S. GIOVANNI DI DIO
Una vita avventurosa ed inquieta
Difficilmente un uomo riesce a collezionare, in una vita relativamente breve, tante avventure e a cambiare tanti mestieri quante lui, Giovanni Ciudad.
All’età di otto anni, all'insaputa dei genitori, in modo e per ragioni rimaste ignote, sparisce di casa e, dal Portogallo, dove nasce tre anni dope la scoperta dell’America, si ritrova ad Orepesa, in Spagna, presso un tal Francesco Cid, fattore di un conte. Ricevuta una elementare istruzione viene occupato nella custodia del gregge e nei lavori della campagna. Rifiutato il matrimonio con la figlia del fattore, si arruola con le truppe spagnole. Derubato del bottino, avuto in custodia, é condannato all'impiccagione e, insperatamente liberato, è radiato dall’esercito.
Nonostante l’esperienza traumatizzante della condanna a morte - vista da lui come giudizio di Dio sulla sua vita da inizio ad un lunghissimo periodo di profonda angoscia - si arruola di nuovo e prende parte coraggiosamente alla difesa di Vienna contro i Turchi (1532).
Rientrato in Spagna riprende a fare il pastore a Siviglia. Ma non si da pace e nel 1535 parte per l'Africa dove a Ceuta, città portoghese del Marocco, fa il manovale e mantiene in vita un’intera famiglia caduta in estrema necessità.
Dopo tre anni e a Gibilterra dove, diventate appassionato lettore del Vangelo e di libri spirituali, con i risparmi acquista stampe, immagini, libri sacri e profani, si improvvisa venditore ambulante ed in seguite, a Granada, apre una bottega.
Dalla crisi verso la via della santità
A seguito della sconvolgente conversione - favorita da una predica del beato Giovanni di Avila ed accompagnata da indicibili sofferenze interiori, causate da un acuto senso del peccato che lo spinge, in cerca di umiliazioni, a compiere “stranezze” a causa delle quali viene rinchiuso in ospedale come pazzo e crudelmente maltrattato. Qui riaffiora in lui in modo prepotente la volontà di "curare e di nutrire i poveri di Gesù Cristo": gli si apre cosi definitivamente la via della pace e della santità.
“Creatore dell’ospedale moderno”1
Dopo aver aperto un ospizio notturno, ricavato nell’atrio di un palazzo, per i moltissimi poveri e malati abbandonati a se stessi della città di Granata, Giovanni da vita ad un ospedale, in una casa presa in affitto, è la sua creazione più geniale, realizzata non solo secondo criteri di carità, ma di razionalità e di professionalità. Nasce così la concezione moderna dell’ospedale, frutto delle intuizioni e dei metodi del tutto nuovi, di Giovanni di Dio: accoglienza umana, particolare attenzione alla pulizia, un letto per ogni ammalato, divisione e cura dei malati secondo le varie infermità, convergente azione dei medici e dei sacerdoti perché fossero curati, per il reciproco influsso, il corpo e lo spirito. Questo metodo di curare lo spirito per guarire il corpo, che anticipa la psicoterapia moderna, lo vuole applicato soprattutto ai malati mentali, abolendo ogni trattamento punitivo nei loro riguardi e difendendone la dignità umana. L’ospedale di Granada diventa il luogo privilegiato della carità di tutta la comunità, al cui centro sta la persona del malato.
Tra gli emarginati nei quartieri della città
Il crogiolo della sofferenza, l'esperienza della solitudine più completa, della povertà, la vasta conoscenza di persone, di situazioni, di ambienti, lo aiutano a mettere a profitto, in modo del tutto personale, quel particolare carisma di amore per i poveri che lo porta a cogliere rapidamente i bisogni dell'ambiente sociale in cui vive e a dare delle risposte adeguate. I quartieri della città lo vedono missionario e questuante, senza tregua, in cerca dei bambini abbandonati, dei soldati licenziati, dei contadini poveri, dei giovani privi di mezzi per studiare, di gente senza tetto, delle vedove, delle prostitute, molte delle quali da lui aiutate formano in seguito una famiglia. Altri, seguendo il suo esempio, si dedicano ai bisognosi: i primi sono un ex assassino ed una proprietaria di case di tolleranza, da lui convertiti.
Egli si dedica a questo apostolato sociale con grande libertà di spirito, sfidando pericoli e diffidenze di ogni genere, non escludendo quelle dell’autorità ecclesiastica che lo invita alla "prudenza".
Così vive il laico Giovanni Ciudad - al tempo di Papa Alessandro VI - e viene detto "di Dio" perché non appartiene più a nessuno, tanto meno a se stesso: é di quel Dio che si nasconde nei poveri. Muore in ginocchio, adorando. E’ l’anno 1550.
1 C. Lombroso
BIBLIOGRAFIA
Giovanni di Dio, dall’angoscia alla santità, di Jean Caradec Cousson. o.h. Città Nuova Ed. Roma
Bibliotheca Sanctorum, alla voce corrispondente. |