IL “CREDO” DI S. IGNAZIO DI ANTIOCHIA (II sec.)
Riportiamo il testo del “Credo” di S. Ignazio di Antiochia pubblicato da “La Civiltà Cattolica” del 17/07/2010 pag. 157-164 a firma di Enrico Cattaneo S.J. che costituisce un' importantissima e gioiosa testimonianza sulla fede delle comunità dei tempi apostolici. Essa presenta una sorprendente completezza sui contenuti ( o "articoli di fede" come diciamo noi) quale risulta dall'insieme delle affermazioni - accostate l'una all'altra come si può leggere nel testo che segue - desunte dagli scritti del vescovo Ignazio. Sono giunte a noi attraverso le sue Lettere alle chiese cui si rivolge durante il suo viaggio, da prigioniero, verso Roma, dove lo attendeva il martirio, da lui ardentemente desiderato. Le Lettere sono indirizzate agli Efesini, alla chiesa di Magnesia, di Tralli, di Filadelfia, di Smirne, al vescovo Policarpo e ai Romani ( vedi i riferimenti nelle note a piè pagina che giovano a collocarle del contesto)
Siamo all'inizio del II secolo! Il «credo» di Ignazio, contiene notizie ed elementi preziosi per la conoscenza della vita delle comunità dei primi tempi della chiesa dai quale traspare i contenuti della catechesi ed il riferimento necessario al rito dei battesimo in occasione del quale, come si sa, era richiesta al catecumeno la condivisione della fede della chiesa manifestata con la pubblica professione davanti al vescovo e alla comunità.
Credo in un solo Dio11
Padre Altissimo,12, della stirpe di Davide 26
nato dalla Vergine Maria 27
per opera dello Spirito Santo 28,
e battezzato da Giovanni 29.
A causa dei nostri peccati,
per noi e per la nostra salvezza 30
patì sotto Ponzio Pilato e il tetrarca Erode 31,
fu crocifisso e morì 32;
discese agli inferi 33,
risuscitò dai morti 34,
creatore di tutte le cose,
visibili e invisibili 13.
E in Gesù Cristo 14, suo unico Figlio 15,
Signore nostro 16,
Dio nostro 17
e nostro Salvatore 18,
nostro unico Maestro 19,
nostro Sommo Sacerdote 20,
nostra vera vita inseparabile,
nostra eterna vita 21
e nostra comune speranza 22.
Prima dei secoli era presso il Padre;
procede dall'unico Padre,
parola uscita dal silenzio,
e alla fine dei tempi si è manifestato 23.
Al di sopra del tempo, atemporale,
invisibile, impalpabile, impassibile,
per noi si è fatto visibile e passibile 24;
uomo nuovo, uomo perfetto 25,
risvegliato dal Padre suo 35,
proclamando così l'abolizione della morte
e il compimento della risurrezione 36.
C'è dunque un solo medico,
carnale e spirituale,
creato e increato,
nella carne, Dio,
nella morte, vita vera,
da Maria e da Dio,
prima passibile e poi impassibile 37.
Credo nello Spirito Santo 38,
che è da Dio 39,
e ha parlato e parla per mezzo dei profeti 40.
Credo la Chiesa di Dio 41,
una 42, santa 43, cattolica 44 e apostolica 45,
portatrice dello Spirito Santo 46,
unico corpo di Cristo 47,
preso tra i giudei e i gentili 48,
piantagione del Padre 49.
Professo che l'Eucaristia
è la carne del Signore nostro Gesù Cristo
e il calice del suo sangue 50.
Cristo è la porta del Padre,
per la quale entrano Abramo, Isacco, Giacobbe, i profeti, gli apostoli e la Chiesa 51.
Aspetto il Signore Gesù Cristo 52,
che ha predisposto il fuoco inestinguibile
per i corruttori 53;
la risurrezione dai morti,
l'immortalità e la vita eterna per i santi e fedeli suoi 54
Note di riferimento
12 Il titolo di «Padre», con o senza «Dio», è spesso usato da Ignazio (lEf sal; Mg sal; 7,2 ecc.), «Padre Altissimo» (lRm sal) non si trova nel Nuovo Testamento, che conosce «Dio l'Altissimo» (Me 5,7; Le 8,28; At 16,17; Eb 7,1) o semplicemente «l'Altissimo» (Le 1,32.35.76; 6,35). E assente in Paolo.
13 lRm sal (letteralmente, «che ha voluto tutte le cose»); Tr 5,2; Mg 3,2.
14 «Gesù Cristo» ritorna quasi a ogni riga dell'epistolario ignaziano. In lEf 18,2 Christos è accompagnato dall'articolo: «Gesù, il Cristo, nostro Dio».
15 Mg 8,2; lRm sal; Sm 1,1.
16 Ef7,2. Gesù Cristo molto spesso è designato assolutamente come «il Signore», il che rispecchia un uso liturgico.
17 La designazione di Cristo come «Dio» è abituale in Ignazio (cfr lEf sal; Rm sal; 3,3, ecc.), ma ciò non mette in causa il suo monoteismo (cfr nota 11).
18 lEf 1,1; Mg sal.
19lEf 15,1; Mg 9,1.
20 Ftlad 9,1.
21 lEf3,2; 7,2; 11,1; 19,3; Mg 1,2; Sm 4,1.
22 lEf21,2; Mg 11; Tr sal; 2,2; FtladIl,2.
23 Mg 6,1; Mg 7,2; Mg 8,2? Cfr lRm 8,2; Mg 6,1.
24 PoI 3,2.
25 lEf20,1; Sm 4,2.
26 lEf18,2 (cfr Rm 1,3); lEf20,2; Tr 9,1; lRm 7,3; Sm 1,1. Questa menzione non si troverà più in nessun simbolo di fede.
27 lEf7,2; 18,2; 19,1; Tr 9,1; Sm l,l.
28 lEf18,2.
29 lEf18,2; Sm 1,1. Anche questa menzione non si troverà più in nessun simbolo di fede.
30 Sm 2; 7,1. La formula «per i nostri peccati» è tradizionale: cfr ICor 15,3; Gai 1,4. Essa deriva certamente da ls 53,6, già letto così da Clemente Romano (cfr l.Clem. 16,7).
31Le tre menzioni che Ignazio fa di Ponzio Pilato sono molto interessanti. In Mg II si legge che la morte e la risurrezione di Gesù sono avvenute «nel tempo del governatorato (hegemonias) di Ponzio Pilato»; ora è soltanto il Vangelo di Matteo che chiama Pilato «governatore» ibegemiin) (Mt 27,2 ecc.). In Tr 9,1 si dice che Gesù Cristo «veramente fu perseguitato sotto Ponzio Pilato», forse con allusione alle persecuzioni subite dai profeti da parte delle autorità religiose ebraiche. In Sm 1,2 si dice che Gesù Cristo «veramente sotto Ponzio Pilato e il tetrarca Erode fu inchiodato per noi nella carne». Ora Pilato ed Erode sono menzionati insieme, nel contesto della condanna di Gesù, soltanto in Le 23,12 e At 4,27. Nelle lettere del Nuovo Testamento solamente ITm 6,13 menziona Ponzio Pilato, sotto cui Gesù «ha testimoniato la bella professio-ne». La menzione di Pilato indica «che il tempo della crocifissione può essere datato» (V. CORWIN, St. lgnatius and Christianity in Antioeh, New Haven, Yale University Press, 1960,97). Per un esame critico delle fonti su Ponzio Pilato, cfr H. K. BOND, Ponzio Pilato. Storia e interpretazione, a cura di G. FIRPO, Brescia, Paideia, 2008.
32 lEf 16,2; Tr 2,1; 9,1; lRm 6,1. Ignazio menziona sei volte la croce istaurosi, unico con Barnaba tra i Padri Apostolici (cfr H. KRAFr, Clavis Patrum Apostolieorum, Darmstadt, Wissensch. Buchgesellschaft, 1963,404).
33 Cfr Mg 9,2: «I profeti, essendo suoi discepoli in spirito, attendevano Lui come maestro. E per questo, Colui che essi giustamente aspettavano, andando da loro li risuscitò dai morti». Qui è implicita la credenza nella discesa di Cristo presso la dimora dei morti (inferi), per liberare le anime dei giusti (cfr J. J. AyAN, Ignacio de Antioquia ... , cit., 135, nota 21). Secondo Mt 27,52 alla morte di Gesù «i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono». La risurrezione dei morti è una credenza giudaica, e la discesa di Cristo agli inferi è una dottrina tipicamente giudeo-cristiana, sviluppatasi soprattutto in area siriaca (cfr J. DANIÉLOU, La teologia del giudeo-cristianesimo, cit., 325-345; G. ANCONA, «La "discesa agli inferi" di Gesù Cristo. Note patristiche», in Rivista di scienze religiose 8 [1994] 295-311). La seconda parte del Vangelo di Nicodemo fa una lunga descrizione della discesa di Gesù agli inferi, che comporta una vera risurrezione dei giusti (patriarchi e profeti). Di questa parte esistono recensioni greche e latine, che possono aver utilizzato uno scritto primitivo del I-Il secolo (cfr L. MORALDI, Apocrifi del Nuovo Testamento, vol. I: Vangeli, Casale Monferrato [Al] Piemme, 1994,604-605; 690-723).
34 lEf 20,1; Tr 9,2, ecc. La risurrezione di Cristo è continuamente menzionata da Ignazio.
35 Tr 9,2; Sm 7,1. In Ignazio troviamo entrambe le affermazioni, che Cristo è risuscitato e che è stato risuscitato dal Padre.
36 Cfr lEf19,3; Sm 7,2.
37 Da «un solo medico» fino a «impassibile» è il famoso passo di lEf7,2, di carattere innico. Pensiamo che l'interpretazione più coerente con tutto il pensiero ignaziano sia quella di J. J. Ayan: «li mistero di Gesù Cristo non si esaurisce nell' affermazione del Figlio preesistente fatto carne, ma culmina con l'affermazione di una carne che arriva ad essere Dio» («Ignazio di Antiochia», cito [nota 6], 716).
38 lEf9,1 (il passo è trinitario); Filad sal.
39 Fllad 7,1.
40 Cfr Mg 8,1: i profeti furono «ispirati dalla grazia» di Cristo. Filad 7,2: «Fu lo Spirito ad annunciare queste cose, dicendo ... ». Abbiamo qui un esempio di profezia ecclesiale: cfr E. CATTANEO, «Figure di vescovi-profeti nel Il secolo», in A. CARFORA - E. CATTANEO (eds), Profeti e profezia. Figure profetiche nel cristianesimo del II secolo, Trapani, Il Pozzo di Giacobbe, 2007,176-178.
41 Tr 2,3 (al plurale).
42 lEf sal; Filad 3,2 ecc. L'unità della Chiesa è uno dei temi preferiti da Ignazio.
43 Tr sal.
44 Sm 8,2. Questo attributo (katholike), assente dal Nuovo Testamento, è un bapax nei Padri Apostolici. Notiamo il contesto: «Dove c'è Gesù Cristo, lì c'è la Chiesa cattolica». Katholikos significa «universale», ma il criterio dell'universalità è dato da Cristo, Dio e uomo, carne e spirito, non da parametri spaziali. Sembra che Ignazio prolunghi il pensiero di Paolo, quando questi aveva affermato che soltanto dove c'è Cristo lì c'è la vera discendenza di Abramo, quindi il vero Israele (cfr GaI3,29).
45 Cfr lEfl1,2; Mg 13,1; Tr sal; 12,1; Filad 5,1.
46Smsal: si ricava dal termine bagioforos (= portatore del santo [Spirito]).
47Sm1,2. Cfr lEf 4,2; Tr Il,2.
48Sm1,2. Questa affermazione è molto importante, perché rispecchia un tempo in cui i «giudei credenti in Gesù» erano normalmente accettati come parte della Chiesa. Cfr Paolo, Ef 2,16: « ... tutti e due in un solo corpo». Quarant'anni più tardi Giustino dirà che, secondo le profezie, «i credenti [in Cristo] verranno soprattutto dai gentili» (lApol.31,7: Ch. Munier, SCh 507, 212). Preferiscono tradurre il termine etbnè con «gentili» piuttosto che «pagani», avendo quest'ultimo una connotazione religiosa negativa.
49 Tr 11,1; FIl3 ,1.
50 L'Eucaristia per Ignazio rientra nella professione di fede (Sm 7,1: « ... perché non professano çhe l'Eucaristia è la carne del salvatore nostro Gesù Cristo») ed è uno dei pilastri della sua ecclesiologia: Filad 4: «Abbiate cura di usare di una sola Eucaristia: una infatti è la carne del Signore nostro Gesù Cristo, e uno è il calice che ci unisce al suo sangue, uno l'altare, come uno è il vescovo, assieme al presbiterio e ai diaconi».
51 Filad 9,1. Per Ignazio un unico piano di salvezza, che parte da Abramo e arriva alla Chiesa, il tutto attraverso Cristo.
52 Cfr lRm 10,2; Poi 3,2.
53 lEf16,2.
54 Tr 9,2; lEfl1,1; 18,1; PoI2,3.
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