Il Natale cristiano
di S. Gregorio Nazianzeno
Il Natale di Cristo, sorgente di salvezza e di gioia.
Cristo e nato: rendetegli gloria! Cristo e disceso dai cieli: andategli incontro! Cristo é qui sulla terra: siatene fieri! Cantate da ogni angolo della terra! (Sal. 95,1).Anzi, per esprimere due concetti in una sola volta: si allietino i cieli ed esulti la terra (Sal. 95,11), nel nome di Colui che sta nei cieli, e per il fatto che sia disceso sulla terra.
Cristo si è incarnato: tremate ed esultate; il timore é per il peccato, la gioia per la speranza di salvezza. Cristo é nato dalla Vergine! Oggi celebriamo la nostra festa: la venuta di Dio fra gli uomini, che ci consentirà di raggiungere Dio o, per meglio dire, di ritornare a lui, dopo aver deposto l'uomo vecchio ed esserci rivestiti del nuovo. Allo stesso modo come, nell’Adamo vecchio, siamo morti, così, nel Cristo, vivremo: nati, crocifissi, sepolti e risorti con lui. Una profonda trasformazione, infatti, deve aver luogo dentro di noi, in seguito alla quale, come dai piaceri sono scaturite le sofferenze, così queste ultime divengano fonte di gioia.
Ove, Infatti, “ha abbondato il peccato sovrabbonderà anche la grazia”(Rom 5.20) e, se il godimento é stato motivo di condanna. quanto più la passione di Cristo ha recato giustificazione!
Non manifestiamo, perciò, la nostra esultanza come si suol fare nelle pubbliche festività, ma in maniera conforme a Dio; non con criteri umani, ma con spirito soprannaturale! Non celebriamo le "cose"che sono nostre, bensì, quelle di Colui che é nostro o, per i meglio dire, quelle del Signore; non rallegriamoci per ciò che provoca l’"infermità" del corpo e dello spirito, ma per quanto restituisce la salute e la gioia; non festeggiamo solo ciò che riguarda la creazione, ma la rigenerazione!
Lo stile cristiano della festa
E come sarà possibile far questo? Basterà non cingere di corone le porte delle case, non decorare le vie, non spargere profumi costosi e inebrianti, non soddisfare smodatamente la gola, non abbandonarsi al piacere del tatto, evitando, cioè, di intraprendere le vie che conducono al vizio e di aprire le porte al peccato. Non dovremo esibirci con abiti vistosi ed eleganti, quanto più appariscenti tanto più inutili, né con lo splendore delle gemme o dell’oro, né con l'"artificio" dei cosmetici, che nascondono l’aspetto naturale e profanano l’immagine. Non indulgeremo a crapule ed ubriachezze (cfr. Rom 13,13), cui si accompagnano. Lo so bene, lussuria e impudicizia: le cattive opinioni, infatti, dipendono dai cattivi maestri, o piuttosto, i cattivi raccolti dalle cattive seminagioni. Né la terra né il mare dovranno recarci in dono il prezioso sterco (a tale stregua, infatti, son solito ritenere il lusso) né dovremo nutrire l’ambizione di fare a gara l’un con l’altro nell’intemperanza. Ritengo una dimostrazione d’intemperanza, infatti, possedere tutto ciò che é superfluo e al di la del necessario, mentre altri, impastati della stessa argilla e dotati della nostra medesima natura, soffrono la fame e si dibattono nella miseria.
Lasciamo tutto ciò ai pagani, al loro lusso e alle loro feste; essi,infatti ritengono che gli dei si compiacciano del profumo degli animali arrostiti, praticando, di conseguenza, il culto divino con il loro ventre: dei loro perfidi demoni essi ne sono perversi inventori, sacerdoti e cultori. Da parte nostra, invece, che adoriamo il Verbo, se proprio una gioia debba esservi, rallegriamoci nel Verbo, nella legge divina, nelle narrazioni e letture bibliche, in tutto ciò, insomma, da cui trae motivo questa nostra festa: solo così, infatti, la gioia sarà adatta e conveniente a Colui che ci ha convocato.
Gregorio di Nazianzo da "La nascita di Cristo", (1.4-6) |