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“PADRE” LUIGI MONTI

 
 
Testimonianza del Card. Carlo Maria Martini e profilo biografico di Mons. Luciano Baronio


 
 
 

Card. Carlo Maria Martini
 

“Fino a qualche tempo fa, pur conoscendo i figli dell'immacolata concezione e
apprezzando le loro molteplici attività, non sapevo quasi nulla del loro fondatore, Padre Luigi Monti, e soprattutto non immaginavo di quali difficili e contrastate vicende fosse stato protagonista. Quando cominciai a prendere contatto con alcune notizie dettagliate sulla sua vita, mi accorsi che mi trovavo di fronte a una delle figure spirituali e umane più interessanti dell’ultimo secolo.
Le sue vicende interiori ed esteriori lo collegano strettamente con la tradizione culturale e religiosa della Brianza in cui é nato ed é stato educato, e con persone e luoghi celebri della Diocesi Ambrosiana. Basti pensare all’influsso che ebbero su di lui i Padri di Rho, le decisive esperienze di preghiera presso quel Santuario della Madonna, i suoi ritorni nelle terre natali alla ricerca di nuovi compagni.
Ma il suo cammino spirituale e il bisogno di seguire una vocazione a cui aderisce in maniera irremovibile lo portano ad uscire fuori dal suo ambiente nativo, tradizionale. Si trova così ad affrontare situazioni impreviste, prove e contrasti interiori ed esteriori in cui si intrecciano eventi spirituali e storici di notevole portata.
Il cammino di Padre Luigi Monti diviene come un paradigma atto a verificare le diverse componenti di un lungo e sofferto itinerario spirituale e insieme il faticoso avanzare di un’idea nuova e originale nel dedalo dei problemi posti dalla situazione civile ed ecclesiale del suo tempo.
Non mancano in questo cammino incoraggiamenti e le conferme di tipo carismatico che mostrano la vicinanza delle Spirito Santo alla vita, all’opera evangelica dei credenti. Vengono alla mente le immagini di Abramo che "chiamato da Dio obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere deve andava" (Ebr 11, 8); o di Mosé che partendo alla testa di un popolo per un nuovo destino, cammina va saldo "come se vedesse l’invisibile” (Ebr 11, 37).
Vorrei esprimere con questo l’interesse che ho provato nell’avvicinarmi alla figura di Padre Luigi Monti, e che ora é tanto più grande in quanto conosco da vicino le belle realizzazioni di carità, di servizio ai poveri, agli ammalati, ai giovani più bisognosi, e a tante necessità del mondo di oggi, che la sua Congregazione porta avanti con generosità e nello spirito del fondatore.”
 
 
 


Una vita travagliatissima
 
 
 


Se per tutti la vita - secondo l’espressione di Giobbe - ”é un combattimento ”(Giobbe, 7,1) - per Luigi Monti lo è state letteralmente dall’inizio alla fine e in modo impressionante. E’ un aspetto della sua biografia che non si può tacere: la si priverebbe del contesto reale nel quale egli ha operato. Si tratta di un elemento di valutazione della sua testimonianza cristiana, tutt'altro che secondario, anche in ordine al messaggio che ci comunica e che assume un significato particolare nell'attuale clima di rivalutazione, nella spiritualità cristiana, della "teologia della Croce ”e della sua fecondità nell'esercizio dell'apostolato.
Non vi è tappa della sua lunga esistenza - nasce a Bovisio, in Brianza, nel 1825 e muore nel 1900 a Saronno, due località della diocesi di Milano - che non conosca contrasti, incomprensioni, opposizioni continue e violente contro la sua persona e la sua opera, causate da pretesti politici, da gelosie e da grettezze anche di alcuni ambienti religiosi che non ne escono bene da questa vicenda che ha dell'assurdo nei suoi termini e nella sua durata.
Per l’incrociarsi di questi fattori - favoriti, soprattutto i primi, dal clima infuocato dei moti risorgimentali e dall'ondata di laicismo massonico scatenatasi dope il 20 settembre 1870 - il Monti paga, per ogni iniziativa di bene, un prezzo altissimo, più del dovuto. Basti l'accenno a qualche episodio. In seguito a delazione e a calunnia subisce nel 1850 - insieme ai primi giovani che volontariamente si raccolgono la sera in casa sua, per alimentare la vita spirituale con la preghiera e la meditazione e per prepararsi all’esercizio della carità - processo e carcere duro, inflitto dalla polizia austriaca incline a vedere cospirazioni ovunque, per sospetta attività sovversiva. Nel 1889, dopo trentadue anni di servizio che non e esagerato definire eroico, all’ospedale di S. Spirito in Roma, dove decine dei suoi giovani hanno perso la vita a causa del lavoro estenuante, soprattutto in occasione delle frequenti epidemie, viene cacciato fuori improvvisamente e, abbandonato a se stesso, e costretto a cercare per sé e per i suoi un alloggio di fortuna.
Soprattutto e la sua "fondazione" - la comunità dei Figli dell 'Immacolata Concezione detti Concezionisti - a subire vessazioni e intromissioni che tentano di alterarne l’originalità o addirittura di farla scomparire, negando al Monti persino la paternità dell'iniziativa e il diritto di guidarla, secondo i suoi criteri. Non gli sono mancati, inoltre, abbandoni e tradimenti di alcuni amici già suoi sostenitori e collaboratori, uno dei quali giunge fino ad attentare alla sua vita fisica.
Al di là delle questioni sollevate di volta in volta, egli sa che in fondo non si vuole accettare né lui né i suoi, perché semplici laici, per di più con la pretesa di essere anche religiosi e di governarsi da soli, con l’ardire, inoltre, di voler attuare un’idea del tutto nuova ed originale di vita religiosa, Tale infatti appare ai suoi oppositori il progetto di comunità che il Monti vuole attuare. Una comunità della quale sono membri, con uguale dignità e pari diritti, sia laici che sacerdoti, senza distinzione alcuna se non quella che deriva dalla diversa natura del ministero.
I preti - previsti in numero più ridotto rispetto ai laici - egli li vuole anche per sottrarsi alle dipendenze e alle ingerenze altrui, delle quali ha fatto dolorosa esperienza, e soprattutto per assicurare un ministero esercitato con tempestività e con spirito di servizio sia alla comunità dei Figli dell’Immacalata Concezione sia ai destinatari delle sue opere sociali.
La reiterata richiesta del Monti in tal senso è respinta in continuità (sarà accolta solo dopo la sua morte).
Il Monti, convinto di avere anch'egli uno spazio assegnatogli da Dio per fare il bene con libertà, non viene meno, nonostante tutto, alle sue "intuizioni" verificate, del resto, nella loro validità, dai frutti e dai risultati ottenuti che soprattutto il popolo apprezza. Anche il parere favorevole e la benevolenza di due Pontefici, Pio IX e Leone XIII, non bastano a sottrarlo alle altrui opposizioni.
Aiutato da un temperamento tenace, il Monti resiste con una ”pazienza che non crolla mai e con un fortezza che resiste sempre" (I. Giordani). E’ sorretto da uno spirito di fede che lo aiuta a leggere nelle avverse vicende la presenza di Dio che mette alla prova per purificare. Nello stesso tempo e sostenuto dalla certezza che Dio, quando trova le strade blcccate dal gioco delle libere decisioni umane, sa aprirne anche inaspettatamente delle altre per l'attuazione dei disegni da lui ispirati, che l’uomo può ritardare forse, ma non impedire. Perciò " perciò quando altri lo esclude dal fare, egli lascia fare a Dio e dove non agisce, prega". Infatti i periodi delle più gravi preoccupazioni per lui sono anche i periodi della più intensa e lunga preghiera.
Così egli si rivela, come “in tutta la sua statura, come un uomo eccezionale, di una tempra interiore vigorosa, capace di affrontare difficoltà sovrumane" (C. M. Martini),
 
 


Laicità, consacrazione e servizio
 
 


Il suo lungo e sofferto itinerario umano e spirituale é un avanzare lento, contrastato si, ma alla fine vincente, del suo progetto che gli è andato man mano maturando dentro e che ha assunto i lineamenti sempre più precisi di una comunità di laici, consacrati a Dio e impegnati nel servizio dei poveri.
A ben vedere sono tre le realtà presenti, sia pure in modo incipiente, già nella primitiva esperienza di ”oratorio serale "che il Monti avvia a Bovisio ancora giovane, facendo della sua bottega di falegname il centro degli incontri assidui di un gruppo di giovani contadini e artigiani, quasi tutti ventenni, desiderosi come lui di vivere da cristiani autentici. Il Monti non propone loro un ideale facendone una teoria, ma costruendo insieme un modello di vita, secondo una progettualità spontanea nella quale l'azione di Dio e la creatività del genio popolare interagiscono in modo sorprendente. Egli intende, infatti, promuovere una santità popolare che si manifesti nella quotidianità e che si diffonda nelle botteghe degli artigiani e nelle campagne.
La preghiera, la lettura in comune della vita dei santi o di autori spirituali, la meditazione, il canto, lo svago, il pensare insieme e l’operare per gli stessi ideali di apostolato e di servizio ai poveri, suscitano ed alimentano uno spirito comunitario che va crescendo fino a sfociare in modo naturale nella esigenza di formare una vera e propria comunità religiosa. Il primato assegnato alla vita spirituale, con una forte connotazione mariana, dà a tutta la loro attività una profonda aspirazione religiosa. Essa si manifesta sia in un serio impegno di ascesi sia in una partecipazione frequente ai sacramenti, in particolare alla eucaristia, contrariamente al costume pastorale vigente che risente ancora di giansenismo, e sia nella volontà di una incessante dedizione al prossimo secondo una destinazione popolare della misericordia.
Aiutano, anzitutto, le persone disagiate del proprio paese, visitando gli infermi, sostituendo nel lavoro dei campi i contadini ammalati o impediti, o andando in soccorso a qualsiasi situazione di disagio. Nelle intenzioni del Monti questa "esperienza forte ”e finalizzata anche a creare le condizioni favorevoli per una scelta consapevole della propria vocazione o alla famiglia o alla vita religiosa e costituisce, di fatto, per i suoi giovani, una vera e propria "iniziazione "ad una “vita per gli altri" aperta fino al dono totale di se.
Le dimensioni della carità, della consacrazione e del servizio si stringono sempre più fra di loro fino a formare una unità vitale nella quale ognuno e complementare dell’altro e interdipendente. La laicità spinge a vivere la consacrazione con una modalità particolare aprendo spazi all'esercizio delle professioni, le più varie, e alla stessa ricerca scientifica messa al servizio della carità; dall'altro la pratica dei consigli evangelici spiana la strada ad una missione senza riserve in piena libertà da se stessi e dalle cose, dove il laico è chiamato ad essere protagonista con una sua dignità e con un suo ruolo, superando la concezione in voga, soprattutto in questo periodo, di una sua subalternità nell'azione e nel pensiero.
Il servizio all’uomo che ne scaturisce e di tutta la comunità. Essa in fatti esiste per amare e per servire soprattutto "i più piccoli tra i fratelli" e per correre la dove c’è chi versa nel bisogno ed è dimenticato dagli altri.

 
 

Card. Carlo Maria Martini

 
“Noi ricordiamo con gratitudine l’opera del fondatore Padre Luigi Monti: uomo eccezionale, un uomo di una tempra interiore estremamente vigorosa, un uomo capace di affrontare difficoltà talora quasi sovrumane, un uomo che é passato attraverso periodi oscuri e difficili, talora anche solo, quasi abbandonato dagli amici, ma guardando alla Madonna con estrema fiducia, tenerezza, affidandosi a Lei e superando così ogni difficoltà, anche quando gli pareva di essere arrivato al limite delle difficoltà, di non farcela più, di non poter più andare avanti.”
 
 
 
 
 


I giovani, i malati e gli orfani

 
 
In momenti successivi volge la sua attenzione e la sua opera ai giovani, ai malati, agli orfani, seguendo il suo impulso interiore e lasciandosi programmare dalla vita che gli fa incontrare necessita e persone che lo spingono ad occuparsi di loro.
I giovani - come già visto - sono stati i primi a beneficiare della sua carità pastorale. Ci sa fare: l’apostolato ce l' ha nel sangue! Alla semplicità e spontaneità popolare di modi e di linguaggio, che gli facilitano l'intuizione e la comunicazione immediate con le persone, unisce una creatività intelligente e una capacità organizzativa non comune. E un leader nel senso preciso della parola. Ha una meta: educare i giovani seguendo un criterio di essenzialità, basato perciò sui valori fondamentali, allo scopo di comunicare una concezione altruista della vita, che trova la sua sorgente in una spiritualità robusta. E i frutti che ottiene sono abbondanti: molti si aprono all’apostolato e all’esercizio esigente della carità, secondo il suo motto "non guardiamo ma facciamo." I malati. La situazione ospedaliera assai critica, a causa soprattutto del personale infermieristico che lascia a desiderare, l’esperienza fatta a Brescia nella cura dei colerosi, l’incoraggiamento e l'esempio di S. Maria Crocifissa Di Rosa, fondatrice della congregazione ospedaliera della Ancelle della Carità, lo fanno decidere ad occuparsi dei malati, per la cura dei quali da tempo egli stesso si è reso idoneo studiando e praticando l’arte di infermiere. E’ così che progetta di andare a Roma impegnando la sua comunità nella cura degli infermi. La lunga permanenza all'ospedale di S. Spirito, vicino al Vaticano, la qualità del servizio reso, la generosità dei Concezionisti che vi operano in una situazione ostile, fanno di questa esperienza un episodio di straordinaria forza carismatica e profetica.
A questa segue, in tempi successivi, l’esperienza negli ospedali di Orte, di Civita Castellana e di Nepi. Il Monti domanda ai suoi che uniscano alla tecnica infermieristica e al continuo aggiornamento professionale, un vivo senso di umanità verso i pazienti ed uno spirito di fede da vedere in essi Cristo stesso.
"Dovete essere – dice - non semplici infermieri ma fratelli dei malati" e dovete "procurare di accontentare sempre quanto vi é possibile tutti, specie quelli che si mostrano più incontentabili".
 
Gli orfani. E’ un frate certosino colui che per primo gli rivolge la richiesta di prendersi cura dei suoi quattro nipoti rimasti orfani. Il Monti, che scorge in questo appello un invito del Signore, apre a Saronno una casa per accoglierli. In quest’opera, che a lui e sempre stata carissima, converge il meglio delle sue esperienze precedenti. Quanto ha visto fare a Brescia da Padre Ludovico Pavoni, fondatore di una congregazione dei Figli dell’Immacolata, presso la quale era stato accolto per qualche tempo, anch'egli lo vuole realizzare. L’opera funziona secondo un vero progetto educativo al cui centro stanno gli orfani, considerati non solo come destinatari dell’azione caritativa della comunità, ma accolti ”come figli e fratelli”. Si stabilisce così una convivenza nella quale la comunità religiosa non si limita a fare servizio, ma si apre agli orfani formando con essi, in senso preciso, una sola famiglia.
Il metodo pedagogico è incentrato sulla persona e su di essa si misura, onde promuoverla in modo completo, nel pieno rispetto delle capacità delle inclinazioni e delle scelte riguardanti sia la professione che la vocazione. Perciò "l'educatore deve studiare attentamente il carattere e la capacità degli allievi per condurli per il loro verso; non tutti infatti vogliono essere guidati allo stesso modo".

 
 
 

Card. Carlo Maria Martini
 


“Il segreto della vitalità spirituale di Padre Monti, del suo "farsi prossimo”, sta nella volontà di promuovere una incessante dedizione al prossimo nella direttrice ospedaliera e in quella pedagogica, cercando di attuare una carità integrale che sappia prendersi a cuore, con competenza e professionalità, la persona ammalata in tutta la sua interezza, o che si preoccupi di dare, ai bambini orfani di padre e di madre, una formazione umana, spirituale, culturale, senza trascurare nessun aspetto.
 
 
 
 


Un laico chiamato “Padre”


 
Il Monti è laico e, nonostante le sollecitazioni ricevute da più parti ad incamminarsi sulla via del sacerdozio, rimane laico per tutta la vita. E’ chiamato "Padre "pur senza essere un prete. Così lo chiamano i poveri, i malati, il popolo, coloro che lo hanno come guida spirituale e i tanti che lo incontrano e si rivolgono a lui come maestro di vita. E un laico reso idoneo alla direzione spirituale dal carisma del discernimento che Dio gli ha concesso, maturato nel crogiuolo della sofferenza e arricchito dalla "supientia cordis "derivante dalla sua vastissima esperienza umana.
Per capire appieno la sua personalità, le sue intuizioni e le sue scelte, bisogna rifarsi alle radici culturali e religiose della sua Brianza, alle quali il Monti rimane fedele per tutta la vita. Le sue sono radici profonde che hanno trovato alimento già nell'ambiente familiare e poi in quello ecclesiale. Sono la morte prematura del padre e le necessità della numerosa famiglia, che maturano ben presto in lui lo spirito di sacrificio, la laboriosità e il senso di responsabilità. E’ il clima di intensa religiosità popolare che incide così profondamente nel suo animo da fargli decidere, dopo la partecipazione ad una missione popolare nella quaresima del 1842, di votarsi a Dio, pur continuando il lavoro, la vita in famiglia e l'apostolato nella società onde "procurare con le opere la gloria del Signore".
Quella del Monti è certamente una delle figure più umane e più interessanti del secolo XIX che, per vari aspetti, riguardanti la spiritualità, i metodi pastorali e pedagogici, il modo di concepire la presenza e la missione dei laici nella Chiesa, di realizzare la vita religiosa e la testimonianza della carità, ha anticipato i tempi.
L'araldo, il cultore, il cantare dell’Immacolata" (C. M. Martini) mentre sta per concludere la sua umanissima e laboriosissima vicenda terrena, esprime evangelicamente il suo sentirsi “servo inutile" dicendo di sé: ”sono ormai al tramonto e non ho fatto niente".
 


BIBLIOGRAFIA
 

Un apostolo di carità: Padre Luigi Monti, di Igino Giordani, Ed. Ancora, Milano
In Comunione per servire n. 3-87: Atti del convegno educativo "Il carisma educativo di P. Monti: il progetto educativo nelle costituzioni", Saronno 4-5 gennaio 1987
P. Luigi Monti e il suo messaggio di carità, a cura di Giampaolo Sala, Roma 1986
Bibliotheca Sunctorum, op. cit. alla voce corrispondente

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