazione dalla schiavitù d’Egitto ed al passaggio del Mar Rosso per entrare nella Terra promessa e che ripresenta i significati che lungo i secoli sono stati celebrati, è la stessa Pasqua che Gesù celebrò da quando, all'età di dodici anni, i suoi genitori, come dice il Vangelo, lo condussero a Gerusalemme "per la festa di Pasqua". E perciò di grande importanza conoscere come si svolgeva la festa liturgica di Pasqua, quali le idee in essa dominanti, quale il clima spirituale, quale la "memoria", quali i riti, nel tempio e nelle case, quale il coinvolgimento del popolo perché è questa la Pasqua che Gesù dapprima e i cristiani poi conobbero e condivisero. E’ questa la Pasqua che diventò cristiana e che la chiesa da allora ha continuato a celebrare, da quando Cristo disse: "Fate questo in memoria di me". E da quando risuscitando da morte il Padre lo proclamò Signore. In questo senso la Parola di Dio scritta e proclamata, oggi come ieri, che narra la storia, cioè gli avvenimenti, riempie di contenuto la liturgia, e la liturgia celebrata ravviva ogni volta la storia, rendendola attuale. Ambedue si cercano, e si completano, sono necessarie l’una all’altra, ambedue generano la festa, nella memoria e nei segni sacramentali.
La pasqua é redenzione e libertà vera
La parola-chiave che tutto riassume e tutto spiega è redenzione, che significa perdono, riscatto, e libertà ridonata da Dio. Redenzione infatti esprime il significato centrale della Pasqua antica e di quella nuova. Redenzione che si attua in ogni tempo, per Cristo, dalla schiavitù, dall’idolatria, dal peccato, dalla disperazione, dalla morte eterna. “Santo e il mistero di questa notte - canta la liturgia - che sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Dissipa l’odio, piega la durezza dei cuori, promuove la concordia e la pace". Guarisce dai mali esterni e interiori.
Perciò il padre di famiglia al figlio che gli chiede: "Che cosa c’é di diverso questa sera da tutte le altre sere?" risponde: "Noi fummo schiavi del Faraone d’Egitto e di la ci fece uscire il Signore Dio Nostro con mano forte e braccio teso". Da notare che risponde: "Noi" e non "i nostri Padri" perché "in ogni generazione ciascuno è tenuto a considerarsi come se egli stesso fosse uscito dall’Egitto perché il Santo - benedetto Egli sia! - non liberò soltanto i nostri padri, ma noi pure liberò con loro". E’ l'affermazione più ardita della capacità della liturgia di rendere attuali gli "avvenimenti del passato, o meglio di rendere noi contemporanei degli avvenimenti di salvezza compiuti una volta per sempre. Bisogna allora proclamare e celebrare la vittoria di Colui che, per amore, fece per i nostri padri e per noi tanti e tali prodigi. Tutto é splendidamente riassunto in questo testo liturgico antico:
"Egli ci ha condotti
dalla schiavitù alla libertà
dalla tristezza alla gioia
dal lutto alla festa
dalle tenebre alla luce
dalla servitù al riscatto".
La Pasqua é grazia e vita nuova
E' soprattutto a Pasqua, che tutto é dono. Tutto é grazia: l'onnipotenza di Dio é messa a servizio del suo amore per noi. Se in modo meraviglioso ci ha creati, in modo ancora più meraviglioso ci ha redenti, mediante la morte e la risurrezione dell’Unigenito suo Figlio.
Niente é più come prima: né la vita, né la morte, né la gioia, né il dolore, né il lavoro, né il riposo. Tutto cambia di senso, perché tutto è trasformato e santificato nella vicenda personale e nella storia collettiva. Anche le cose non sono più come prima, quasi slegate, a causa del peccato, dal destino di salvezza, ora invece sono partecipi, in Cristo, della nuova creazione. Dunque la sorgente divina della grazia è sgorgata per tutti e per sempre. I sacramenti sono i segni riconoscibili ed efficaci della sua misericordia per i quali viene rivolto a tutti l’invito: ‘“Attingete con gioia alle sorgenti della salvezza".
"Cantate al Signore un canto nuovo"
Ed il popolo di Dio, cioè il "suo" popolo, che gli appartiene perché creato da Lui e da lui redento, deve cantare! Deve cantare al Creatore e al Redentore, deve cantare per la liberazione dal peccato, deve cantare per la elezione a figli, mediante il battesimo, deve cantare nello Spirito Santo le grandi opere di Dio. Cantare la grazia, cantare la libertà, cantare la gioia, cantare per il dono della terra, madre feconda di beni, cantare la speranza dei beni eterni, già presenti nel mistero e promessi nella visione di Dio. Cantare perché il nemico, il demonio, é stato soggiogato e vinto e con lui il peccato e la morte. Per sempre e per tutti.
Con la Pasqua arde anche il fuoco nuovo della primavera, dal quale si accende il cero, simbolo di Cristo risorto, luce del mondo. Abbiamo bisogno di questo fuoco perché abbiamo bisogno della sua luce e del suo calore che la chiesa invoca all’inizio della grande notte: "O Dio che per mezzo del tuo Figlio, ci hai comunicato la fiamma viva del tuo splendore, benedici questo fuoco nuovo e fa che le feste pasquali accendano in noi il desiderio del cielo e ci guidino, rinnovati nello spirito, alla gioia eterna del tuo regno». Questo è l’augurio di "buona Pasqua” che sgorga dai divini misteri e che rivolge a ciascuno di voi e a tutte le famiglie, mentre insieme imploriamo "giorni di pace" per la nostra Italia e per tutto il mondo, che stanno vivendo momenti difficili e pericolosi, in particolare per la Terra dove il Signore ha manifestato agli uomini il suo amore morendo sulla croce e la sua potenza, risorgendo a vita nuova. Da questa Terra ricominci il cammino della pace per tutta l’umanità.
L'inno pasquale che meglio manifesta ciò che è avvenuto con la Pasqua nel Signore Gesù e la fede che suscita in noi, è il "Victimae Paschali", giustamente famoso per il testo e per la musica. E' un gioiello che la liturgia di rito romano offre a tutta la chiesa.
- "Alla vittima pasquale, si innalzi il sacrificio di lode,
- l'Agnello ha redento il suo gregge,
l'innocente ha riconciliato i peccatori col Padre.
Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello
il Signore della vita era morto, ora, vive trionfa.
"Raccontaci Maria, che hai visto sulla via?"
- "La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto.
- E gli angeli suoi testimoni, il sudario e le vesti;
- Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea".
Si, ne siamo certi; Cristo è veramente risorto.
Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza".
- Amen. Alleluia.
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