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Forum  >  CARITA' E CONDIVISIONE - DI S. GREGORIO MAGNO

CARITA' E CONDIVISIONE
 
di S. Gregorio Magno, Papa
 
 
 
"Talvolta la mano é più pronta a dare che il cuore a compatire"
 
 
Sebbene la vera compassione stia nell’usare le proprie ricchezze per le sofferenze del prossimo, talvolta però, quando uno ha grande disponibilità di mezzi, può avvenire che la mano sia più pronta a dare che il cuore a compatire. In realtà chi vuol dare perfettamente, oltre al porgere aiuto all’afflitto, fa suo anche il suo stato d’animo, e prima prende su di sé la sofferenza del paziente e poi somministra il rimedio al suo dolore. Poiché spesso i soccorsi provengono solo dal fatto dell’abbondanza di mezzi e non da virtuosa compassione. Infatti chi perfettamente compatisce l’afflitto spesso soccorre l’indigente mettendo se stesso nelle difficoltà. Allora é piena la compassione del nostro cuore quando per amor del prossimo non temiamo di accettare la povertà per liberarlo dalla sua sofferenza.
 
 
Cristo, modello di condivisione
 
 
Questo modello di pietà ce l’ha dato il Mediatore fra Dio e gli uomini. Egli poteva salvarci anche senza morire, ma preferì soccorrerci morendo, perche ci avrebbe amato di meno se non avesse preso su di sé le nostre ferite; né ci avrebbe dimostrato l’intensità del suo amore se Egli non avesse sostenuto quel male che voleva togliere a noi. Ci trovò passibili e mortali, ma lui che ci aveva creati
dal nulla, avrebbe potuto liberarci dai patimenti anche senza morire. Invece, per mostrare quanto era
grande la forza della sua compassione, si degnò di diventare lui quello che non voleva fossimo noi, e sostenne in sé la morte temporale per espellere da noi la morte eterna. Forse che restando invisibile a noi, con le ricchezze della sua divinità, non avrebbe potuto arricchirci colle sue meravigliose risorse? Ma per far riavere all’uomo le ricchezze interiori, Dio si degnò di apparire povero all’esterno. Perciò il grande predicatore Paolo, per accenderci in cuore una generosa compassione disse: “Si fece povero per noi, sebbene fosse ricco...”. Talvolta diciamo che vale di più la compassione del cuore che il dono materiale perché chi perfettamente compatisce l’indigente, da meno importanza a tutto quello che da.
 
 
“E mano povero chi é senza vestito che chi é senza umiltà”
 
 
Chi nel soccorrere il prossimo si da aria d’importanza, commette internamente un peccato di superbia che vince in proporzione il merito della buona opera esteriore, e resta lui nudo al di dentro, mentre  disprezza il nudo che riveste al di fuori, e diventa peggiore di prima col credersi migliore del prossimo indigente. Infatti é meno povero chi é senza vestito, che chi é senza umiltà. Perciò quando vediamo la miseria esteriore dei nostri fratelli, dobbiamo riflettere quanto sia grande la nostra miseria interiore, e allora non ci verrà da insuperbire su di loro, vedendo chiaro che al di dentro noi siamo realmente più miserabili di loro.
 
(S. Gregorio Magno, Commento a Giobbe, 19,68-69; 21,30)

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